epidemia

Morie di massa, il Covid diventa dramma anche per la fauna

Segnalazioni da tutto il mondo stanno dimostrando la suscettibilità di diverse specie animali al coronavirus. Secondo i risultati di studi sperimentali effettuati dall’OIE, più sensibili al virus sono i furetti, i conigli e i gatti. Particolarmente colpiti i visoni la cui particolare suscettibilità al Covid-19 sta obbligando vari Stati a decretare l’abbattimento di milioni di mustelidi. Allargando lo sguardo, l’aumento delle morie di massa negli ultimi anni potrebbe portare all’estinzione varie specie animali, contribuire a sconvolgere ulteriormente l’ecosistema del pianeta e mettere in pericolo diverse attività umane.

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La logica gestione delle epidemie nelle antiche società africane

Le epidemie sono eventi ricorrenti nella storia dell’umanità. Gli studi svolti dagli archeologi dimostrano come antiche popolazioni africane fossero state colpite da ondate di contagio; i reperti rinvenuti ci svelano come le popolazioni già attuassero distanziamento sociale e isolamento come misure imprescindibili per il contenimento del contagio. Il loro obiettivo, che potremmo fare nostro a circa un millennio di distanza, era gestire le epidemie nel modo più efficace per proteggere i membri più fragili della comunità e allo stesso tempo salvare l’economia dal collasso.

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In Africa la malaria continua ad uccidere, e anche più del Covid

L’arrivo del coronavirus ha catalizzato l’attenzione di politici e sanitari, alle prese con la nuova pandemia. L’emergenza Sars-CoV2 rischia però di spostare risorse preziose per debellare altre malattie come la malaria. Quest’ultima causa ancora 1.100 decessi al giorno, e la battaglia è aperta. Oltre a un maggiore impegno con le diverse comunità, sono necessari finanziamenti e programmi continui di prevenzione. Il movimento panafricano “Zero Malaria Inizia con Me” è un contributo per tenere acceso l’impegno verso una malattia endemica.

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RDC, il morbillo uccide più dell’ebola. Oltre 3000 morti accertati

Il virus sta uccidendo circa tre volte di più dell’epidemia che fa tanto paura all’Occidente, causando il maggior numero di decessi nel Paese dal 2011. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i casi in Africa nel primo trimestre del 2019 sono aumentati del 700% rispetto all’analogo del 2018. Il Paese maggiormente colpito è la Repubblica Democratica del Congo. L’OMS ha raccolto quasi 114 milioni di dollari per combattere l’ebola nella RDC, mentre appena 2,5 milioni di dollari sono stati raccolti per vaccinare e prevenire il morbillo.

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Freetown: la vita ai tempi dell’Ebola

“A mezzanotte vado giro a bordo di un taxi nell’East End di Freetown, la capitale della Sierra Leone, l’autista è un giovane che si fa chiamare Diritto Umano. È da un anno che Diritto Umano mi accompagna regolarmente nei tragitti urbani in cui faccio salire passeggeri che diventano parte del mio dottorato di ricerca in Antropologia. Di solito la notte nell’East End è movimentata, oggi invece c’è solo una manciata di persone a cui dare un passaggio. ‘Le strade sono a secco’, osserva Diritto Umano.” Un’esperienza diretta dal Paese più colpito dall’Ebola.

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