18 Aprile 2024

tortura

Migranti, “l’Europa sta finanziando la schiavitù in Libia”

Il regista Michelangelo Severgnini, intervistato da Voci Globali, getta luce sulle condizioni in cui sono costretti a vivere i migranti intrappolati in Libia. Con il documentario “Schiavi di riserva” denuncia il “sistema” schiavitù, sostenuto anche grazie agli ingenti finanziamenti stanziati dall’Italia e dall’Unione Europea per arginare il fenomeno migratorio. Il prezzo da pagare per il blocco degli sbarchi non è soltanto la prassi di tortura, violenze e stupri già denunciata più volte da ONG e giornalisti, ma anche la connivenza rispetto a un fenomeno, come la schiavitù, abolita da decenni. Il regista pone, dunque, una domanda: accettando che tutto ciò accada in Libia, non gettiamo le basi per una nuova schiavitù anche in Europa?

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La tortura tra prevenzioni, sanzioni e legge “incerta”

L’Italia si è dotata di una legge che introduce il reato di tortura nel codice penale dopo 33 anni dalla firma della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e ogni trattamento crudele, inumano e degradante. Tuttavia il testo non convince appieno chi è in prima linea a tutela dei cittadini da questo tipo di abusi. Ne abbiamo parlato con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia nell’ambito di un dibattito che si terrà nella cornice del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli.

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Ilaria Cucchi: “Non sono più sola nella battaglia per la verità”

Prenderà avvio il 16 novembre il processo “Cucchi bis”, imputati i carabinieri accusati della morte di Stefano Cucchi, trentenne romano morto il 22 ottobre 2009 all’ospedale Pertini di Roma. In occasione del Festival del Cinema dei diritti umani di Napoli, abbiamo parlato con la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, anima e volto della battaglia per ottenere verità e giustizia. La battaglia non è finita, ma l’impressione è che il vento stia cambiando.

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Crimea, penisola della tortura. Nuove e sconfortanti rivelazioni

A tre anni dall’annessione, i metodi delle forze speciali russe ricalcano quelli che anni addietro le hanno rese tristemente famose nel Caucaso del Nord. I tatari di Crimea e gli attivisti pro-Ucraina spariscono senza lasciare traccia; chi contesta le autorità viene arrestato; i musulmani salafiti sono perseguitati. In Crimea, come un tempo nel Caucaso, giornalisti, attivisti e avvocati non hanno certo vita facile. Alcune storie fanno capire lo stato di paura e di controllo che vige nell’area. Dai resoconti, tra gli svariati metodi di tortura a disposizione delle forze speciali russe il più popolare sembra essere la scarica elettrica, come ad esempio nel caso del regista ucraino Sentsov, condannato poi a 20 anni di carcere sotto l’accusa di terrorismo.

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Egitto, dietro la violenza di Stato la vera natura del potere

Dopo il colpo di Stato del 2013, la pratica della tortura in Egitto risulta in costante aumento: ma qual è la logica che sta dietro il suo uso indiscriminato e istituzionalizzato? Secondo molte analisi, l’uso dilagante della tortura in questo Paese è strettamente collegato alla natura del regime al potere, scarsamente organizzato e ideologicamente incoerente, e non diminuirà negli anni a venire. Soprattutto se perderà la sua egemonia e dovrà affidarsi ancora di più alla forza, nel qual caso è facile prevedere che l’utilizzo della tortura aumenterà con il passare del tempo.

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Diritti e criminalità in Messico, l’opinione dei cittadini

Applicare le norme sui diritti umani vuol dire anche proteggere i criminali? Una ricerca rivela l’opinione dei messicani. Il Paese sembra trovarsi davanti ad un bivio: combattere il crimine oppure proteggere i diritti di chi è accusato di averlo commesso? Il governo messicano, nel 2008, ha attuato una riforma della giustizia penale per codificare le norme internazionali, come la presunzione di innocenza e l’assistenza legale durante gli interrogatori. Alcuni pensano che il tempo e il denaro speso per questa riforma siano fuori luogo di fronte alla violenza incontrollata delle gang mentre altri la considerano importante e urgente.

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Bahrain, quasi scomparso dai media, presente sul web

Nell’universo di Twitter, sotto l’hashtag #Bahrain si parla del Gran Premio di Formula 1, della presenza all’Expo 2015 di Milano e di lussuose architetture d’interni. Ma ci sono anche proteste, spesso soffocate duramente e report che parlano di sangue, repressione e torture. Al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia abbiamo incontrato l’attivista Ali Abdulemam, sfuggito alle torture, il quale conferma che la situazione dei diritti umani nel Paese è molto grave.

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Guantanamo e la violazione sistematica dei diritti umani

Anche quest’anno Voci Globali ha portato il Corso in Diritti Umani e Giornalismo Partecipativo al liceo E. Fermi di Bologna. Parte del programma è l’elaborazione – da parte degli studenti – di articoli e riflessioni su alcuni dei temi trattati durante gli incontri. In questo post: a 4 anni dalla promessa di Obama di chiuderlo, il centro di detenzione di Guantanamo continua a funzionare. Al momento, secondo HRW, ci sono 149 detenuti. Cosa trattiene il presidente degli Stati Uniti, premio Nobel per la Pace, dal chiudere definitivamente questa struttura inumana?

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