Italia, a rischio desertificazione il 20% del territorio nazionale

[Agenda 28 maggio – 10 giugno 2020. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]

Foto dell’utente Flickr Miguel M. Almeida – Licenza CC

Ambiente – Italia, la desertificazione coinvolge il 20% del territorio

Cambiamenti climatici e pratiche agronomiche forzate hanno ridotto in maniera significativa la percentuale di sostanza organica contenuta nel terreno di diverse aree italiane, che ha ormai toccato la soglia del 2%. In altre parole, siamo difronte a un iniziale processo di desertificazione. A lanciare l’allarme, il 29 maggio, è l’ANBI, evidenziando come le zone a rischio interessino il 20% dell’intero territorio nazionale. Nell’ottica di un cambio di rotta, l’ANBI in collaborazione con il Consorzio di bonifica Veneto Orientale e l’Università di Padova ha avviato un programma di sperimentazione nel veneziano. L’obiettivo è verificare se l’impiego di pratiche agronomiche meno impattanti sui suoli possa rinvigorire il contenuto di sostanza organica. “Un terreno vivo – sottolinea Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – drena meglio l’acqua, aumentando la sicurezza idrogeologica“. Per Giorgio Piazza, presidente del Consorzio di bonifica Veneto Orientale, “questo approccio è l’unico possibile per rispondere in modo economicamente e ambientalmente sostenibile alle sfide poste dall’evidente mutamento climatico”.

Giustizia Sociale – Nepal, ancora violenze contro i “fuori casta”

“È inquietante come, nel XXI secolo, i pregiudizi basati sulla casta rimangano ancora così tanto radicati in varie parti del mondo. Non posso che provare tristezza per questi due giovani che, nonostante gli ostacoli dettati dalle loro origini, nutrivano la grande speranza di costruire un futuro insieme“. Michelle Bachelet – Alto Commissario ONU per i diritti umani – il 29 maggio, commenta in questi termini l’omicidio in Nepal del Dalit 21enne Nawaraj BK, reo di frequentare una ragazza appartenente a una casta superiore. Con lui hanno trovato la morte anche tre suoi amici, mentre un altro risulta ancora disperso. I Dalit, detti anche “fuori casta”, rappresentano il gradino più basso della scala sociale e religiosa induista. Da sempre, subiscono soprusi e discriminazioni ad ogni livello della loro vita quotidiana: dall’educazione al lavoro, dai luoghi dove praticare fino alla scelta di chi sposare. “Il Nepal – dice Bachlet – ha compiuto passi da gigante nell’affrontare questa piaga sociale. Ma si può e si deve fare di più per eliminarla“. Le Nazioni Unite chiedono un’indagine sugli omicidi indipendente rispetto a quella avviata dalle competenti autorità nepalesi. “Le vittime e le loro famiglie meritano verità, giustizia e riparazione.

Diritti umani – Filippine, la riforma della legge contro il terrorismo minaccia i diritti

La Camera dei Rappresentanti ha approvato, il 3 giugno, una nuova legislazione antiterrorismo che – in base a una definizione ampia e vaga di “atto terroristico” – attribuisce alle competenti autorità il potere di arrestare e incarcerare, senza vaglio giudiziario, ogni individuo sospettato di costituire una minaccia alla sicurezza nazionale. Sarà, infatti, il Consiglio antiterrorismo – i cui membri verranno designati dal presidente Rodrigo Duterte – a qualificare individui e organizzazioni come “terroristi”. Immediata la reazione delle ONG, preoccupate dei riflessi che l’applicazione della legge potrebbe avere sui difensori dei diritti umani, sugli attivisti e dissidenti politici. “La normativa avrà un impatto devastante sulle libertà civili, sull’equo processo e più in generale sullo stato di diritto, riducendo lo spazio democratico delle Filippine”, spiega Phil Robertson, vicedirettore per l’Asia di Human Rights Watch. Dello stesso avviso è l’OMCT (World Organisation Against Torture), secondo cui: “gli arresti arbitrari e la detenzione preventiva prolungata senza supervisione giudiziaria costituscono una green card per torture e abusi sistematici”.

Politica internazionale – Iran, critiche a Khamenei dopo le accuse di razzismo agli USA

Il 4 giugno, gli utenti iraniani di Twitter hanno lanciato un hastag (#مردم_را_می‌کشند_زبانشان_هم_دراز_است) contro l’Ayatollah Khamenei, come segno di disapprovazione per le critiche da questi rivolte agli Stati Uniti in relazione alla morte del 19enne afroamericano George Floyd in seguito a un fermo della polizia. La Guida Suprema iraniana – nel corso di un discorso televisivo – aveva affermato chelo slogan ‘Non riesco a respirare’, usato oggi dal popolo americano, rappresenta anche tutte quelle Nazioni oppresse, vittime delle atrocità degli Stati Uniti. E aveva poi aggiunto: “il crimine commesso contro questo uomo di colore” equivale a ciò che Washington “ha fatto in Afghanistan, Iraq, Siria, Vietnam e in molti altri Paesi del mondo”. In questo momento, “quella che viene svelata è la vera natura” degli USA. Una parte del popolo iraniano non ha gradito le parole di Khamenei, ritenute ipocrite in ragione delle tante atrocità commesse dal regime negli ultimi 40 anni. Migliaia di utenti hanno pubblicato sui social le immagini delle vittime delle proteste del 2019, 2017 e 2009, delle esecuzioni di massa di prigionieri politici alla fine degli anni ’80 nonché delle uccisioni dei dissidenti negli anni ’90.

Africa – Vertice Egitto, Etiopia, Sudan sulla diga Gerd

I tre Paesi africani, il 9 giugno, hanno ripreso i colloqui – dopo il fallimento della mediazione statunitense – in merito alla controversa Diga Grande Rinascita (GERD) realizzata dall’Etiopia sulle sponde del Nilo Azzurro lungo il confine con il Sudan. Al centro della disputa ci sono adesso i tempi di riempimento della mega infrastruttura, i cui lavori di costruzione – affidati alla ditta italiana Salini Impregilo – sono quasi terminati. Addis Abeba vorrebbe infatti riempire il bacino idrico, lungo 1,8 chilometri e alto 155 metri, entro 2 anni. Mentre, Il Cairo ne chiede 7, preoccupato per l’impatto che lo stesso avrà sulla sua produzione idrica e agricola. In altre parole, teme forti limitazioni alle forniture di acqua del Nilo, dalle quali dipende quasi del tutto la sua popolazione. Il premier etiope ha ribadito che il suo Governo non ha alcuna intenzione di danneggiare i due vicini. Dal canto suo, Khartoum nei giorni scorsi, ha inviato una lettera al Consiglio di Sicurezza ONU, precisando la propria posizione e confermando la necessità che venga raggiunto un accordo trilaterale teso a tutelare gli interessi di tutti, non solo quelli economici dell’Etiopia, prima di avviare il riempimento della GERD.

Tiziana Carmelitano

Autrice freelance, si occupa in particolare di temi globali nonché di violazioni dei diritti umani in contesti conflittuali, post-conflittuali e in situazioni di "Failed States". Con un occhio di riguardo per donne, bambini e giustizia transitoria. Il tutto in chiave prevalentemente giuridica. Convinta che la buona informazione abbia un ruolo decisivo nell'educazione al rispetto dei diritti fondamentali e delle diversità.

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