19 Marzo 2024

L’industria delle armi e la cultura della violenza negli Stati Uniti

[Traduzione a cura di Anna Corsanello, dall’articolo originale di Michael Siegel pubblicato su The Conversation]

Gli Americani hanno attribuito a molti fattori, dalle malattie mentali alla sicurezza inadeguata, le colpe delle tragiche sparatorie di massa che si verificano sempre più spesso nelle scuole, negli uffici e nei teatri degli Stati Uniti.

Tuttavia, nell’attuale dibattito nazionale sulle cause alla radice della violenza armata, i produttori di armi difficilmente vengono menzionati. Come ricercatore della sanità pubblica lo trovo strano, perché ci sono prove che dimostrano come la cultura intorno alle armi contribuisca significativamente alla violenza armata. E i produttori di armi da fuoco hanno giocato un ruolo importante nell’influenzare la cultura americana delle armi.

Per contribuire a rilanciare questo dibattito che ritengo doveroso, vorrei condividere alcuni fatti critici circa l’industria delle armi da fuoco che ho appreso dalla mia recente ricerca sulla prevenzione della violenza armata.

Incremento delle vendite di pistole

Gli Stati Uniti sono saturi di armi – e nell’ultimo decennio lo sono diventati sempre di più. Solo nel 2016, le industrie statunitensi hanno prodotto 10,6 milioni di armi da fuoco da introdurre nel mercato, rispetto ai 3,6 milioni del 2006. Pistole e fucili compongono circa l’85% della produzione totale.

Inoltre, il mercato è dominato da un ristretto numero di fabbricanti d’armi. Nel 2016 i cinque principali produttori di pistole da soli controllavano la metà di tutta la produzione: Sturm, Ruger & Co., SIG Sauer, Glock, Kimber Manufacturing e SCCY Industries. Allo stesso modo, i maggiori produttori di fucili – Remington Arms, Sturm, Anderson Manufacturing, Smith & Wesson e Savage Arms- controllavano il 62,3 % del mercato.

Questa, tuttavia, è solo una parte della storia. Uno sguardo al calibro delle pistole prodotte nell’ultimo decennio rivela un cambiamento significativo nella domanda che ha rimodellato l’industria.

Anche la produzione di fucili è aumentata, passando da 1,4 milioni nel 2005 a 4,2 milioni nel 2016, aumento dovuto principalmente a una maggiore domanda di armi semi-automatiche, tra cui fucili d’assalto.

Spiegazione delle statistiche

Come si può spiegare il balzo delle vendite di pistole a grosso calibro e fucili semi-automatici?

I produttori di armi sono diventati molto efficienti nello sponsorizzare i loro articoli come strumenti necessari per la difesa personale – forse in grande parte per compensare una diminuzione nella richiesta ad uso ricreativo.

Per esempio, nel 2005, Smith & Wesson aveva annunciato una nuova importante campagna di marketing basata su “difesa, sicurezza, protezione e sport.” Il numero di armi vendute dall’azienda è quindi aumentato, salendo del 30 % nel 2005 e del 50 % nel 2006, trainato da una forte crescita delle vendite di pistole. In confronto, il numero di armi da fuoco venduto nel 2004 era aumentato dell’11 % rispetto all’anno precedente.

Dai sondaggi emerge fortemente come i possessori di armi siano diventati meno propensi a citare la caccia o lo sport come motivo per il possesso, indicando invece come motivazione la sicurezza personale. La percentuale di proprietari di armi che ha riferito alla Gallup di possedere un’arma da fuoco per cacciare è scesa al 36 % nel 2013 da quasi il 60 % nel 2000. La percentuale che ha citato lo “sport” come motivazione è scesa ancora di più.

Nel frattempo, secondo un sondaggio della Harvard School of Public Health, nel 2016 il 63 % dei proprietari di armi ha indicato come motivazione principale l’autodifesa, rispetto al 46 % del 2004.

Le leggi “Stand-your-ground” prosperano

Un’altra possibile spiegazione per l’incremento della produzione di pistole potrebbe essere una vasta adozione di leggi statalistand-your-ground” negli ultimi anni. Queste leggi permettono esplicitamente di utilizzare una pistola per la legittima difesa come prima risorsa davanti a una minaccia.

Lo Utah ha promulgato la prima legge stand-your-ground nel 1994. Successivamente si è avuta una seconda adozione in Florida solo nel 2005. Un anno più tardi le leggi stand-your-ground sono decollate, con l’emanazione in 11 Stati solo nel 2006. Da allora un’altra dozzina di Stati hanno adottato tali leggi, portando a un totale che corrisponde a metà di tutti gli Stati Uniti.

Queste leggi sono state il risultato di una concertata campagna di lobbying della National Rifle Association. Ad esempio, la legge della Florida, che George Zimmerman ha usato nel 2013 per sfuggire alle accuse di aver ucciso Trayvon Martin, è stata creata anche grazie all’azione di lobbying dell’ex presidente della NRA Marion Hammer.

Il Consiglio americano per le questioni legislative, un’associazione dei legislatori di Stato sostenitori della politica del settore privato, di cui la NRA era un membro, ha contribuito a promuovere le leggi in tutto il Paese utilizzando un modello elaborato da un altro funzionario dell’NRA.

Non è chiaro se la campagna per promuovere le leggi stand-your-ground abbia alimentato l’aumento della produzione di pistole. Ma è possibile che sia parte di un più ampio sforzo per normalizzare l’uso di armi da fuoco per la difesa personale.

Anna Corsanello

Traduttrice dall’inglese e dal russo per professione e per passione. Ama il suo lavoro perché le permette di imparare sempre qualcosa di nuovo e di mettere a disposizione degli altri questa conoscenza.

One thought on “L’industria delle armi e la cultura della violenza negli Stati Uniti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *