[Nota: Il Corso in Diritti Umani e Giornalismo Partecipativo tenuto al liceo Fermi di Bologna, ha previsto quest’anno una lezione/evento alla mostra Senzatomica – Trasformare lo spirito umano per un mondo libero dalle armi nucleari ospitata a Palazzo d’Accursio dall’11 ottobre al 3 novembre. È stata l’occasione per sviluppare insieme agli studenti una serie di temi inerenti il disarmo, la sicurezza degli esseri umani, la pace e i conflitti e le motivazioni che li scatenano.]
Ilaria Tarozzi, 4^H
L’istruzione, quel concetto che in gran parte del mondo occidentale viene dato quasi per scontato e che è considerato non solo un diritto inalienabile ma addirittura un dovere, viene definita “arma” da uno dei più grandi difensori dei diritti umani che il mondo abbia mai conosciuto. Non è certo un mistero che l’istruzione occupi (e abbia sempre occupato) un ruolo importante nelle società: potremmo affidare la nostra salute a un medico che non ha studiato? Assumeremmo un dipendente senza averne letto prima il curriculum? Ovviamente, la risposta è no.
Ma per capire quanto sia significativa la frase di Mandela, è necessario chiedersi in che modo l’istruzione puó essere usata come un’arma. La storia, in questo senso, offre tantissimi esempi di come uomini di potere abbiano letteralmente manipolato intere generazioni facendo passare per giusti concetti che agli occhi di un osservatore più colto e attento sarebbero apparsi certamente inaccettabili. “Un popolo ignorante è un popolo facile da ingannare“, affermava Ernesto Che Guevara (medico e rivoluzionario argentino che fu uno dei protagonisti della rivoluzione cubana). Caso lampante è quello della propaganda nazista: il fuhrer, avvalendosi di tutti i mezzi di comunicazione dell’epoca (in particolar modo di radio e manifesti) e del servizio di Joseph Goebbels (oratore dal talento propagandistico incomparabile), riuscì a fare in modo che la sua ideologia divenisse il punto di riferimento nella vita quotidiana di ogni tedesco, l’aspirazione ultima di ogni ariano degno di questo nome.
Altro esempio di rilievo è quello dell’Apartheid (contro la quale si mosse Mandela, appunto), vale a dire la politica di segregazione razziale istituita in Sudafrica dal governo di bianchi nel 1948 e durata fino al 1993. Uno dei punti di forza di questo regime fu proprio la limitazione dell’accesso all’istruzione: la maggioranza della popolazione nera era analfabeta e la scuola non era accessibile per tantissimi bambini. Attraverso questo sistema di istruzione segregata, i capi della politica dell’Apartheid sono riusciti per più di quarant’anni a mantenere la popolazione nera in stato di subordinazione e a privarla dei diritti civili e umani.
Questi due soli esempi sono sufficienti a dimostrare cosa significhi l’affermazione di Mandela, ma la cosa più sconcertante è che ad oggi, alla luce di questi eventi e di molti altri, l’accesso all’istruzione non è garantito dovunque e per chiunque. Per quale motivo? Oggi la possibilità della divulgazione della cultura a livello mondiale sembra qualcosa di impossibile da realizzare, un sogno appartenente a un mondo ideale, come lo sono la fine della fame nel mondo, della povertà, la sconfitta di malattie come l’AIDS e la malaria. In realtà questi obiettivi, insieme a molti altri, fanno parte di quella lista di “Obiettivi del millennio” (stipulata nel 2000) che i leader mondiali all’Assemblea generale dell’Onu si erano prefissati di perseguire e raggiungere entro il 2015. La cifra in denaro necessaria al raggiungimento di tali obiettivi è attualmente stimata sui 120 miliardi di dollari (dodici di questi basterebbero a garantire la scolarizzazione a tutti i bambini della Terra) e sono soltanto circa il 7% dei soldi investiti nell’anno 2011 per spese di tipo militare.
Alla luce di questo è giusto essere consapevoli che non è per una mancanza di mezzi che il soddisfacimento dei bisogni primari non è ancora garantito in tutto il pianeta, non è per impossibilità economica che tantissimi bambini non possono andare a scuola e ricevere un’adeguata istruzione. Gli unici limiti sono nelle menti umane: esse temono la forza che la conoscenza può garantire a persone che se fossero più colte e consapevoli, forse non sarebbero più facili prede di inganni e manipolazioni.