Versioni Contrarie

C’è sempre una versione diversa da quella dominante, da quella a cui si vuole che la “massa” si adegui. Una versione contraria, alternativa, libera. Una versione/visione che nasce ad altre latitudini geografiche e mentali. Oggi, più che mai, alle Versioni Contrarie bisogna dare spazio. Perché anche parlare e raccontare le versioni contrarie, le azioni contrarie, è un atto di resistenza, di militanza. Ed è questo lo scopo di questa rubrica. Antonella Sinopoli – direttrice di Voci Globali – vive in Ghana per parte dell’anno e cerca di approfondire la conoscenza del continente africano attraverso viaggi “di esperienza” in altri Paesi del territorio Sub-Sahariano.

Mattanza di attivisti ambientali, superstizione di onnipotenza

Nel 2017 quasi 4 persone ogni settimana sono state uccise perché lottavano per la salvaguardia dell’ambiente. Interi territori naturali, foreste, parchi patrimonio dell’umanità sono il teatro in cui si è svolta questa ecatombe. È l’ultimo report di Global Witness che ci mette al corrente di quanto questo mondo e le sue radici stiano franando. Perché se un uomo è costretto a diventare un martire per difendere questa terra, allora è chiaro che c’è qualcosa che non va. E questo qualcosa riguarda tutti. Viviamo in una prenne superstizione di onnipotenza, credendo di poter controllare e manipolare la natura a nostro piacimento. A questa superstizione si oppongono loro, persone comuni e nello stesso tempo eroi impavidi di cui non conosceremo mai i nomi, di cui non andremo ad approfondire la storia. Sono quelli che hanno difeso l’ambiente anche a nome nostro.

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Quei volti anonimi sospesi tra cielo e mare

Questo mese voglio soffermarmi su una fotografia. È datata 1932 ed ha un titolo: Lunch atop a skyscraper. Una delle foto storiche del secolo scorso. Rappresenta 11 uomini mentre consumano il loro pranzo nella pausa di lavoro della costruzione di una delle torri del Rockefeller Center a Manhattan. Sono a 260 metri di altezza, seduti su una struttura d’acciaio larga pochi centimetri. Anonime figure abbracciate al loro destino. Italiani, irlandesi, polacchi. Era quella manovalanza povera e disperata che aveva visto nell’America il futuro. Ma è l’America che grazie a loro ha costruito il suo futuro. Anche loro erano gli altri, quelli che generano odio e paura. Dimenticando che tutti siamo “l’altro”.

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Perché sono dalla parte dei migranti africani

Abbiamo sempre una possibilità, tutti. Solo che le possibilità non sono le stesse per tutti. Non sono generate dalla stessa valvola di ottimismo o dalla stessa speranza di successo o dalle medesime condizioni di partenza. Alcune sono possibilità indotte, provocate da spinte esterne di cui noi siamo solo un organismo debole che le subisce e le consuma. Ma è sulla base delle possibilità, della possibilità di scelta, che si misura la giustizia, che si misurano i diritti umani, che si misura la veridicità o meno di quei Trattati internazionali e di quelle parole che tanto hanno gioco nelle dichiarazioni di chi in questi ultimi anni e nei secoli scorsi ha giustificato i crimini più orrendi.

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Se tirassimo via i lenzuoli bianchi. E con essi il velo di Maya

Siamo fatti di stelle ma ci rotoliamo pietosamente nel fango. Non che il fango non sia anch’esso espressione delle stelle. Il fatto è che noi pensiamo sia lurido e nient’altro. È da tempo che gli scienziati ci dicomo che la nostra natura è perfetta, vive dentro l’universo e non separata da esso, è fatta delle stesse sostanze delle galassie. È da tempo che la scienza “conferma” le illuminazioni dei buddha, dei filosofi, dei pensatori liberi. La fisica quantistica ha dato voce a un fenomeno – noto dall’infinito passato – quello dell’entanglement. Vuol dire intreccio. Vuol dire connessione, relazione. Se capissimo che siamo uno e non separati dagli altri allora saremmo più empatici. E più felici.

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Il pregiudizio di conferma e la gabbia Facebook

Ammettiamolo, siamo tutti un po’ esibizionisti. E il social serve a garantire l’appartenenza a una tribù. Luogo e relazioni incentrate sul pregiudizio di conferma. Atteggiamento profondo e marcato, che ci spinge a riunirci in gruppi che alimentano le nostre vedute, che ci deprime se non immagazziniamo “mi piace” e “sei grande!”, che condiziona la ricerca e l’approfondimento di notizie, che ci limita anziché aprirci la mente. Una gabbia, in cui entriamo volontariamente. Una gabbia, in cui entriamo per rinforzare la nostra visione del mondo, che ci fa da cassa di risonanza. Una comfort zone per sentirci appagati e sicuri.

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“Aiutiamoli a casa loro”, l’urlo arrogante degli illusi

Sono successe molte cose, nel corso delle ultime settimane in Italia, storie che concentrano la Storia di tre generazioni di africani. L’Africa e l’Europa degli ultimi decenni vivono una relazione basata su rapporti umani completamente distorti, e una fase regressiva che sembrerebbe senza ritorno, è una storia di disillusioni rispetto a un mondo occidentale fondato sullo sfruttamento, sull’ingiustizia, sul doppio binario dei diritti. Per ripristinarla questa giustizia, per sentirla dentro come valore morale assoluto, abbiamo bisogno di agganci, di supporti forti e sicuri. Uno di questi è la conoscenza.

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Sostituire la bellezza e il valore alle parole futili e dannose

Come siamo arrivati a questo punto? Una società in cui l’abuso, la violenza, l’insulto sono diventate norma? È inutile far finta di nulla, chiudere gli occhi e sperare che le cose cambino. Niente cambia se NOI non cambiamo. Abbiamo vissuto nel benessere e lo abbiamo usato tutto, abbiamo vissuto nelle libertà e le stiamo umiliando tutte. Abbiamo vissuto nel diritto di parola e ormai queste parole le stiamo semplicemente vomitando. Uno schifo che però pare non ci nausei ancora abbastanza.
Eppure, proprio in questo sconcerto, in questo nulla camuffato dal rumore di parole senza senso e senza profondità, ci sono tante persone che fanno, scoprono, imparano, si sforzano quotidianamente. Per cambiare e migliorare se stessi, prima di lanciarsi in quel mondo che ha bisogno di loro. Nulla cambierà se singolarmente non decideremo di cambiare. Una strada è quella della crescita interiore, dello sforzo quotidiano e dell’applicazione della “teoria della creazione di valore” nelle nostre vite.

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La logica del rifiuto e la forza di chi si oppone

È cominciato con una serie di rifiuti questo 2018. No ai migranti che tentano di attraversare il Mediterraneo e di approdare in Italia, in Europa. Possibilmente vivi. No del Governo israeliano ai migranti che già sono sul suo territorio – ma definiti “infiltrati”. Si rifiutano le persone, ma si rifiuta anche la realtà, la conoscenza. Si chiudono gli occhi su dati di fatto. Sulle ragioni del fenomeno migratorio, ma anche su un tema che dovrebbe affliggerci e preoccuparci ogni singolo momento, come le crisi ambientali. Ma c’è anche anche il rifiuto dei piloti israeliani alla deportazione dei migranti, quello di migliaia di donne che hanno marciato contro la politica di Trump, il rifiuto di cedere al potere travestito da democrazia, al neo-liberismo che vuol dire sfruttamento e arricchimento, alla distruzione dell’ambiente, alla violenza di qualunque genere, all’ignoranza e ai fascismi che ci stanno circondando. Questi NO sono anche i nostri.

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