28 Aprile 2024

L’open source al servizio della sanità nei Paesi in via di Sviluppo

Il software open source al servizio del settore sanitario ha prodotto e sta producendo modelli di innovazione interessanti soprattutto a vantaggio delle realtà più marginali del pianeta.

Uno di questi è il progetto Open Hospital, sistema informatico messo a punto nel 2006 da Informatici Senza Frontiere organizzazione che si occupa di progetti no profit – per fornire uno strumento utile ai fini della sanità locale in particolare alle aree più isolate e meno servite in tutto il mondo.

Open Hospital, come software libero di gestione ospedaliera – HIMS, Health Information Management System –  è gestito in un repository di progetti open source, sourceforge.net.

L’icona di Open Hospital

Cliniche ospedaliere in Kenya, Benin, Uganda, Congo, Afghanistan, ma anche in Angola, Madagascar, Tanzania, Etiopia, Birmania, Nepal, Yemen, grazie a questo software realizzato in linguaggio Java, negli ultimi dieci anni sono riuscite – secondo gli autori dell’iniziativa – a rendere più agile, veloce ed efficiente la gestione amministrativa di ospedali, ambulatori e centri medici.

Facilitando attività come, ad esempio, tenere traccia dei pazienti mediante la connessione a una rete; gestire il laboratorio di analisi, i medicinali in magazzino e il ricovero dei pazienti; stampare report; procedere in maniera rapida agli ordinativi dei farmaci; informare i pazienti delle cure necessarie via SMS; consentire la registrazione dello storico dei pazienti; inviare al Governo i dati che riguardano le malattie diagnosticate, ecc.

Si tratta in ogni caso di un software work in progress, modificabile ad hoc sulla base delle domande specifiche delle singole realtà in cui si va ad inserire, sulla base di esigenze diverse anche tenendo conto del grado di alfabetizzazione del personale sanitario che lì vi opera.

Attualmente, OH è arrivato alla versione 1.8 e la sua potenzialità sociale risulta direttamente proporzionale alla crescita delle persone che oggi riescono ad accedere ad Internet. Si stima che nel 2020 si passerà da 2 a 5 miliardi di utenti della Rete nel mondo.

Come sistema stand alone, cioè in grado di funzionare indipendentemente da altri software, Open Hospital può essere installato e sviluppato in ogni ambiente senza vincoli particolari; è intuitivo e dotato di una buona usabilità; è, come è ovvio, gratuito; inoltre, più di uno sviluppatore può entrare a far parte di una libera community per fornire il proprio contributo al miglioramento del progetto.

Il futuro della sanità in zone svantaggiate del pianeta è dunque davvero affidato all’open source?

Senza dubbio grazie all’open sorce continuano a diffondersi software utili in ambito sanitario perché questi riescono ad abbattere i costi per l’acquisizione di tecnologie e informazioni sanitarie. E sempre di più sono le strutture – anche in Africa – che si interfacciano con questi servizi chiedendo specifiche consulenze.

Un altro esempio di questa tipologia di software in ambito sanitario è quello di Indivo Health, progetto che consente al paziente di gestire in tutta sicurezza una copia digitale delle informazioni mediche sulla propria salute.

 

OpenEMR, sostenuto dall’organizzazione no profit OEMR  è invece un software di gestione ospedaliero – supportato da una comunità di volontari oltre che professionisti – molto utilizzato nei piccoli centri ospedalieri per gestire le cartelle cliniche elettroniche, disponibile anche con il supporto multilingue e installabile su workstations/pc linux e windows.

Simili funzionalità le ha il software multipiattaforma ClearHealth  in uso in più di 600 strutture sanitarie; oppure GNU health , in uso dall’Università delle Nazioni Unite, che si distingue per la sua versatilità. O ancora OpenMRS  pensato “per essere utilizzabile in ambienti molto poveri di risorse e modificabile con l’aggiunta di nuovi elementi senza programmazione”, dal 2010 usato da più di 20 Paesi in via di Sviluppo, soprattutto in Africa.

Sono soltanto alcuni dei software attualmente in circolazione, molti dei quali davvero ottimi. E che permettono alla tecnologia di essere alla base di belle storie di sanità.

Come quella che riguarda il villaggio sudanese di Soba, vicino a Khartoum, dove ha sede quello che pare sia l’unico centro cardochirurgico gratuito dell’Africa, inaugurato nel 2007 e gestito da Emergency.

Un centro altamente qualificato e che utilizza appunto progetti open source come quello per la gestione delle cartelle cliniche. Esempio virtuosi di amministrazione della sanità, che lasciano ben sperare.

L’informatica solidale applicata in campo medico è infatti soltanto all’inizio del suo percorso di affermazione.

Il problema resta naturalmente quello di assicurare le connessioni laddove non vi sono ancora, concentrando gli sforzi anche sull’alfabetizzazione del personale medico locale per renderlo quanto più autonomo nella gestione dei (numerosi) progetti open source.

Elena Paparelli

Giornalista freelance, lavora attualmente in Rai. Ha pubblicato tra gli altri i libri “Technovintage-Storia romantica degli strumenti di comunicazione” e “Favole per (quasi) adulti dal mondo animale”.

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