25 Aprile 2024

Un profilo su Tinder per l’ultimo rinoceronte maschio

Non si sa se ridere o piangere, io direi la seconda. Comunque, passiamo alla notizia: Sudan, che a dispetto del nome vive in Kenya, nella riserva di caccia Ol Pejeta Conservancy, è l’ultimo rinoceronte maschio bianco del nord rimasto al mondo. Così dicono coloro che hanno aperto il suo profilo, con tanto di foto e messaggi ammiccanti, su Tinder, l’app per gli incontri sentimentali.

A furia di caccia di frodo è accaduto quello che ormai si sa da tempo – e che purtroppo riguarda molte altre specie – vale a dire: estinzione. Ma si spera in un miracolo. Miracolo legato però alle più moderne tecniche riproduttive. Essì, perché lo scopo della campagna in corso – in cui è coinvolta anche una delle più grandi agenzie di comunicazioni che opera nel continente, Ogilvy Africa – è di raccogliere sufficiente denaro per avviare una fecondazione in vitro.

Nella stessa riserva vivono con Sudan due rinoceronti bianche femmine, che per qualche motivo però non sono mai rimaste incinta del loro compagno di avventure. L’obiettivo quindi è sviluppare tecnologie riproduttive in vitro per salvare la specie. Un programma stimato intorno ai 9 milioni di dollari per cominciare a reintrodurre nuovi esemplari.

La tecnica, Ovum Pick Up, già utilizzata da tempo nei bovini, è in fase di sperimentazione da un paio di anni sui rinoceronti.

Intanto Sudan farà forse il suo ultimo sforzo, visto che ha 43 anni e sia la sua forza che il suo sperma non sono più quelli di un tempo, ma sembra che chi ha messo in piedi il progetto – e aperto l’account su Tinder –  mostri di aver fiducia ormai molto di più nella scienza che nella natura…

Sudan, che è presente sull’app dal 25 aprile scorso ed è visibile in 190 Paesi e in oltre 40 lingue, è finora riuscito a raccogliere – con un sistema di click dei donatori – quasi 72.000 dollari. Le motivazioni della decisione di aprire una campagna per tentare la riproduzione, sono spiegate in un comunicato pubblicato sul sito della riserva naturale che ospita gli animali. Nel comunicato è illustrato anche il metodo in vitro che, si spera, favorisca la nascita di altri rinoceronti bianchi.

Speriamo che Sudan ce la faccia almeno a vedere una delle sue amiche in dolce attesa.

Per il resto, non c’è da stare allegri e dopotutto Sudan, prima di essere riportato in Africa, si trovava in uno zoo nella Repubblica Cecoslovacca che pare ne sia ancora il proprietario. Così come lo è delle due rinoceronti femmine, anche queste a lungo sottratte all’ambiente naturale.

Se Sudan si è salvato dai cacciatori, ha però perso moltissimo durante la cattività, e tra queste forse proprio la sua capacità riproduttiva. Chissà. E chissà se i tre rinoceronti nella riserva stanno semplicemente trascorrendo gli ultimi anni della loro vita come un anziano in un istituto, inconsapevoli di essere gli ultimi della loro specie o se sono quelli che – per un scatto del destino nella giusta direzione – la salveranno.

In ogni caso, per loro non sembra esserci pace, visto che devono essere sorvegliati 24 ore su 24, perché il rischio di attacchi da parte di cacciatori senza scrupoli è ancora alto, raccontano gli operatori della struttura.

I rinoceronti sono sempre stati – insieme agli elefanti – tra gli animali più braccati a causa dell’avidità dei mercanti (e compratori) d’avorio. Negli anni Sessanta ne erano rimasti circa 2.300 esemplari che nel 1984 si erano ridotti a 15.

 

I don’t mean too be too forward, but the fate of my species literally depends on me” – Non voglio sembrare esagerato ma il destino della mia specie dipende letteralmente da me – si legge sul profilo Tinder di Sudan. Sembra proprio che sia così.

Antonella Sinopoli

Giornalista professionista. Per anni redattore e responsabile di sede all'AdnKronos. Scrive di Africa anche su Nigrizia, Valigia Blu, Ghanaway, e all'occasione su altre riviste specializzate. Si interessa e scrive di questioni che riguardano il continente africano, di diritti umani, questioni sociali, letteratura e poesia africana. Ha viaggiato molto prima di fermarsi in Ghana e decidere di ripartire da lì. Ma continua ad esplorare, in uno stato di celata, perenne inquietudine. Direttore responsabile di Voci Globali. Fondatrice del progetto AfroWomenPoetry. Co-fondatrice e coordinatrice del progetto OneGlobalVoice, Uniti e Unici nel valore della diversità.

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