23 Novembre 2024

Onu, tagli alle missioni e umanitarismo ipocrita dei media USA

[Traduzione a cura di Benedetta Monti, dall’articolo originale di Daniel Fisher pubblicato su Pambazuka]

Truppe delle Nazioni Unite a Goma. Utente Flickr MONUSCO, Licenza CC.
Truppe delle Nazioni Unite a Goma. Utente Flickr MONUSCO, licenza CC.

Con 462 osservatori militari, 1.090 membri del personale di polizia e 18.232 membri del personale militare, ovvero complessivamente 19.784 membri in uniforme, la missione delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione della Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO) rappresenta la maggiore missione di peacekeeping del mondo.

Istituita 17 anni fa (denominata MONUC prima del 2010), questa missione potrebbe apparire drasticamente diversa dopo la proposta del presidente americano Trump di tagli alle Nazioni Unite per miliardi di dollari. Nell’appetito insaziabile dei media (spesso a fini di audience) riguardo alle ipotesi di complotto russe, abbiamo anche sentito voci in merito alle conseguenze internazionali delle proposte avanzate dal presidente Trump.

Nonostante la morte di 5 milioni di congolesi, a seguito di uccisioni oppure per fame o malattie prevenibili, sulla stampa americana questi avvenimenti hanno conquistato uno spazio marginale. L’indifferenza è palese se si considera che sono alcuni alleati americani, Ruanda, Uganda e il regime di Joseph Kabila che uccide e imprigiona sistematicamente civili per conservare il suo potere, ad essere ritenuti i principali responsabili per il bilancio delle vittime. Tuttavia, rispetto a tale profilo di responsabilità, la discussione sulla pace congolese rimane incentrata principalmente sul raggiungimento degli obiettivi imperialistici americani.

Peter Yeo, della CNN, ha affermato: “Se l’ordine sui tagli alle Nazioni Unite dovesse essere firmato, la politica estera americana e gli interessi di sicurezza nazionale verrebbero messi a rischio, insieme a milioni di vite,” e gli americani dovrebbero “[ ] ricordarsi in primo luogo il motivo per cui gli Stati Uniti forniscono tali fondi alle Nazioni Unite. Promuovere la pace e la sicurezza globale attraverso le Nazioni Unite aiuta a prevenire i conflitti e a ridurre il numero di persone che hanno l’esigenza di fuggire, impegni in linea con la politica del presidente Trump di proteggere gli americani”. Un altro resoconto della CNN conclude che questi tagli alle Nazioni Unite sarebbero “devastanti per la guerra al terrorismo”.

Collegando le missioni di peacekeeping e altri programmi umanitari delle Nazioni Unite, Colum Lynch, rappresentante della politica estera, ha aggiunto che il miliardo di tagli proposto da Trump “rispecchia il desiderio evidente della Casa Bianca di disfarsi del ruolo tradizionale dell’America come paladina degli oppressi e adottare quello di una potenza militare da temere.

In assenza di prove in merito ai benefici che le missioni di peacekeeping forniscono alla popolazione congolese (e alle altre nazioni in cui sono presenti le truppe delle Nazioni Unite), ma esprimendosi retoricamente sul mancato supporto alla politica estera americana, i media rivelano implicitamente il motivo per cui si oppongono ai tagli del budget delle Nazioni Unite: non si oppongono al definanziamento di Trump a causa delle conseguenze che questo potrebbe comportare per la popolazione congolese, ma perché ciò sarebbe in contrasto con la loro narrazione umanitaria imperialistica.

Questo scandalo avviene in seguito all’approvazione da parte di una maggioranza di Repubblicani e Democratici alla Camera di una risoluzione in cui le Nazioni Unite sono state condannate per aver richiesto allo Stato di Israele di seguire il diritto internazionale. I Repubblicani hanno perso letteralmente la testa quando gli Stati Uniti si sono “astenuti” dalla votazione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e hanno richiesto un definanziamento delle Nazioni Unite stesse fino alla revoca della risoluzione. Se l’ONU minaccia gli alleati militari americani nel mondo chiedendo loro di seguire la legge, allora la “paladina degli oppressi” è giustificata quando minaccia tagli a programmi che comporterebbero “un rischio per milioni di vite”.

