2 Maggio 2024

Yemen, la pace resta inafferrabile tra violenza, fame e povertà

[Agenda 24 settembre – 7 ottobre 2020. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]

Foto dell’utente Flickr Ibrahem Qasim – Licenza CC

Politica internazionale – Il presidente Hadi invoca il supporto internazionale in Yemen

In occasione della 75esima sessione dell’Assemblea Generale ONU, il presidente yemenita, Abd Rabbu Mansour Hadi, è intervenuto per invitare la comunità internazionale ad esercitare una più “incisiva pressione” sugli “Houthi e su Teheran” al fine di fermare le sofferenze del suo popolo. Nel videomessaggio del 24 settembre – registrato dall’Arabia Saudita, dove si trova in esilio – Hadi ha ribadito che “da quasi 6 anni, il Paese subisce una guerra voluta da coloro i quali sono supportati dall’Iran”. Le milizie Houthi, infatti, “si rifiutano di partecipare ai colloqui di pace. Hanno preso in ostaggio le istituzioni statali e trasformato la capitale Sana’a in una prigione”. Lo scopo del Governo di transizione – ha precisato – “è quello di riunire la società yemenita, redigere una nuova Costituzione, indire le elezioni”. Ma ogni sforzo è reso vano dalle violenze degli Houthi che “bloccano il processo di pace”. Questi, dal canto loro, sostengono di agire in legittima difesa e sono determinati a portare avanti le operazioni fino a quando lo Yemen non sarà libero e indipendente. Il presidente Hadi, ha chiesto ai ribelli di permettere la distribuzione degli aiuti umanitari. La popolazione civile è allo stremo, come evidenziato anche dall’ultimo report del Norwegian Refugee Council.

Diritti umani – Crimini sessuali di guerra: una pratica dilagante e impunita

Il premio Nobel per la pace Nadia Murad – attivista per i diritti umani irachena di religione yazida, rapita dall’ISIS nell’agosto 2014 e tenuta in ostaggio per oltre 3 mesi – ha denunciato la mancanza di “volontà politica”, a livello globale, per sradicare il fenomeno della “violenza sessuale come tattica di guerra”. Murad ha parlato durante l’evento online #EndSGBV, tenutosi il 28 settembre e ospitato da Arabia Saudita, Somalia, Norvegia. “Abbiamo la capacità di fornire adeguate risorse alle comunità distrutte dalla violenza – ha dichiarato – ma non vogliamo farlo”. A suo avviso, è fondamentale sviluppare un nuovo approccio basato sulla collaborazione tra organizzazioni internazionali, Nazioni Unite e Governi al fine di dar vita a strategie specifiche, che tengano conto del contesto nonché delle necessità proprie delle diverse comunità locali. Si è poi concentrata sulla situazione degli yazidi, rimasta “praticamente invariata” nel corso di questi anni. “Migliaia di yazidi subiscono, ogni giorno, abusi sessuali per mano dell’ISIL/Da’esh. Oltre 2.800 donne e bambini sono ancora dispersi, prigionieri, schiavi”. Per la comunità internazionale – ha concluso – “è un imperativo morale rispondere ai bisogni degli altri esseri umani”.

Giustizia sociale – Thailandia, siglati i WEP per la parità di genere nel sistema economico

Il 30 settembre, gli amministratori delegati di 110 società thailandesi hanno aderito ai Women’s Empowerment Principles (WEP), impegnandosi a: migliorare l’uguaglianza di genere nei CdA; garantire un eguale salario per uomini e donne nella medesima posizione professionale; rendere i luoghi di lavoro più sicuri e inclusivi. La Thailandia ha già da tempo ottenuto buoni risultati riguardo l’emancipazione economica femminile nel settore privato. L’UN Women rileva, infatti, come il 24% dei CEO thailandesi siano donne, laddove la media è del 13% nella regione Asia-Pacifico e del 20% a livello globale. Tuttavia, molte donne nelle zone rurali del Paese vivono ancora in condizioni di povertà, svolgendo lavori precari e senza alcuna opportunità di raggiungere posizioni di altro livello. La firma dei WEP costituisce, quindi, una tappa importante nel percorso per la promozione dell’inclusione di genere e dello sviluppo del talento femminile, in tutte le sue realtà. Si ricorda che i WEP rappresentano delle Linee guida per le imprese, volte a promuovere la “gender equality” nel mondo del lavoro. Sono state redatte nel 2010 da UN Women e Global Compact delle Nazioni Unite.

Ambiente – L’Italia soffocata dal cemento. La denuncia del WFF

È arrivato il momento di riprogettare le nostre città, attraverso piani di trasformazione e rigenerazione urbana che diano più spazio alla natura, garantendo (…) la resilienza dei sistemi naturali” e “nelle città attraversate dai corsi d’acqua, interventi realizzati con ‘nature based solutions‘”. Sono queste alcune delle conclusioni contenute nel report “Safe Cities in armonia con la Natura: per città più verdi, più sane e più sicure“, pubblicato dal WFF il 3 ottobre. Per il Panda – in base alle previsioni elaborate su dati ISPRA dal gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila – “rischiamo al 2050, che le aree urbanizzate in Italia (dove già oggi vive più di 1/3 della popolazione) divorino altri 800 chilometri quadrati di suolo libero delimitati dal Grande Raccordo Anulare“. Il dossier avanza una serie di proposte concrete agli amministratori pubblici e ai cittadini, mostrando diverse esperienze di successo nei grandi centri urbani del Paese. E ricorda come la presenza di spazi verdi, in ogni parte del mondo, abbia “un effetto molto importante nel miglioramento della qualità dell’aria (…), nell’assorbimento di CO2, dell’inquinamento e del rumore, nella mitigazione delle ondate di calore“.

Africa – Il Fondo Monetario Internazionale stanzia aiuti economici per 22 Paesi africani

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha reso noto, il 5 ottobre, di aver approvato nuovi aiuti di emergenza per 28 dei Paesi considerati fra i più poveri al mondo, 22 dei quali sono africani (Benin, Burkina Faso, Burundi, RCA, Chad, Comoros, DRC, Gibuti, Etiopia, Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Madagascar, Malawi, Mozambico, Niger, Ruanda, Sao Tome e Principe, Sierra Leone, Tanzania, Togo). I beneficiari potrebbero ricevere un totale di 959 milioni di dollari entro aprile 2022. I fondi serviranno a ridurre i debiti ovvero mitigare l’impatto della pandemia da Covid-19. Non si tratta di un prestito. Ma di un vero e proprio contributo senza obbligo di restituzione, deliberato sulla base del cosiddetto “Catastrophe Containment and Relief Trust. Il Fondo Fiduciario in questione è stato creato dal FMI nel febbraio 2015 in seguito allo scoppio dell’Ebola ed è stato modificato a marzo scorso dopo l’inizio del coronavirus. Permette al FMI di fornire aiuti economici agli Stati più vulnerabili colpiti da catastrofi naturali o da disastri sanitari pubblici. Il Mali, al momento, resta in lista di attesa poiché la comunità internazionale non ha ancora “riconosciuto l’attuale regime militare quale Governo legittimo” del Paese africano.

Tiziana Carmelitano

Autrice freelance, si occupa in particolare di temi globali nonché di violazioni dei diritti umani in contesti conflittuali, post-conflittuali e in situazioni di "Failed States". Con un occhio di riguardo per donne, bambini e giustizia transitoria. Il tutto in chiave prevalentemente giuridica. Convinta che la buona informazione abbia un ruolo decisivo nell'educazione al rispetto dei diritti fondamentali e delle diversità.

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