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Fermare il cemento, difendere l’acqua; al via il Climate Social Camp

Il capoluogo torinese ospiterà il CSC, un campeggio internazionale ecologista e anticapitalista nato dal lavoro di diverse realtà associative locali. Per due giorni, nel Parco Artiglieri da Montagna si susseguiranno dibattiti e seminari con interventi di attivisti e associazioni da tutto il mondo. Al centro della discussione ci saranno la crisi idrica e a cementificazione. Voci Globali ha dialogato con gli organizzatori riguardo a diritti sociali, cambiamento climatico e intersezionalità. Oltre ai dibattiti e all’aspetto formativo, poi, ci sarà ampio spazio per riflessioni di natura pratica e politica.

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Francia, più repressiva e brutale la risposta dello Stato alle proteste

Nel corso delle manifestazioni contro la riforma delle pensioni si è vista una reazione particolarmente dura da parte delle forze dell’ordine. Questo sembra derivare dall’assunzione di un modello molto più rigido di mantenimento dell’ordine pubblico, volto a impedire le proteste piuttosto che a facilitarne il regolare svolgimento. Alla luce dell’attuale momento storico in cui è messa in discussione la forma stessa della democrazia rappresentativa, appare fondamentale ripensare a come gestire il mantenimento dell’ordine pubblico bilanciando l’uso della forza col rispetto delle libertà individuali.

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Caso Regeni, l’intreccio del commercio di armi tra Europa ed Egitto

L’uccisione del ricercatore italiano al Cairo nel 2016 non ha cambiato i rapporti tra Europa ed Egitto, che solo apparentemente condividono interessi di stabilità e sicurezza nell’area del Mediterraneo. Anzi, Francia e Italia sono diventati i principali fornitori di armi all’Egitto, contribuendo di fatto ad appoggiare la repressione armata che il regime di al-Sisi sta perpetrando da ormai otto anni. L’Europa, che sembra promuovere il rispetto della giustizia sociale e dei valori democratici, in realtà contribuisce al riarmo dell’Egitto e non sembra interessata a scoprire la verità sull’omicidio di Regeni.

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Rumba congolese, da voce di libertà a strumento di propaganda

Nella RDC la storia della musica e della politica si intrecciano fin dai primi giorni di vita del Congo in quanto nazione indipendente. I leader che si sono susseguiti negli anni ben comprendevano il suo potere. Il 27 novembre prossimo si sarebbe dovuto tenere a Parigi un grande concerto che doveva segnare il ritorno del re della rumba lingala, Koffi Olomide, sulla scena europea. Le proteste portate avanti da un gruppo di attivisti congolesi noti come i “combattenti” e che definiscono Koffi il “Griot dei dittatori”, hanno contribuito a far annullare l’evento. Uno di loro, Zorobilele Ingeta, spiega a Voci Globali il motivo del boicottaggio.

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Il tabù delle mestruazioni nel mondo tra isolamento e punizioni

Secondo uno studio condotto dall’ONG Action Aid, 1 ragazza su 10 in Africa non va a scuola quando ha le mestruazioni. Ma non si tratta di un problema che riguarda solo il continente africano, anzi. In tutto il mondo la mancanza di accesso ai prodotti mestruali a prezzi accessibili, o addirittura gratuiti, continua ad avere un impatto negativo su donne e ragazze, soprattutto sulla loro educazione. Tutto ciò è accompagnato dal senso di vergogna e isolamento (anche per dettami religiosi) legato alle mestruazioni. Come si può dunque abbattere la cosiddetta povertà mestruale e il tabù che l’accompagna?

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Aborto, dalle proteste in Polonia al divieto assoluto di Malta

In Europa si continua a discutere sulla legittimità o meno del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. Il tema è tornato ad essere di forte attualità in seguito alla decisione presa dalla più alta Corte polacca, lo scorso 22 ottobre, di vietare quasi in maniera assoluta l’aborto. Tutto ciò ha provocato numerose proteste in molti Stati europei. Dalla Spagna progressista, alla Francia, all’Irlanda, alla “cattolicissima” Malta, un excursus su alcune delle esperienze europee più significative legate all’aborto e alla sua depenalizzazione.

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Media e diversità, in Italia redazioni prive di giornalisti stranieri

Interculturalità, mobilità e plurilinguismo sono tratti caratterizzanti delle società odierne, eppure troppo spesso i media non riflettono questa eterogeneità. È necessario introdurre la diversità nella programmazione, nella copertura delle notizie e nelle politiche di assunzione. La nozione di diversità come risorsa fa ancora fatica a entrare nelle redazioni italiane ed europee, tanto che gli aspiranti giornalisti di origine straniera in Italia incontrano notevoli difficoltà a esercitare la professione e spesso si muovono sulla soglia tra giornalismo e attivismo.

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Come la destra populista in Europa strumentalizza le donne

Diritti umani, libertà delle donne, difesa dell’emancipazione femminile: questi sono i temi centrali della retorica populista e anti-migratoria puttosto diffusa tra i partiti politici di destra europei. L’intento è di presentare l’islamofobia come tutela delle libertà. Il risultato, invece, è la cultura di marginalizzazione dei cittadini musulmani, ormai fortificata attraverso l’uso strumentale della differenza tra “noi” e “loro” soprattutto in termini di diritti al femminile. Ne è un esempio la destra in Francia e Germania, i due Paesi europei presi in questione nell’analisi che pubblichiamo.

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Se le jihadiste “abiurano” e vogliono tornare a casa

Ingenue e vittime di soprusi, o artefici consapevoli di violenza e terrore? Il ruolo delle donne che avevano scelto di lasciare le proprie case per unirsi allo Stato Islamico e che ora vogliono ritornare al proprio Paese di origine crea confusione e timori nell’opinione pubblica e nei Governi. Un noto caso nel Regno Unito è quello di Shamima Begum. Urgono disposizioni che perseguano in modo imparziale i responsabili di crimini e atrocità senza pregiudizi basati sul genere. Allo stesso tempo però, occorre riflettere e contestualizzare le scelte di queste donne e i diversi ruoli che i gruppi estremisti riservano ai due sessi.

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Terrorismo, tattica di guerra che offre solo risultati parziali

La strategia terroristica è davvero efficace nel conseguimento di determinati obiettivi politici? Da uno studio condotto su 90 gruppi e organizzazioni in tutto il mondo emerge che, secondo una prospettiva a lungo termine, l’utilizzo di tattiche non violente si rivela più efficace. Se da un lato infatti gli attacchi terroristici suscitano clamore e timore, dall’altro, alla lunga, non sembrano poi garantire una vera alternativa politica allo Stato vigente, e sembrano godere dell’appoggio pubblico solo dopo aver abbandonato il loro estremismo.

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