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Repubblica Centrafricana, le invisibili ferite aperte del conflitto

Il conflitto, scoppiato nel 2013 e non ancora del tutto terminato, ha provocato morte, violenza e distruzione. Come spesso accade in queste circostanze, i bambini pagano il prezzo più caro. Le storie di Agnes, Janet, Ali e Daniella raccontano di profondi traumi psicologici, difficili da curare e superare. Le istituzioni, ancora troppo traballanti, non sono in grado di offrire supporto adeguato alle tante vittime. Il lavoro degli operatori umanitari presenti sul territorio – con i loro programmi di educazione, supporto psicologico e sviluppo economico – diventa così essenziale.

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Repubblica Centrafricana, se la giustizia è affidata ai criminali

L’accordo di Khartoum ha segnato, sotto il profilo formale, la fine della guerra civile iniziata nel 2012 ad opera dei ribelli del gruppo di miliziani della Séléka. Il processo di riconciliazione nazionale sembra però inficiato dal persistente clima di impunità verso i gravi crimini perpetrati dalle parti in lotta, anche perché il sistema giudiziario centrafricano è collassato a causa della crisi. Le istituzioni statali avrebbero in realtà a loro disposizione dei validi strumenti di giustizia transitoria che, forse per ragioni politiche, non sono stati ancora utilizzati appieno.

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Repubblica Centrafricana, un Paese intrappolato nella violenza

La situazione nel Paese è ormai a livelli drammatici. La lotta tra gruppi armati è presente in ogni parte del territorio. Ogni fazione si contende il controllo di una zona territoriale con metodi violenti e continue violazioni dei diritti umani. Traffici illeciti di armi, bestiame, risorse minerarie finanziano le brutalità, creando una rete di abusi che nessuno riesce a fermare. Lo Stato è in una posizione di emergenza umanitaria. Il forte rischio è la guerra endemica e, addirittura, che il Paese scompaia come entità unitaria.

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