28 Marzo 2024

Ambiente, la resilienza del Mar Rosso al cambiamento climatico

Il Mar Rosso è resiliente al cambiamento climatico: a confermarlo sarebbe uno studio congiunto dell’Università di Padova e della King Abdullah University of Science and Technology di Thuwal, in Arabia Saudita. Secondo i risultati di questa ricerca, il Mar Rosso sarebbe in grado di resistere all’aumento della temperatura dell’acqua e quindi di adattarsi a nuove condizioni. Una buona notizia, questa, che però non deve far distogliere l’attenzione da una delle cause scatenanti del global warming: la presenza dell’essere umano. 

La barriera corallina del Mar Rosso. Fotografia di ericared70, da Flickr in CC
La barriera corallina del Mar Rosso. Fotografia di ©ericared70, da Flickr (CC)

Secondo la ricerca condotta dalle due università e pubblicata sulla rivista scientifica Science Advances, grazie all’incremento della flora marina e quindi all’attività di fotosintesi che ne deriva, pesci e specie animali che vivono nel Mar Rosso sono in grado di sopravvivere nonostante l’aumento della temperatura dell’acqua.

Gli scienziati sono arrivati a questa conclusione dopo aver tenuto sotto controllo per un intero anno l’ecosistema del Mar Rosso e aver osservato che gli organismi addetti alla fotosintesi producono quantità di ossigeno che superano del 200-250% la soglia di saturazione. Le condizioni di ossigenazione di questo ecosistema sono poi state riprodotte in laboratorio, dove si sono studiati gli effetti su diverse specie animali: tutte sono risultate resistenti all’iper-ossigenazione, fattore che permette loro di tollerare l’aumento della temperatura dell’acqua fino a 4 gradi centigradi. L’acqua, così ricca di ossigeno, permette agli animali che abitano il Mar Rosso di resistere maggiormente allo stress del cambiamento climatico, rendendoli resilienti alle nuove condizioni. 

La barriera corallina del Mar Rosso. Fotografia di paul_a_williams, da Flickr (CC)
La barriera corallina del Mar Rosso. Fotografia di ©paul_a_williams, da Flickr (CC)

La flora marina e le barriere coralline giocano, quindi, un ruolo di primaria importanza nell’ecosistema sottomarino del Medio Oriente. Un’affermazione non così scontata fino a qualche anno fa.

Da molto tempo, infatti, l’Egitto è una delle mete preferite dai vacanzieri di tutto il mondo, soprattutto se provenienti dalla vicina Europa: si tratta di un fenomeno, quello turistico, che è in crescita dagli anni Settanta e che si è sviluppato esponenzialmente soprattutto a partire dalla nascita delle compagnie aeree low cost. L’accessibilità al viaggio ha però creato anche turisti irresponsabili e spesso irrispettosi della popolazione e del luogo che li accolgono. La situazione è andata peggiorando negli ultimi anni, quando dal turismo di massa si è passati all’overturism, tipico delle società post materialiste in cui possedere un souvenir non basta più e ciò che si cerca è il puro intrattenimento, come afferma il sociologo Paolo Giuntarelli.

A dover fare i conti con questo fenomeno è stato proprio l’ecosistema sottomarino mediorientale che già a partire dal 2010 fu oggetto di studi, i quali ne predissero la morte entro il 2070. Secondo i risultati di numerosi studi sulla condizione della barriera corallina e, più in generale, della vita sottomarina di queste acque, a causa di un aumento di circa un grado centigrado delle acque dei tropici, gli ecosistemi sottomarini di queste aree sarebbero stati destinati a cambiare in maniera irreversibile. Basti pensare che dal 1998 al 2010 la nascita del corallo ha subito un arresto del 30%. Si tratta di un fenomeno che aveva già interessato l’area tra il 1941 e il 1942, quando la flora e la fauna sottomarina del Mar Rosso riscontrarono delle difficoltà nella riproduzione che però si risolsero nell’arco di tre anni, dopo un raffreddamento delle acque.

Nove anni fa, però, sembrava non ci potessero essere molti margini di miglioramento. Fu lo stesso United Nations Environment Programme (UNEP) a sottolineare come le attività dell’uomo stessero minacciando l’ecosistema marino. Insomma, nel 2010 molte erano le preoccupazioni che legavano il Mar Rosso al cambiamento del clima e all’eccessiva presenza di turismo nella regione.

La barriera corallina del Mar Rosso. Fotografia di ©DavidFlint4, (CC)
La barriera corallina del Mar Rosso. Fotografia di ©DavidFlint4, da Flickr (CC)

Queste previsioni, però, vennero accantonate poco dopo. Il 2011, infatti, rappresentò un vero e proprio spartiacque per il turismo soprattutto in Egitto e quindi per la condizione della vita nel Mar Rosso. Nell’anno della rivoluzione egiziana e, più in generale, della Primavera araba, moltissimi furono i vacanzieri che decisero di cambiare meta e allontanarsi dalla regione. Ciò che i vari studi condotti nel 2010, infatti, non potevano prevedere era il calo della presenza di turisti dovuto al contesto politico e sociale che caratterizzava la regione del Nord Africa e del Medio Oriente in quel periodo.

Improvvisamente, il turismo di massa diventa il grande assente nel Mar Rosso: secondo Reuters, all’inizio del 2011 in Egitto ci fu un calo di presenze dell’80% rispetto agli anni precedenti. Ma, nonostante questo abbia rappresentato un forte arresto per l’economia egiziana, l’assenza di turisti ha permesso alla natura di recuperare il proprio status quo, di ristabilire gli equilibri dell’ecosistema e rafforzarsi.

La dannosa presenza del turismo irresponsabile nel Mar Rosso. Fotografia di ©ericared70, da Flickr (CC)
La dannosa presenza del turismo irresponsabile nel Mar Rosso. Fotografia di ©ericared70, da Flickr (CC)

Oggi, quindi, il Mar Rosso si presenta come la riserva naturale dei coralli di tutto il mondo. Grazie alla capacità di reagire alle avversità che derivano dal cambiamento climatico e anche al periodo di pausa dalla massiva presenza di esseri umani, l’ecosistema ha imparato a proteggersi diventando resiliente. La barriera corallina mediorientale potrebbe, per tanto, essere il punto di partenza per ripopolare quegli ecosistemi analoghi che stanno perdendo vita, come per esempio la Great Barrier Reef australiana. 

Quella del Mar Rosso è un’eccezione e rappresenta l’evoluzione delle specie marina dell’ecosistema. Si tratta di una seconda possibilità che arriva in un momento in cui l’attenzione nei confronti dell’ambiente è altissima e per la quale devono avere particolare riguardo non solo i turisti, ma anche gli operatori turistici. Sta a queste figure il dovere di creare consapevolezza tra chi decide di trascorrere le proprie vacanze nella regione. Anche la famosa casa editrice di guide turistiche Lonely Planet ha pubblicato recentemente cinque regole per essere un turista responsabile nel Mar Rosso. La più importante? Diffondere il messaggio: il Mar Rosso ha bisogno di essere protetto. 

Alessia Pacini

Nata e cresciuta a Pistoia, ho fatto di Milano la mia casa e di Londra il posto in cui sono diventata giornalista. Vivo con la valigia pronta, soprattutto quando la destinazione è il Ghana. Nella vita sono co-direttrice di Cosa Vostra, scrivo, leggo, viaggio e bevo Estathé al limone. Attualmente alla ricerca di un nuovo posto da poter chiamare casa.

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