Voci Globali

L’associazione Voci Globali per i Nuovi stili di vita

Domenica 26 settembre l’Associazione Voci Globali si è impegnata nella sua prima uscita pubblica, partecipando all’edizione 2010 della Festa Provinciale del Volontariato di Padova (sede dell’Associazione): in una stupenda giornata di sole, la città è stata invasa da una coloratissima presenza di stand e associazioni impegnate nelle più svariate attività. Voci Globali ha contribuito partecipando all’allestimento dell’ingresso della “Casa dei Nuovi Stili di Vita”, progettata e organizzata dalla Commissione per i Nuovi Stili di Vita della diocesi di Padova.

In una piazza del centro è stata ambientata una vera e propria casa, costituita da quattro stanze: ingresso, cucina, salotto e giardino. Ogni stanza si è fatta emblema dei “nuovi stili”: l’ingresso come simbolo del rapporto con la mondialità e accoglienza dell’altro, il salotto come luogo per eccellenza del rapporto con le persone, la cucina come luogo del rapporto con le cose e del consumo critico, e infine il giardino come metafora del rapporto con la natura. I passanti che hanno frequentato la Casa hanno quindi potuto sperimentare un vero e proprio laboratorio dove vivere quattro aspetti fondamentali della loro vita quotidiana in modo nuovo, con la proposta di nuove pratiche alla portata di tutti.

Ringraziamo per averci invitato i coordinatori della Casa, ovvero Padre Adriano Sella e gli altri membri della Commissione; la nostra presenza ci ha permesso di conoscere le altre realtà coinvolte, in particolare la circoscrizione padovana dei soci di Banca Etica, che ha condiviso con noi lo stand, e i giovani del Centro Paulo Freire e dell’associazione Facoltà di Intendere (con cui condividiamo l’interesse sull’informazione critica). In realtà sono state parecchie le associazioni e le persone con cui siamo entrati in contatto, e speriamo di riuscire a realizzare progetti in comune almeno con alcune.

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Nuovi stili e nuove visioni
La nostra partecipazione a questa giornata in piazza deriva da alcune importanti motivazioni. Siamo convinti che la ricerca di nuovi stili di vita rappresenti la via maestra per raddrizzare le gravi storture nella distribuzione della ricchezza mondiale e per indirizzarsi in un percorso di sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale. Non solo i Paesi ricchi, ma anche quelli in via di sviluppo dovrebbero guardare oltre i modelli politici ed economici che vengono loro proposti: l’ambizione al raggiungimento del nostro livello di benessere non può che rafforzare il gioco globale della competizione sempre più aggressiva per l’accesso alle risorse e alle fonti di energia. Andrebbero invece ricercate nuove visioni politiche ed economiche capaci di delineare un disegno organico di revisione del modello di sviluppo dominante.

La Commissione Nuovi Stili di vita della diocesi di Padova propone sulla propria pagina web i Nuovi Stili, tra i quali un nuovo rapporto con la mondialità:

Nuovo rapporto con la mondialità: passare dall’indifferenza sui problemi mondiali alla solidarietà e responsabilità, dalla chiusura e dal fondamentalismo all’apertura e al coinvolgimento, dall’assistenzialismo alla giustizia sociale, dalle tendenze nazionalistiche all’educazione alla mondialità.

In questi giorni si è parlato molto del vertice ONU sugli Obiettivi del Nuovo Millennio: ci tocca purtroppo constatare che non sono stati molti i passi in avanti, al di là delle solite promesse, e che l’Italia continua ad essere il fanalino di coda dei paesi industrializzati. Martedì 15 settembre il governo ha comunicato alla Camera che l’Italia non sarà in grado di raggiungere entro il 2015 la percentuale (vincolante per tutti i paesi OCSE) dello 0,7 per cento del PIL da destinare ai Paesi poveri. In effetti le ultime statistiche OCSE relative al 2009, diffuse in aprile, indicano come l’Italia sia ulteriormente scesa da un livello già molto basso ponendosi al penultimo posto tra i paesi donatori con una percentuale Aiuti/PIL pari allo 0,16%. Il vergognoso risultato è causato anche dalla riduzione nella contribuzione alla cancellazione del debito. Peccato che, come scrive qualcuno, il governo non si sia finora assunto la responsabilità di comunicare alla comunità internazionale l’impossibilità di onorare questo impegno. Nascondiamo la testa come gli struzzi, e siamo davvero lontani dallo sperimentare nuovi stili di vita a livello politico e istituzionale — nonché, di riflesso, anche a livello individuale e sociale.


Voci Globali alla Festa del Volontariato di Padova. Foto di Antonella Sinopoli

Attivismo online e cambiamento
Vi è un’altra serie di considerazioni per le quali riteniamo che un progetto finora principalmente online come il nostro debba impegnarsi, com’è stato ieri, in attività di volontariato e associazionismo. Ci auguriamo che Internet possa diventare il principale motore per un autentico cambiamento e soprattutto strumento interattivo e pluralista, anziché il tubo unidirezionale della TV. Tuttavia, ad oggi, sono forti i rischi che l’attivismo online sia un fenomeno ancora troppo limitato e poco ascoltato da chi vive nel “mondo reale”, forse in occidente più che altrove. In un recente articolo sulla Russia, pubblicato da Global Voices in Italiano, è stata prefigurata la prospettiva del possibile consolidamento nella società russa di un sistema “duale”, scenario che potrebbe analogamente prendere piede anche in Italia. Una situazione che vedrebbe da un lato la grande maggioranza della popolazione come fascia di inerti spettatori televisivi e, all’altro polo, una nicchia di netizen capaci non solo di fruire informazione in maniera critica ma anche di produrla, però talmente minoritaria da non riuscire a influire in termini di cambiamenti concreti nel sociale. Il rischio degli attivisti online è insomma quello dell’autoreferenzialità o, peggio, dei circoli elitari.

Crediamo invece che obiettivo di un’associazione come Voci Globali, con l’annesso esperimento di giornalismo partecipativo in atto, debba essere quello di arrivare a costituirsi come struttura ibrida, spingendo per il cambiamento sociale innanzitutto attraverso la contaminazione tra i media online e quelli tradizionali — ma anche collocandosi direttamente all’interno della società stessa, tornando almeno in parte a quello che era il “vecchio” modo di informare e fare attivismo: nelle piazze e tra le persone. Acquisendo sul campo il diritto a prendere parte e contribuire alle dinamiche del villaggio globale dei nostri giorni.

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