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Russia, la legge contro la “propaganda gay” che lede i diritti umani

[Traduzione a cura di Gaia Resta dell’articolo originale di Lucy Martirosyan pubblicato su openDemocracy]

Berlino 2013, manifestazione contro l’omofobia in Russia, in occasione della prima legge contro la propaganda gay. Da Flickr, utente Marco Fieber, con licenza CC

La cosiddetta “legge contro la propaganda gay”, varata nel nel 2013, proibisce la promozione in Russia di “valori sessuali non tradizionali” ai minori di 18 anni.

Di recente la Duma di Stato, ossia la Camera bassa del Parlamento russo, ha introdotto alcuni emendamenti che ne estenderebbero i campi di applicazione vietando il “diniego dei valori della famiglia” e la “promozione di orientamenti sessuali non tradizionali” a persone di tutte le età. La Duma dovrà esprimersi sulla bozza del decreto entro fine mese.

Con l’occasione presentiamo una disanima dell’attuale legge e del contenuto degli emendamenti proposti.

In cosa consiste l’attuale legge russa contro la “propaganda gay”?

Il 29 giugno 2013, il presidente russo Vladimir Putin firmò una legge “Sulla propaganda rivolta ai minori delle relazioni sessuali non tradizionali”, che conteneva una serie di emendamenti a vari decreti già esistenti. Questa proibiva la promozione ai bambini di “droghe, pedofilia e omosessualità” o qualsiasi altra cosa il Cremlino ritenesse in contraddizione con i “valori della famiglia tradizionale”, tra l’altro non meglio specificati.

In questo senso, sono evidenti alcune somiglianze con l’omofobico Articolo 28 del Local Government Act del 1986 che proibiva la “promozione dell’omosessualità” nel Regno Unito, dove rimase in vigore dal 1988 al 2003.

Nonostante la Russia sostenga che la legge contro la propaganda “non discrimini le persone gay”, sia la Corte europea dei diritti dell’uomo che il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite hanno dichiarato che invece rinforza lo stigma, incoraggia l’omofobia e danneggia i bambini.

Qual è il contenuto degli emendamenti?

Il 18 luglio un gruppo di legislatori del Partito Comunista (KPRF) e del partito socialdemocratico A Just Russia hanno presentato un progetto di legge che potrebbe porre legalmente sullo stesso piano il fornire informazioni sull’omosessualità (e persino sulle famiglie senza prole) e la pornografia o la promozione del suicidio, della violenza e di comportamenti criminali o estremisti. La legge verrebbe applicata alle informazioni fornite a persone di tutte le età, non solo i minori.

La bozza di legge è una “reazione al concetto moderno di famiglia, genere e gravidanza, e il suo scopo è mantenere l’attuale ordine pubblico nella Federazione Russa”, così hanno scritto i deputati della Duma nella nota esplicativa.

È possibile che il Cremlino rifiuti questa legislazione perché non redatta dal partito di Governo, ma United Russia sta già attuando manovre dello stesso tipo. Il 7 settembre alcuni deputati del partito conservatore di Putin e dell’Assemblea di Stato della Repubblica russa dei Baschiri hanno proposto un disegno di legge per il divieto della promozione delle “famiglie senza figli” ai minori di 18 anni.

Rifiutarsi volontariamente di avere figli “va contro i valori della famiglia e della politica statale della Federazione russa”, così è riportato nella nota esplicativa del decreto che si appella al rischio di “spopolamento”.

Le proposte sono state presentate dopo che il 15 marzo la Russia è uscita dal Consiglio Europeo, l’osservatorio del Continente sui diritti umani, meno di un mese dopo l’invasione dell’Ucraina.

Cosa succede a chi infrange la legge?

Un individuo che infranga la legge contro la propaganda gay rischia fino a 100.000 rubli di multa (circa 1.650 euro) e un massimo di 15 giorni di carcere. Per le organizzazioni le multe possono raggiungere 1 milione di rubli (circa 16.600 euro) o anche la sospensione delle operazioni per 90 giorni. Gli stranieri che violano la legge potrebbero essere espulsi dal Paese.

Attivisti, registi cinematografici, giornalisti e operatori sanitari russi sono già stati penalizzati.

Con l’approvazione della legislazione proposta a luglio, le multe salirebbero a 400.000 rubli (circa 6.500 euro) per gli individui e 2 milioni di rubli (circa 33.200 euro) per le organizzazioni.

“Madri cecene piangono i loro figli”, manifestazione contro la persecuzione degli omosessuali in Cecenia il 1 maggio 2017 a San Pietroburgo. Da Wikimedia Commons in CC

Quali sono stati gli effetti sulle organizzazioni LGBTIQ?

L’attuale legge crea degli ostacoli online alle organizzazioni russe per i diritti LGBTIQ, in quanto ai loro siti web viene richiesto di apporre l’etichetta “18+”. Ma se gli emendamenti passeranno, questi stessi siti saranno probabilmente costretti a chiudere.

Anche se molte di queste piattaforme online rispettano le normative vigenti, sono comunque esposte al rischio di chiusura. Nel 2018, gay.ru, un portale di informazione e intrattenimento sull’omosessualità, è stato bloccato in Russia nonostante limitasse l’accesso ai maggiori di 18 anni.

I gruppi per i diritti LGBTIQ e altre organizzazioni non governative destinatari di finanziamenti esteri, da una decina d’anni sono legalmente tenuti ad autodichiararsi “agenti stranieri”.

Una situazione che richiama il National Security Bill proposto dal parlamentare conservatore Priti Patel, secondo il quale i giornalisti o le pubblicazioni che ricevono fondi da uno Stato estero e riportano informazioni ufficiali “riservate” commettono una violazione.

A novembre dello scorso anno, il Ministero della giustizia russo ha aggiunto il network LGBT (un’importante gruppo di associazioni russe per i diritti gay e transgender) al registro degli “agenti stranieri”.

Da allora, un numero sempre crescente di gruppi per i diritti LGBTIQ sono stati presi di mira e obbligati a chiudere. Ad aprile scorso, la Charitable Foundation Sphere, che sostiene finanziariamente iniziative LGBTIQ in tutta la Russia, è stata sciolta.

La legge contro la “propaganda gay” ha causato un aumento della violenza contro le persone LGBTIQ?

Successivamente all’introduzione della legge contro la “propaganda gay” quasi dieci anni fa, nel Caucaso del Nord sono state documentate le più plateali violazioni dei diritti LGBTIQ, specialmente in Cecenia, dove le forze di sicurezza hanno illegalmente trattenuto, rapito, arrestato, torturato e ucciso persone omosessuali e transgender.

Nel 2021, nel corso di un sondaggio a livello nazionale svolto dal Network LGBT russo, il 78 % dei partecipanti ha riferito di aver subito violenza o discriminazioni per l’identità di genere e/o l’orientamento sessuale. Quasi un terzo degli episodi di violenza erano ascrivibili a gruppi organizzati di vigilanti omofobi e transfobici.

Dal sondaggio è inoltre emerso che la polizia e il sistema giudiziario si rifiutano di indagare su tali crimini, nonostante l’omosessualità non costituisca più un reato in Russia dal 1993.

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