Nell’Africa Centrale, quando le Nazioni Unite hanno minacciato gli alleati americani nella regione come Paul Kagame in Ruanda, l’America si è opposta, modificando i propri report (Paul Kagame era cliente di Susan Rice a Intellibridge) e ha interdetto dagli incontri gli esperti francesi di livello inferiore. Gli americani hanno insistito per questa interdizione perché temevano che i diplomatici francesi divulgassero rapporti per contrastare i tentativi americani di non riferire la colpevolezza di Kagame nei rapporti delle Nazioni Unite (ed è per questo motivo che esistono versioni trapelate e versioni ufficiali degli stessi rapporti).

A parte l’ipocrisia che da sempre caratterizza l’impero americano, dobbiamo porci alcune domande fondamentali. Che cosa stanno cercando di nascondere i “paladini degli oppressi” in Africa Centrale? Quali sono i risultati reali della missione MONUSCO e quali benefici ne trae la popolazione congolese?

Da quando i belgi sono stati obbligati a porre fine al proprio impero coloniale, l’Occidente e i suoi alleati si sono adoperati per decenni per distruggere le aspirazioni democratiche congolesi. Dall’indipendenza della Repubblica Democratica del Congo, le forze di pace delle Nazioni Unite sono state utilizzate come strumenti per le ambizioni imperialistiche occidentali.

Il Conte Harol d’Aspremont Lynden (ministro belga per gli “Affari Africani” nel 1960-61), in un telegramma si vantava che grazie alle Nazioni Unite “d’ora in poi possiamo essere ottimisti riguardo al modo in cui la situazione generale si evolverà nella provincia del Katanga. Salvo nuovi imprevisti, le strutture del Katanga saranno protette dalle truppe delle Nazioni Unite e, in un futuro non troppo lontano, dalle truppe del Katanga stesso al comando di ufficiali belgi.”

Le strutture del Katanga che sarebbero state protette dalle Nazioni Unite costituivano un movimento separatista sostenuto sia dal Belgio che dagli Stati Uniti che si è diviso dalla Repubblica Democratica del Congo. Tale movimento è culminato con l’assassinio di Patrice Lumumba (il primo Primo Ministro della Repubblica Democratica del Congo ad essere eletto democraticamente) in Katanga e il successivo tentativo di schiacciare il movimento nazionalista e internazionalista della popolazione congolese. Da allora, ogni Primo Ministro/dittatore congolese ha dovuto ricevere l’approvazione del Governo americano.

Questa però non è stata l’unica volta in cui le Nazioni Unite hanno permesso agli alleati americani di commettere atrocità. Nel 2008, Kiwanja è stata attaccata da soldati al comando del criminale internazionale Laurent Nkunda (generale del gruppo paramilitare di Paul Kagame, ancora in libertà). In un solo giorno sono state massacrate 150 persone nonostante le forze di pace delle Nazioni Unite si trovassero a un solo miglio di distanza.

Nel 2009, le Nazioni Unite hanno collaborato con le forze paramilitari del Ruanda e con l’esercito congolese durante Operation Kimia II e Umoja Wetu. Durante le operazioni le milizie congolesi e i paramilitari del Ruanda hanno stuprato e ucciso civili congolesi. Sono rimasti uccisi almeno 700 civili, nonostante le Nazioni Unite abbiano affermato che la collaborazione militare avrebbe ridotto o eliminato i crimini di guerra durante le missioni.

Nel 2010, il villaggio di Luvungi è stato nuovamente attaccato dalle forze paramilitari del Ruanda. Questa volta le truppe delle Nazioni Unite erano distanti 11 miglia, ma nonostante abbiano sentito il rumore degli spari, hanno deciso di non rispondere al fuoco perché poteva trattarsi di un trabocchetto.

Nel 2012 la missione per il mantenimento della pace delle Nazioni Unite ancora una volta non ha adempiuto al proprio mandato. Il gruppo paramilitare ruandese, l’M23, ha invaso il Congo compiendo saccheggi, stupri e uccisioni (gli Stati Uniti hanno cercato di minimizzare il ruolo di Kagame nei rapporti delle Nazioni Unite). Questo gruppo ha infine avuto un ruolo importante nei media quando ha occupato un centro delle ONG a Goma e gli ambasciatori occidentali sono stati costretti a fuggire.

