Kagame

Il “miracolo Ruanda” sarebbe frutto della repressione del dissenso

Human Rights Watch accusa il Ruanda a guida Kagame e Fronte patriottico ruandese di dare la caccia alle voci dissenzienti anche oltre confine. Proteggere l’immagine internazionale del Paese varrebbe ogni abuso. Omicidi, rapimenti, sparizioni forzate, aggressioni. I parenti rimasti in patria che diventano bersaglio per silenziare gli altri fuori dal Paese. E la manipolazione dell’Interpol per ottenere arresti ed estradizioni dei dissidenti, reali o presunti. L’indagine “Unisciti a noi o muori” raccoglie 150 testimonianze dal mondo e dichiara il fallimento di comunità internazionale e Nazioni Unite: è inaccettabile che restino ancora a guardare.

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La sindrome del leader a vita. In Africa una scelta calcolata

Dal 2000 sono una dozzina i leader africani che le hanno provate tutte (e molti ci sono riusciti) per restare in carica nonostante la scadenza dei termini dettati dalla Costituzione. La metà di loro ci è riuscita, molti sono morti mentre erano ancora i carica. Le strategie per superare il limite dei due mandati sono tante, prima tra tutte gli emendamenti costituzionali. Ma la società civile in alcuni casi ha avuto la meglio sul culto del “big man” e l’uso delle risorse dello Stato come se fossero un bene privato. Infatti, non va sempre bene a chi usa ogni strategia in suo possesso per evitare l’alternanza. Sono sei i Paesi dove tali tentativi sono stati infruttuosi.

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