Voci Globali

Konglish, la variante coreana della contaminazione linguistica

[Traduzione a cura di Elena Intra dall’articolo originale di Alexander Baratta pubblicato su The Conversation]

Con il termine Konglish si descrive la peculiare varietà dell’inglese sviluppatasi in Corea. Si tratta solo di una delle molte varietà della lingua inglese esistenti ben oltre i confini della cosiddetta “cerchia ristretta, ossia dell’inglese parlato, ad esempio, in Paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. In quanto tale, a volte il Konglish incontra ostilità – persino da parte degli stessi coreani – e alcuni lo considerano sinonimo di errori e tentativi falliti di imparare l’inglese “corretto“. Ulteriori esempi di inglese oltre la cerchia ristretta si possono trovare in India, Ghana e Singapore.

Il Konglish è disapprovato da molti in gran parte a causa del fatto che non corrisponde alla grammatica e al vocabolario che caratterizzano la varietà standard dell’inglese della cerchia ristretta. Ma perché dovrebbe essere condannato?

Differenza non significa errori, perché una volta che una varietà di lingua ha preso piede all’interno di una società, allora è – a tutti gli effetti – diventata legittima. Anche all’interno della cerchia ristretta dell’inglese britannico, alcuni alzano ancora gli occhi al sentire cosiddetti americanismi, come “have you been menued yet?” (ti è già stato dato il menu?).

Chiamatelo come preferite, ma è solo un modo diverso di usare la stessa lingua. Tuttavia, se affermiamo che tutte le varietà di una lingua devono conformarsi a un modello unico, allora è facile etichettare quelle che non lo sono come in un certo senso “sbagliate“. Questo può essere discutibile da un punto di vista sociale – ma mai da quello linguistico.

Una delle espressioni più famose, e contestate, di Konglish, “Grand Open“. Foto Vokabre.com

Il contesto è tutto

L’attaccamento a una prospettiva di “taglia unica” della lingua inglese consente la persistenza della negatività verso tutte le varietà non standard, siano esse dialetti inglesi britannici o, in questo caso, varietà più ampie come il Konglish.

Al contrario, dovremmo riconoscere tutte le varietà della lingua inglese come legittime, con un tempo e un luogo appropriati per il loro utilizzo. Ad esempio, una varietà standard di inglese è indubbiamente quella di cui abbiamo bisogno per superare gli esami di ammissione all’università, scrivere saggi accademici e produrre documenti considerati “ufficiali” – qualsiasi cosa che vada da un documento governativo a una lettera di presentazione per un colloquio di lavoro.

Ma non c’è nulla di intrinsecamente “migliore” o “più logico” nella scelta dell’inglese standard. Ci sono infatti una moltitudine di contesti in cui forse tante altre varietà di inglese potrebbero adeguarsi altrettanto bene. Ad esempio, in un contesto in cui amici coreani escono tra loro, allora il Konglish si adatterebbe perfettamente.

Questo approccio riflette le tendenze attuali verso la diversità e l’uguaglianza, anche se da una prospettiva linguistica. Pasticciare con un’altra lingua significa fondamentalmente toccare un’altra cultura. Questa non è una lezione di correttezza politica, ma di correttezza linguistica, perché tutte le lingue presentano una forma di grammatica e vocabolario prevedibili e sistematici. Quindi, considerare solo una varietà di grammatica e di vocabolario come corretta, linguisticamente parlando, non ha senso.

Il Konglish riflette un’identità culturale, si connette con la diversità linguistica e, soprattutto, viene già usato per comunicare in Corea, cosa che rappresenta lo scopo fondamentale di una lingua.

Di seguito una piccola selezione di alcune parole usate nel Konglish che vale la pena scoprire.

 

Skinship: si riferisce all’atto del contatto fisico, come quello che si può osservare tra una madre e un bambino, ma anche tra gli adulti, per indicare una profonda amicizia. Ricordo, in Corea, una volta stavo osservando due amici stretti. A un certo punto, per un attimo uno dei due, da dietro, ha intrecciato le braccia intorno all’amico. Vista questa pratica di contatto, ha senso avere una parola per descriverla, mostrando così il legame tra lingua e cultura. L’unione della parola skin (pelle) con il suffisso ship non è più o meno “logica” dello stesso meccanismo usato per parole come relationship e friendship.

Burberry: in Corea questo termine si riferisce in generale a un impermeabile, non al marchio di abbigliamento in sé. Non si tratta di un errore da nessun punto di vista. È ampiamente usato e comprensibile nel Paese. Alla fine dei conti, la società tende a non aspettare la pubblicazione di dizionari e libri di testo per legittimare in qualche modo un linguaggio e renderlo ufficiale, la società lo fa da sé attraverso il rafforzamento linguistico direttamente sul campo. La parola è anche un esempio di “sovraestensione” linguistica e se la dichiariamo errore, allora dovremmo farlo anche in riferimento a termini come Hoover e Kleenex quando si parla di aspirapolvere e fazzolettini di carta.

Grand Open: significa inaugurazione e viene usata per il lancio di un ristorante o di un grande magazzino. Si vede ovunque in Corea. Il fatto che sia stampata su menu e grandi striscioni appesi mostra come una varietà di inglese viene resa ufficiale da chi lo parla in modi che vanno al di là dei libri di testo e dei dizionari. In quanto tale, non si può quindi considerare un errore grammaticale per via del suffisso ing mancante.

I giorni in cui i madrelingua inglesi dicevano “Parla inglese!“, ora possono essere sostituiti con “Parla il nostro inglese!“. In conclusione, se viaggiamo o lavoriamo all’estero, possiamo aspettarci di ascoltare non solo lingue straniere ma anche le varietà di inglese in tutte le sue forme.

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