16 Aprile 2024

privacy

Colonialismo digitale, il Sud globale reclama il possesso dei dati

Capitanati dall’India, diversi Paesi in via di sviluppo rivendicano gli interessi sui dati generati dai propri cittadini, chiedendo che le aziende Big Tech mondiali costruiscano i data center sul proprio territorio e accusando le grandi potenze di imperialismo digitale. I benefici finanziari della localizzazione dei dati appaiono in realtà incerti. Oltre alla complessità della questione economica, gli attivisti segnalano il pericolo insito nel consentire maggiore accesso alle informazioni personali sensibili ai loro Governi, mentre gli sviluppatori sperimentano nuovi strumenti per tutelare i diritti personali.

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Il pregiudizio di conferma e la gabbia Facebook

Ammettiamolo, siamo tutti un po’ esibizionisti. E il social serve a garantire l’appartenenza a una tribù. Luogo e relazioni incentrate sul pregiudizio di conferma. Atteggiamento profondo e marcato, che ci spinge a riunirci in gruppi che alimentano le nostre vedute, che ci deprime se non immagazziniamo “mi piace” e “sei grande!”, che condiziona la ricerca e l’approfondimento di notizie, che ci limita anziché aprirci la mente. Una gabbia, in cui entriamo volontariamente. Una gabbia, in cui entriamo per rinforzare la nostra visione del mondo, che ci fa da cassa di risonanza. Una comfort zone per sentirci appagati e sicuri.

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L’Intelligenza Artificiale e le implicazioni sui diritti umani

Nel 1984, William Gibson scriveva un romanzo rivoluzionario, “Neuromante”. Allora l’IA rientrava quasi interamente nel regno della fantascienza. Oggi, tuttavia, la convergenza di algoritmi complessi, lo sviluppo di Big Data e la potenza di calcolo hanno dato vita a un mondo in cui l’IA solleva una serie di problemi importanti nel campo dell’etica e dei diritti. Dai sistemi di armamento a quelli automatici di analisi predittiva utilizzati anche dalle forze dell’ordine, l’IA sta mostrando gravi rischi quando applicata nella vita reale e quotidiana degli individui.

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Il dopo Snowden e l’invadenza della sorveglianza globale

Intervista a Carly Nyst, attivista e avvocato. Controllo politico attraverso Internet, terrorismo e pensiero radicale. “In Occidente abbiamo lo stesso livello di sorveglianza di Paesi come Tunisia, Libia, Egitto. Penso che questa scoperta abbia rappresentato un momento fondamentale […] Nei Sud del mondo c’è una corsa all’utilizzo della tecnologia mobile e di altri tool che non è accompagnata da sufficienti norme; un divario tra il mondo in via di sviluppo e i Nord del mondo esiste, ma non si può continuare a dire che le cose sono molto meglio qui anziché là, perché non è più così”.

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Facebook e il rischio di danni alla salute mentale

Negli ultimi dieci anni, Facebook ha aggiunto una nuova dimensione alla vita di oltre un miliardo di persone, e insieme ad altri social network come Twitter e Instagram, ha creato una categoria di legami sociali del tutto nuova. Un numero sempre più ampio di studi nell’ambito della psicologia e delle scienze sociali analizzano il fenomeno dei social media e come stanno cambiando le nostre vite, in meglio o in peggio. Ecco alcuni risultati.

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Tra Google e i diritti digitali, ripartire da Edward Snowden

La recente risoluzione del Parlamento Europeo nei confronti di Google ha riacceso cruciali questioni strategiche, economiche, fiscali. Tra queste rimangono non sufficientemente illuminate le questioni dei diritti online, con particolare riferimento ai temi della privacy e della sorveglianza. In questo senso si può ripartire dalla figura di Edward Snowden: il film “Citizenfour” e una recente videointervista a cura di Lawrence Lessig rilanciano la sua azione, così importante per tutti noi.

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