Islamic Relief è un’organizzazione umanitaria internazionale presente in 30 Paesi nel mondo e fra i numerosi sostenitori vanta Carlo d’Inghilterra. Fondata nel 1984 da Hany El Banna, medico, IR fornisce un supporto specifico nella gestione delle emergenze ed è in grado di rispondere in tempi brevi alle catastrofi o ai disastri naturali. Nel 2009 il gruppo italiano ha fornito assistenza e aiuti alla popolazione colpita dal terremoto in Abruzzo.
Omar El Sayed, operation manager IR Italia, è appena rientrato dal viaggio in Somalia dove ha visitato due campi profughi di Mogadiscio, quello di Siliga – che ospita all’incirca 27.000 famiglie, qualcosa intorno a 160/170.000 rifugiati di cui il 20% è costituito da bambini sotto i 5 anni – e di Corsan che accoglie più o meno 18.000 persone.
Omar racconta:
Un’esperienza toccante, difficile descrivere con le parole il dolore di questa gente, difficile accettare… un Paese che non esiste, sono i resti della Somalia di 30 anni fa. Un’economia essenzialmente agro-pastorale messa in ginocchio da una siccità prolungata, gli effetti sono devastanti. Distribuiamo pacchi-alimentari con 25kg di riso, 25kg di farina, 10kg di zucchero e 5l di olio che sfamano una famiglia media di 6/7 persone per 10-15 giorni, non basta.
Ci sono 2 milioni di profughi che viaggiano all’interno dei confini somali in cerca di aiuto, di cibo, acqua, cure mediche, le strutture sono insufficienti, la distribuzione degli aiuti è difficile. Situazioni estreme dove lo staff medico deve valutare chi può essere curato, deve decidere chi salvare… L’ospedale di Benadir è diventato un punto di riferimento sicuro dove fermarsi, all’interno si organizza la distribuzione del cibo ai familiari dei bambini ricoverati. La mortalità infantile è elevatissima, al ritmo di uno su dieci ogni giorno, la maggior parte muore di malnutrizione, dissenteria, complicanze cardiorespiratorie e quando sei lì – ci spiega Omar – i numeri hanno un volto. IR ne documenta l’estrema gravità in questo video.
Ci sono 4 milioni di persone a rischio, Mogadiscio è la speranza.
Nel campo di Siliga c’era una donna che dal sud si era messa in viaggio con i suoi 7 figli, due erano morti lungo la strada e li aveva seppelliti, un terzo è morto al campo ma gli altri 4 avevano qualche possibilità in più di sopravvivere, ora.
Un altro insostenibile volto di questa tragedia.