In Africa l’agricoltura è la chiave di volta per crescita e sviluppo

[Agenda 17 febbraio – 2 marzo 2021. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]

Foto dell’utente Flickr Bioversity International – Licenza CC con attribuzione

Africa – Il futuro non solo economico passa per l’agricoltura

Gli investimenti nel settore agricolo costituiscono uno strumento fondamentale per lo sviluppo economico, la pace e la prosperità” del continente africano. Josefa Sacko – Commissario all’Economia e all’Agricoltura dell’Unione Africana – nel corso di una videointervista a Euronews, il 18 febbraio, ha spiegato come la realizzazione della prima “aspirazione” (Aspiration 1: un’Africa prospera, basata su crescita inclusiva e sviluppo sostenibile) contenuta nell‘Agenda 2063 passi necessariamente attraverso l’agricoltura moderna, il rafforzamento della blue economy, il contenimento del cambiamento climatico. “La nostra dipendenza dalle importazioni di beni alimentari deve finire. Spendiamo 45 miliardi di dollari all’anno per comprare alimenti da altri Paesi, quando l’Africa ha il 60% di terra arabile. Occorre inoltre, secondo la Sacko, sostenere le donne rurali rappresentanti oltre la metà della forza lavora agricola. Ma solo un quinto di loro possiede la propria terra. Infine, è necessario per il continente creare delle riserve alimentari al fine di fronteggiare qualsiasi tipo di evento improvviso, dai disastri ambientali alle pandemie.

Ambiente – Cambogia, le attività illegali stanno distruggendo la foresta di Prey Lang

Con un tweet del 21 febbraio, la Prey Lang Community Network (PLCN) – rete ambientalista per la tutela dell’omonima foresta pluviale cambogiana – ha denunciato la decisione del ministro dell’Ambiente, Say Sam Al, di impedire alle comunità native la tradizionale cerimonia annuale di “benedizione degli alberi”, prevista per il 25 e 26 febbraio. Dallo scorso anno, scrive la PLCN su Facebook,ai nostri membri (soprattutto indigeni appartenenti alla tribù kuy, ndr) è stato vietato l’ingresso nella Prey Lang. Non è più possibile condurre pattugliamenti all’interno delle aree protette e monitorare i crimini ambientali” ivi commessi. Al contempo, tuttavia, “le bande di taglialegna illegali si muovono indisturbati, deturpando e distruggendo il patrimonio naturale della più grande foresta sempreverde rimasta nel Sud Est asiatico continentale. Negli ultimi 12 mesi, i difensori della Pray Lang sono stati presi di mira dalle autorità cambogiane, minacciati, arrestati e detenuti in modo arbitrario proprio per le loro attività tese a fermare la deforestazione illegale legata al commercio di legname pregiato.

 Giustizia sociale – Filippine, il Governo “confessa” le uccisioni illegali nelle operazioni antidroga

In un sorprendente discorso innanzi al Consiglio ONU per i Diritti Umani del 24 febbraio, il ministro della Giustizia filippino, Menardo Guevarra, ha per la prima volta ammesso la responsabilità della polizia nazionale in migliaia di uccisioni illegali ed esecuzioni extragiudiziali compiute nel contesto della famigerata “guerra alla droga”. “Dai documenti esaminati – ha dichiarato – è emerso come, nella maggior parte dei casi, le forze di polizia non abbiano rispettato i protocolli riguardanti il coordinamento con le competenti agenzie e l’analisi della scena del crimine”. Le affermazioni di Guevarra minano seriamente la linea ufficiale sostenuta dal presidente Rodrigo Duerte, che ha sempre giustificato l’uso della forza letale da parte della polizia come “legittima difesa” alla reazione armata degli spacciatori. La folle e assassina “guerra alla droga”, avviata da Duerte nel 2016, ha finora provocato oltre 8.000 morti in un clima di totale impunità. Da tempo i difensori dei diritti umani chiedono un’indagine indipendente internazionale, invitando peraltro la Corte Penale Internazionale ad accelerare l’esame preliminare sui presunti crimini contro l’umanità.

Politica internazionale – Myanmar, la società civile reclama “embargo immediato sulle armi”

Ben 137 organizzazioni non governative di 31 Paesi hanno pubblicato, il 24 febbraio, una lettera aperta chiedendo al Consiglio di Sicurezza (CdS) delle Nazioni Unite di istituire un embargo globale sulle armi in risposta al colpo di Stato militare del 1° febbraio, che ha privato il popolo del Myanmar del diritto di eleggere democraticamente il proprio governo”. L’embargo – si legge nel documento – “dovrebbe impedire la vendita ovvero il trasferimento diretto e indiretto di armi, munizioni, attrezzature militari, compresi i beni ‘dual use’ quali: veicoli, apparecchiature di comunicazione e sorveglianza” nonché  “addestramento, intelligence e assistenza militare”. Qualsiasi forma di sostegno ai militari si tradurrebbe, infatti, in un contributo alle violazioni del diritto internazionale umanitario e delle norme in materia di diritti umani, già in atto. È però assai improbabile che il CdS agisca in tal senso, considerando la posizione di Cina e Russia, che ab initio si sono opposte a una dichiarazione di condanna formale del golpe. Intanto, USA e Gran Bretagna hanno stabilito sanzioni individuali nei confronti di esponenti dell’esercito birmano.

Diritti umani – Australia, non si placa lo scandalo degli abusi sugli anziani

Nel report rilasciato il 1°marzo – dopo due anni di indagini – la Commissione Reale per la qualità e l’assistenza alla terza età ha rilevato una netta erosione dei diritti fondamentali degli anziani all’interno delle case di riposo australiane. “Il sistema non è riuscito a prendersi cura dei nostri cittadini più anziani, spesso molto vulnerabili”. Sotto accusa, in particolare, la cosiddetta “contenzione chimica e fisica”, utilizzata nei gerocomi per tenere sotto controllo il comportamento degli indifesi ospiti, soprattutto quelli affetti da demenza. “Sono pratiche inaccettabili” – si legge nel documento. “Il Governo non dovrebbe semplicemente limitare l’uso di questi metodi, ma vietarli del tutto“, poiché violano i diritti umani e possono comportare gravi danni fisici e psicologici. Si ricorderà che la Royal Commission è stata istituita dal Governo di Sidney nel 2018, dopo che un noto programma televisivo della ABC (Four Corner), attraverso un allarmante reportage, aveva finalmente tolto il velo al radicato fenomeno degli abusi e dei maltrattamenti ai danni degli anziani.

Tiziana Carmelitano

Autrice freelance, si occupa in particolare di temi globali nonché di violazioni dei diritti umani in contesti conflittuali, post-conflittuali e in situazioni di "Failed States". Con un occhio di riguardo per donne, bambini e giustizia transitoria. Il tutto in chiave prevalentemente giuridica. Convinta che la buona informazione abbia un ruolo decisivo nell'educazione al rispetto dei diritti fondamentali e delle diversità.

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