lotta al terrorismo

Brasile, cambio di passo per la tutela dei 10.000 disabili “internati”

Il Paese latinoamericano adotta una risoluzione mirante alla progressiva de-istituzionalizzazione delle persone con disabilità. L’Extinction Rebellion Scotland (ERS) – movimento ambientalista scozzese –protesta ancora contro l’inquinamento nucleare. Intanto, il Libano nega il diritto allo studio agli studenti rifugiati siriani. Rischiano di non poter sostenere gli esami di licenza elementare e media a causa della burocrazia. Burkina Faso e Costa d’Avorio avviano una collaborazione anti-jihadista. Mentre, partono i colloqui internazionali per un trattato globale contro il “cybercrime”.

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Cina, Uiguri oppressi in nome di una strana “guerra al terrore”

La minoranza turcofona di religione islamica è vittima – sin dagli anni ‘90 – di una violenta repressione da parte del Governo cinese. Pechino, dopo l’11 settembre, ha giustificato i provvedimenti adottati contro gli Uiguri (e non solo) in termini di misure legittime all’interno dell’ampia “campagna antiterroristica” tesa a fermare – tra l’altro – ogni aspirazione separatista. In realtà, la lista dei diritti umani violati dalle autorità cinesi è lunga e articolata. Un recente report indipendente si spinge a definire la persecuzione contro gli Uiguri “genocidio” in senso giuridico.

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Se le jihadiste “abiurano” e vogliono tornare a casa

Ingenue e vittime di soprusi, o artefici consapevoli di violenza e terrore? Il ruolo delle donne che avevano scelto di lasciare le proprie case per unirsi allo Stato Islamico e che ora vogliono ritornare al proprio Paese di origine crea confusione e timori nell’opinione pubblica e nei Governi. Un noto caso nel Regno Unito è quello di Shamima Begum. Urgono disposizioni che perseguano in modo imparziale i responsabili di crimini e atrocità senza pregiudizi basati sul genere. Allo stesso tempo però, occorre riflettere e contestualizzare le scelte di queste donne e i diversi ruoli che i gruppi estremisti riservano ai due sessi.

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Somalia, il conflitto infinito finanziato dagli interessi degli USA

Dal presidente Bush senior, che voleva riscattare le cocenti sconfitte statunitensi, fino all’attuale politica del presidente Trump e la sua lotta al terrorismo, la Somalia è stata ed è tuttora teatro di occupazioni e bombardamenti. Operazioni che molto hanno fatto per gli interessi occidentali verso il petrolio e le ricche risorse naturali della regione, ma che hanno danneggiato le imprese locali e la popolazione che ora è anche ostaggio dei ricatti e delle faide interne di gruppi estremisti come al-Shabaab. L’unica speranza di stabilità sembra quindi essere il raggiungimento di un’unità nazionale.

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