sfruttamento lavorativo

Vestire insostenibile: industria tessile e fast fashion, impatto letale

Siamo ciò che facciamo, ciò che mangiamo. Ma siamo anche quello che indossiamo. Il comparto vestiario determina un impatto ambientale in ogni fase del suo processo produttivo: dietro un solo paio di jeans si nascondono emissioni, sprechi, inquinamento, sfruttamento. Il fenomeno in vertiginosa crescita del mercato del design a basso costo, inoltre, peggiora il quadro complessivo. I vestiti e il loro utilizzo durano sempre meno, in proporzione ad un maggiore impatto. Anche il lavoro umano dietro questa produzione rivela abusi. L’inversione di rotta del settore tessile necessita una messa in discussione totale.

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Tratta degli esseri umani, in Italia cresce la capacità di adescamento

Minori e donne, ma anche persone particolarmente vulnerabili come transgender, disabili, analfabeti, disperati senza nulla da perdere: sono tutti potenziali e reali vittime dello sfruttamento a scopo sessuale o lavorativo per mano dei trafficanti, ben radicati anche in Italia. Il nostro Paese non fa ancora abbastanza per fermare il vergognoso fenomeno, troppo spesso legato anche a norme sull’immigrazione e sull’accoglienza inadeguate e terreno fertile per gli sfruttatori. La tratta inoltre rischia di proliferare attraverso strade nuove, più sofisticate, come l’e-trafficking. Il richiamo all’azione politica è più urgente che mai.

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