Yemen: diplomazia ONU sempre più in affanno, la pace è lontana
[Agenda 26 maggio – 8 giugno 2021. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]
Politica internazionale – Yemen, Griffiths continua a cercare una tregua
“Le parti [in conflitto] hanno nei confronti del popolo yemenita la responsabilità di trovare modi pacifici per risolvere le loro divergenze. Oggi cambiare il corso degli eventi è possibile. Ma diventerà sempre più difficile se la guerra continuerà, se il Paese sarà ancor più frammentato, se le condizioni umanitarie peggioreranno”. Con queste parole, l’Inviato Speciale del Segretario Generale ONU, Martin Griffiths, ha concluso il 26 maggio una visita di tre giorni in Arabia Saudita finalizzata a promuovere un cessate-il-fuoco in Yemen. Griffiths ha incontrato funzionari sauditi e yemeniti per discutere il piano elaborato dalle Nazioni Unite, che prevede – tra l’altro – l’allentamento delle restrizioni imposte sul movimento di beni e persone nonché l’impegno dei firmatari a riprendere il processo politico. Riguardo a quest’ultimo punto, l’Inviato Speciale si è detto fiducioso circa la continua attuazione del “Riyadh Agreement“, siglato il 5 novembre 2019 tra il Governo internazionalmente riconosciuto di Hadi e le milizie separatiste del Southern Transitional Council (SCT), per la creazione di un nuovo Esecutivo nel Paese mediorientale sotto la supervisione dell’Arabia Saudita.
Diritti umani – Lettera aperta a sostegno dell’inchiesta della CPI sui crimini in Palestina
Più di 50 ex ministri degli Esteri, primi ministri e alti funzionari internazionali europei hanno firmato – il 31 maggio – una lettera aperta di condanna a ogni sorta di interferenza politica negli sforzi posti in essere dalla Corte Penale Internazionale (CPI) per indagare sui presunti crimini di guerra nei Territori palestinesi occupati. Si ricorderà che il 3 marzo scorso, il procuratore della CPI, Fatou Bensouda, aveva annunciato l’apertura di un’inchiesta sulle gravi violazioni dei diritti umani commesse in Cisgiordania, Gerusalemme Est e Striscia di Gaza a partire dal 13 giugno 2014, data nella quale la Palestina ha accettato la giurisdizione della CPI. Israele aveva reagito accusando la Corte di antisemitismo e ipocrisia. “Secondo un principio ben consolidato – si legge nel documento – l’accertamento della responsabilità dei crimini perpetrati da tutte le parti in conflitto è essenziale per raggiungere una pace sostenibile e duratura. (…) Dove non c’è responsabilità, sono le vittime a pagare il prezzo più alto“. Tra i firmatari della lettera non compare nessuna personalità italiana di spicco.
Giustizia sociale – USA, lo Stato di New York vicino a una legge contro i matrimoni infantili
Il 2 giugno, l’Assemblea generale di New York ha approvato all’unanimità – dopo il Senato – una legge che interviene a vietare senza deroghe le unioni precoci, portando a 18 anni l’età minima per contrarre matrimonio. Si tratta di un’importante modifica alla vigente legislazione del 2017, la quale consente a un minore di 17 anni, previo consenso dei genitori, di sposarsi. Qualora il Governatore Cuomo promulgasse la legge in questione, New York diventerebbe il 5° Stato americano – con Delaware, New Jersey, Pennsylvania, Minnesota – a porre fine al “child marriage”. Tra il 2000 e il 2018, negli USA, oltre 300.000 minori sono convolati a nozze. A livello globale, invece, l’UNICEF parla di circa 12 milioni di “sposi bambini” ogni anno. Le Nazioni Unite, nel 2016, hanno avviato un’iniziativa volta a sradicare il fenomeno, in ogni parte del mondo, entro il 2030, proteggendo così i diritti dei minori più vulnerabili. La pandemia da Covid-19 ha però riacutizzato alcuni dei fattori di rischio: molti giovani hanno abbandonato la scuola, troppe famiglie sono cadute in povertà.
Ambiente – La FAO rileva un maggior impegno globale contro la pesca illegale
Si è concluso, il 4 giugno a Bruxelles, il Terzo Incontro delle Parti all’Accordo sulle Misure dello Stato di Approdo (PSMA – Port State Measures Agreement). Nel corso del suo intervento al Meeting, ospitato virtualmente dall’Unione Europea, il Direttore Generale della FAO, QU Dongyu, ha evidenziato: “l’azione globale sta facendo la differenza negli sforzi per combattere la pesca illegale non dichiarata e non regolamentata (IUU). Tuttavia, non è ancora abbastanza, tenuto conto che la domanda dei consumatori e la produzione ittica continuano a crescere“. Il PSMA – promosso dalla FOA a partire dal 2009 ed entrato in vigore nel 2016 – costituisce il primo trattato internazionale volto a contrastare il fenomeno della pesca illegale, presente soprattutto nei mari dei Paesi in via di sviluppo. L’Accordo richiede ai vascelli di accettare ispezioni a ogni porto di scalo. A loro volta, i porti sono tenuti a condividere le informazioni relative a eventuali violazioni. In questo modo, viene impedito l’ingresso nei mercati di prodotti ittici pescati in modo illecito. Ad oggi, 69 Paesi – rappresentanti il 56% degli Stati di approdo a livello globale – sono parti al PSMA.
Africa – La Nigeria “banna” Twitter per aver cancellato un tweet del presidente Buhari
Funzionari nigeriani e diplomatici statunitensi si sono incontrati, il 7 giugno, per discutere la decisione della Nigeria di sospendere l’accesso a Twitter all’interno del Paese africano a tempo indeterminato. La “colpa” del social network: aver cancellato un messaggio del presidente nigeriano Buhari, ritenuto offensivo e contrario alle proprie regole di condotta. L’annuncio del blocco era arrivato venerdì scorso con un comunicato del ministro dell’Informazione, Lai Mohamed. La motivazione addotta richiamava “l’uso persistente della piattaforma per attività capaci di minare” l’unità nazionale. A seguire, il ministro della Giustizia, Abubakar Malami, aveva dichiarato che i trasgressori del divieto di utilizzare il social sarebbero stati perseguiti. A sostegno della Nigeria, Mary Beth Leonard – ambasciatrice USA nel Paese – ha affermato “sappiamo che esistono problemi circa l‘uso responsabile dei social media. Tuttavia, a nostro avviso, il libero accesso alla capacità di esprimersi rimane fondamentale”. Intanto, Twitter ha avviato le trattative con Abuja per ricomporre la querelle.