Le forze di pace delle Nazioni Unite sono state anche accusate di stupro, con un terzo dei casi che ha riguardato minori, e secondo la testata The Indipendent attualmente nel personale delle Nazioni Unite ci sarebbero circa 2.000 pedofili. Riguardo a questa situazione, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha dichiarato che “non esiste una bacchetta magica per risolvere questo problema di abusi e di sfruttamento sessuale… Tuttavia ritengo che possiamo migliorare il modo in cui questa piaga viene affrontata.”

All’inizio di questo mese, nonostante siano state accordate autorità militari supplementari per porre fine a questo tipo di atrocità e sia stata istituita una collaborazione tra le Nazioni Unite e i dittatori dell’Africa Centrale, sono state scoperte 17 fosse comuni di civili congolesi. Ciò non desta alcuna sorpresa considerando che le politiche sostenute dalle Nazioni Unite e degli alleati in Africa Centrale hanno comportato la violazione dei diritti umani, con un aumento del 30 per cento solamente nell’ultimo anno.

Riesaminando questo e altri numerosi casi si potrebbe spiegare il motivo per cui nelle zone in cui opera la missione MONUSCO la maggioranza dei civili congolesi vorrebbero che le Nazioni Unite se ne andassero. E solamente il 36 per cento dei congolesi pensa che le Nazioni Unite non siano corrotte.

Sarebbe troppo generoso considerare questa situazione come un fallimento delle forze di pace delle Nazioni Unite. Le Nazioni Unite hanno il sostegno dei politici americani soltanto se agiscono in linea con i loro obiettivi politici, in caso contrario vengono condannate, sovvertite e minacciate da definanziamenti.

Durante il Consiglio per gli Affari Esteri, l’ambasciatrice degli Stati Uniti Nikki Haley (e favorita neo-conservatrice) ha proclamato che “abbiamo l’appoggio dei nostri alleati” e che “la partita sarà chiusa” se le prerogative della politica estera di Trump vengono contestate. Dietro il pretesto di interventismo umanitario, la Haley ha promesso agli americani “di voler portare avanti il ruolo degli Stati Uniti come coscienza morale del mondo.” Questa “coscienza morale del mondo” era evidente quando al Principe della Corona Saudita Mohammed bin Nayef bin Abdulaziz al-Saud (accusato come criminale di guerra) è stata donata una medaglia dal direttore della CIA Mike Pompeo.

Per la popolazione congolese questa coscienza morale si è manifestata durante l’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC) dove Paul Kagame è stato il primo leader africano ad affrontare la lobby israeliana. Dimostrando il modo in cui progetta di avere l’appoggio dei propri alleati, l’ambasciatrice Haley ha affermato alle persone presenti che “fino a che le Nazioni Unite risponderanno nel modo in cui dovrebbero fare, non ci saranno più favori per l’autorità palestinese.“ Traduzione: se la comunità mondiale metterà in discussione i dittatori alleati della coscienza morale del mondo (pubblicando rapporti che documentano i crimini contro l’umanità), sarà punita ed equivale ad un annuncio pubblico in merito all’immunità concessa ai dittatori alleati americani presenti, compreso Paul Kagame.

I media e i falchi della guerra bipartisan non si preoccupano che questi tagli al budget potrebbero causare maggiori sofferenze nel mondo, ma del fatto che l’élite che sostiene l’impero americano non possa più nascondere il proprio imperialismo dietro il pretesto di una vuota retorica sulla politica estera americana.

L’amministrazione Trump è puro e semplice imperialismo. Trump non si preoccupa dell’apparenza di corruzione ma è egli stesso la corruzione, un rappresentante della cleptocrazia che dà valore solo al potere, un pericolo per l’America e per il mondo intero. Ciò tuttavia non significa che il consenso di Washington non stia già causando innumerevoli sofferenze per la popolazione congolese dato che si trova in una zona che ha risorse per un valore di 24 mila miliardi di dollari che sono importanti per la macchina da guerra americana. Se gli americani vogliono davvero essere solidali con la popolazione congolese dovrebbero appoggiare i movimenti civili come TELEMA, e non fingere che le radici della politica estera americana fossero sul lato della giustizia prima di Trump.

Benedetta Monti

Traduttrice freelance dal 2008 (dall'inglese e dal tedesco) soprattutto di testi legali, ama mettere a disposizione le sue competenze anche per fini umanitari e traduzioni volontarie.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *