Voci Globali

USA, potenza mondiale con 44 milioni di poveri

Impero economico. Potenza militare. Portavoce della democrazia nel mondo. Enorme tasso di povertà in crescita. Stiamo parlando dello stesso Paese, gli USA. Eppure se gli aspetti della forza e della supremazia sono ampiamenti noti e amplificati dai mass media, della povertà di milioni di americani si sa molto meno.

Pochi giorni fa è stato pubblicato dall’Istituto di Statistica degli USA il Rapporto relativo al 2009 sui redditi, le assicurazioni sanitarie e il livello di povertà degli americani (scarica qui il PDF). Ne emerge un quadro sconfortante: nei ricchi Stati Uniti 1 persona su 7 vive in stato di povertà, 43.6 milioni di persone. Una percentuale del 14.3 per cento (nel 2008 era del 13.2), il tasso più alto dal 1994. Dal rapporto risulta inoltre che 50.7 milioni di persone (al 2009) non risultavano coperte da assicurazione sanitaria e che il reddito medio di un nucleo familiare era di 49.800 dollari, più o meno invariato rispetto al 2008. La stabilità di questo dato si deve semplicemente agli aiuti del governo rivolti ai disoccupati e a 3.3 milioni di poveri. Gli altri si arrangiano come possono. Insomma, in 88 lunghe pagine viene raccontata un’America che in tv non appare certo così spesso.

Economisti ed esperti cercano di analizzare il fenomeno e qualcuno ritrova nella politica fiscale degli ultimi anni uno degli elementi scatenanti del problema. Un fenomeno non così sconosciuto però, visto che c’è chi alle tematiche relative alla povertà ha dedicato un sito web pieno di notizie utili e “aggiornamenti”, creando di fatto un team di esperti sullo stato di indigenza. Non si sa tuttavia quanti americani poveri possano collegarsi con assiduità a questo sito.

In ogni caso a molti non è piaciuto l’approccio alla questione del presidente Barack Obama, che più o meno negli stessi giorni parlava invece all’ONU di una nuova strategia di aiuti ai Paesi in via di sviluppo.

La cosa che sorprende maggiormente è che la povertà negli USA non riguarda più le cosiddette minoranze, ispanici, neri o asiatici, ma avanza tra i bianchi, i bianchi della working class e della provincia. Non capita spesso di sentire raccontare dell’America profonda,

quella dei proletari bianchi, sottopagati, obesi, aggressivi e rassegnati … che lavorano come bestie, vanno a caccia, leggono la Bibbia alla lettera e credono nella birra come soluzione …

Di quest’America si può leggere in La Bibbia e il fucile di Joe Bageant (qui il suo blog) che abbiamo intervistato nel corso della presentazione del suo libro in Italia.

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I nuovi poveri non vanno identificati solo con gli homeless che se ne vanno in giro con una busta di plastica stipata con le cose che posseggono – ha fatto notare Bageant – ma sono coloro che vivono in stato di sopravvivenza, lottando con debiti, scadenze, mutui, affitti. Persone che non hanno potuto andare avanti negli studi e che non hanno alcuna possibilità di uscire da una spirale di costante bisogno che li accompagnerà per tutta la vita.

Forse, in questi tempi di crisi globale, andrebbe in qualche modo rivista la mappatura realizzata sul principio dell’Indice di Sviluppo Umano. Perché se la povertà tra poveri ha una sua dimensione, la povertà in un mondo ricco e potente si accompagna sempre ad un senso di disgusto.

Il sogno americano, dice lo scrittore statunitense, è stato sempre e solo una campagna pubblicitaria, un concetto astratto più che un’opportunità da sapersi giocare. Chissà se ci avevano creduto, nel sogno americano, i protagonisti di questo video-reportage. Sono trascorsi un paio d’anni da quando è stato girato, ma le cose, come raccontano i numeri del Rapporto recentemente pubblicato, non sono migliorate. Anzi. Allora i poveri erano 37 milioni. Oggi, quasi 44.

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