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Grecia: recessione, scontri, rifugiati e nuovo bailout


Proteste degli agricoltori greci contro l'annunciata ultima riforma delle pensioni davanti al Parlamento, Atene, 12 febbraio 2016. © Yannis Behrakis / Reuters

La Grecia torna ad attraversare un periodo difficilissimo: dichiarato ufficialmente il rientro in recessione per l’andamento negativo del Pil negli ultimi due trimestri, si trova a dover affrontare la revisione del suo terzo piano di salvataggio, mentre si acuisce anche il braccio di ferro con l’UE per la questione migratoria (è peraltro notizia di ieri che il Paese aprirà mercoledì quattro dei cinque centri di registrazione e selezione dei rifugiati e migranti come accordato con l’Unione Europea).

L’emergenza più grave è tuttavia quella della violenta rivolta degli agricoltori iniziata nel weekend. Le proteste sono motivate dalle richieste dei creditori esteri per la concessione del terzo bailout, che il governo Tsipras dovrà affrontare in Parlamento, per ulteriori tagli alle pensioni tra il 5 e il 30% per quanti si ritirino dal lavoro a partire dall’inizio di quest’anno, insieme a un aumento dei contributi previdenziali dell’1,5%.

Gli agricoltori sono particolarmente esasperati per gli aggravi fiscali e la contestuale riduzione dei sussidi ai carburanti, fertilizzanti e sementi. La principale autostrada greca è stata bloccata, insieme ad altre decine di strade principalmente nel Nord del Paese, che è stato praticamente tagliato in due. Altri manifestanti hanno invece invaso la capitale con trattori e altri mezzi, di fatto paralizzando la città. Accampati in piazza Syntagma, hanno cercato di entrare nel Parlamento ma sono stati fermati dalla polizia con i gas lacrimogeni, anche se Tsipras pare aver chiesto cautela, anche perché non certo della fedeltà delle forze dell’ordine in questo momento.

I manifestanti hanno infatti forte sostegno dal resto dei concittadini, le proteste si stanno espandendo a molte altre categorie sociali compresa parte delle stesse forze di polizia. Il governo Tsipras è insomma in forte difficoltà nella promozione di queste nuove misure, ma è altrettanto chiaro che non esiste una reale alternativa politica e gli scenari per il futuro della Grecia restano sempre molto cupi.

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