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L’Egitto protesta aspettando il voto

Questo post è stato scritto da Andrea Contratto, che inizia così una collaborazione con Voci Globali. Andrea è un giovane studente universitario del corso di laurea in Scienze Strategiche all’Università di Torino. È inoltre impegnato da molti anni nel volontariato e come traduttore.

Sono sempre meno rosee le aspettative di un voto senza proteste e reazioni in Egitto. Voto in programma il 23 e 24 maggio prossimi. Ancora in questi giorni immagini e video caricati su YouTube davano la misura di quanto la situazione sia poco tranquilla e la gente poco disposta a rimanere in silenzio. Recenti scontri dell’11 maggio nelle vie del centro al Cairo hanno provocato centinaia di feriti da entrambe le parti e un morto tra gli addetti alla sicurezza.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=PuNFlTMr8w4&[/youtube]

Gli scontri sono stati duramente condannati dal governo provvisorio e l’esercito ha dichiarato che farà di tutto per consegnare alla legge coloro che hanno fomentato le rappresaglie ma la situazione nella capitale e in tutto l’Egitto è tutt’altro che tranquilla e Amnesty International ha rilasciato una breve nota in cui denuncia il possibile utilizzo di torture da parte della polizia nei confronti dei manifestanti.

Un momento dell'anniversario dell'inizio delle proteste in Egitto - 27 gennaio 2012. Foto dell'utente Flickr mmoneib, pubblicata con Licenza Creatice Commons

E comincia a circolare sempre più insistentemente la notizia (e le denunce) di violenze sessuali da parte di esponenti delle forze militari. Violenze di cui sarebbero state vittime decine di donne che hanno preso parte alle proteste avviate all’inizio di questo mese e che sarebbero state perpetrate durante la loro detenzione.

Il clima di tensione ha visto il suo culmine, fortunatamente in un modo non violento, nel primo dibattito televisivo tra i due maggiori esponenti della prossima tornata elettorale: Amr Moussa, leader della Lega Araba e diplomatico negli anni della presidenza Moubarak, e Abdel Moneim Abuoel Fotouh, candidato di matrice islamica.

L’altro candidato forte è Mhamed Morsi, esponente dei Fratellli Musulmani, ma in totale a presentarsi alla prova del voto saranno in tredici. In questo post di Zeinobia vierne presentato un sondaggio che cerca di anticipare e comprendere le preferenze dei cittadini che tra poco andranno alle urne.

Il dibattito (qui e qui due servizi televisivi che sintetizzano i temi principali toccati durante l’incontro tra Moussa e Abuoel Fotouh)  si è svolto per quattro lunghe ore che hanno permesso ai due candidati di poter dir la loro sulle questioni più spinose del dopo regime. Le domande più ostiche sono state sicuramente quelle sui futuri rapporti con Israele e gli USA. Proprio il governo di Washington plaude alla svolta democratica di un dibattito televisivo e la definisce “buona e salutare”. Di certo il governo statunitense è molto attento a ciò che sta accadendo in Egitto visto la natura diversa dei due avversari ma da questo punto di vista non si sbilancia ad appoggiare l’uno o l’altro.

Nei giorni precedenti al dibattito i due leader avevano anche rilasciato dichiarazioni sul possibile dialogo con i militari, ritenuto fondamentale per la sicurezza del Paese da entrambi.
Il peso dei generali sul nuovo non è solo di matrice difensiva ma anche economica. Infatti erano proprio i generali nel passato governo a investire sulle opere pubbliche, tradizione che i generali non vogliono perdere e che i nuovi governanti dovranno mediare se vogliono evitare il pericolo di una guerra civile.

In ogni caso l’ombra del voto farsa si stende sul Cairo, inevitabile conseguenza di anni di diffidenza.

Can someone explain to me how #Egypt will vote in 2 days? Unless we have a polling station in every building, this is just not gonna work.
(Può qualcuno spiegarmi come l’Egitto potrà votare in due giorni? Nonostante ci siano seggi elettorali in ogni edificio, la cosa non potrà funzionare)

Come sottolineato nel tweet di una cittadina egiziana, Arwa Gaballa, l’Egitto sarà forse sicuro e pronto tecnicamente per le elezioni ma ben pochi prefigurano un momento elettorale sereno, consci dell’ombra della corruzione e della possibilità di una nuova rivolta che potrebbe seguire ai risultati elettorali e che potrebbe riportare il Paese nel caos.

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