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Guinea Bissau, il cambiamento in un reportage multimediale

[Articolo a firma di Sara Perro, giornalista e tra i realizzatori della piattaforma multimediale]

Idalina e il gruppo di Manjuandades danzano e suonano al servizio della comunità. Leandro Pinto Junior ha fondato la cooperativa agricola Coajoc per fare politica con le mani nella terra. Fe e Edmar sognano la democrazia per il loro Paese e s’impegnano per instaurarla. Elio ha guardato all’Europa, e poi ha deciso di rimanere e di aprire il suo negozio di generi di prima necessità. Il regista internazionale Flora Gomes racconta la sua terra e vede il cinema come riscatto di un popolo, il suo.

 

Le loro idee, i loro sguardi, le loro esperienze, sono solo alcune di quelle raccontante in “Guinendadi – Storie di rivoluzione e sviluppo in Guinea Bissau“. Un reportage multimediale che ruota intorno ad una parola in creolo: guinendadi. Un unico termine dai molteplici significati, capace di dar voce a sentimenti di amore per la patria, giustizia, responsabilità, condivisione, impegno politico e sociale, allegria e di unire l’intero popolo della Guinea Bissau.

Quindici storie emblematiche mostrano un lato diverso di un Paese noto soprattutto per le crisi politiche, il narcotraffico e l’estrema povertà. L’intento è quello di dare voce a donne e uomini che si impegnano per rendere possibile una Guinea Bissau diversa e costruire un futuro migliore.

La nostra ambizione è quella di risvegliare le coscienze e fare informazione a tutti i livelli della società, con una particolare attenzione alle vicende politiche del Paese e alle conseguenze che tratteggiano la Guinea Bissau odierna” spiegano Spencer e Bruno, attivisti del Mac, il movimento cittadino con sede a Bissau nato in risposta al colpo di Stato militare dell’aprile 2012.

Binhan e Imperador cantano e rappano in nome del popolo, “perché un artista deve raccontare quello che la gente vive, sogna, si aspetta dal futuro“.

Samuel e Juelma sono i responsabili del primo incubatore d’imprese del Paese e nei loro occhi si scorge il significato del nome del progetto: “Bo fia, bo pudi”, “se ci credi, puoi”.

Per un futuro diverso s’impegnano in molti: anche Ana, Victoria e Augusta che vivono in una tabanca, un villaggio, e si sono costituite in associazione per coltivare insieme la terra. O Fatoumata che vive a Farim dove strappa il sale dal rio Cacheu, lavorando un prodotto presidio Slow Food.

Le storie di “Guinendadi” sono raccolte su una piattaforma multimediale che mette insieme testi, foto e video, creata su misura rispetto alla funzione narrativa del reportage. Un esempio di storytelling giornalistico che vuole “entrare dentro” le storie, dedicando loro il giusto tempo e la giusta attenzione.

Il reportage è stato realizzato dai giornalisti Serena Carta, Fabio Lepore, Carolina Lucchesini, Sara Perro in collaborazione con l’ONG Engim Internazionale e grazie al premio DevReporter, finalizzato a intensificare la collaborazione tra il mondo del giornalismo e quello della cooperazione internazionale.

[Le foto pubblicate sono degli autori del reportage]

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