Mentre le migrazioni forzate continuano a toccare cifre record – 60 milioni di rifugiati nel mondo – il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato che le Nazioni Unite hanno istituito nel 2000 per gettare una luce su quanti per differenti motivi – dalle torture ai conflitti, dalle violazioni dei diritti umani alle persecuzioni – devono lasciare i loro Paesi in cerca di un altrove.
Le cifre danno come sempre il polso di una situazione in rapido mutamento: secondo il rapporto dell’Unhcr Projected Global Resettlement Needs 2017, sarebbero oltre 1 milione negli ultimi dieci anni i rifugiati per cui l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati avrebbe avanzato la richiesta di reinsediamento.
La situazione diventerà ancora più critica nel 2017, se è vero, come previsto, che quanti avranno bisogno di reinserimento saliranno a 1.19 milioni.
Intanto, in Africa il numero di richieste di reinserimento è già cresciuto, passando da 35.079 nel 2014 a 38.870 nel 2015.
Mentre non si intravede ancora una politica d’asilo condivisa fra i membri dell’Unione.