Law not War, legge non guerra, è il modello – e la continua esortazione – di Benjamin Ferencz, unico ancora in vita dei pubblici ministeri al Processo di Norimberga e che investigò sui crimini di guerra perpetrati ai nazisti.
Ferencz, chiamato Ben dagli amici, a 95 anni partecipa ancora a incontri pubblici e rilascia interviste. Per continuare a dire – con la voce tremula dell’età, ma decisa – “Norimberga mi ha insegnato che creare un mondo di tolleranza e comprensione sarebbe stato un compito lungo e arduo. Ho imparato che se non ci fossimo impegnati a sviluppare delle leggi internazionali, la stessa crudele mentalità che rese possibile l’Olocausto potrebbe un giorno distruggere l’intera razza umana“.
Nell’ultimo incontro pubblico – all’Ikeda Center for Peace, Learning and Dialogue – il giurista ha rilasciato una lunga intervista in cui oltre a toccare le tematiche riguardanti le regole e le norme dello Stato di diritto, sottolinea l’importanza delle scelte individuali. “Risvegliare la coscienza umana” dice Ferencz, “richiede principalmente un cambiamento nel cuore e nella mente e la volontà di riconoscere che tutti gli esseri umani hanno il diritto di vivere in pace e con dignità, indipendentemente dal loro credo o religione, nazionalità o altro ancora“.
Nelle parole del giurista – ungherese di nascita e americano di adozione – risuonano gli echi della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo redatta proprio all’indomani della Seconda guerra mondiale. Una grande fiducia riposta in quei trenta articoli che ancora oggi stentano a trovare applicazione.
Nel 1998, Ferencz fu anche tra coloro che strutturarono la Corte Penale Internazionale, Corte che oggi vive momenti di crisi e critiche, per esempio da Paesi africani che contestano il fatto che questa continui a giudicare solo leader africani. Mentre viene stigmatizzata la posizione degli Stati Uniti che non ne hanno mai firmato l’adesione.
Ferencz critica le posizioni di chi non accetta e riconosce l’esistenza e l’importanza di tale organismo ritenendolo un “punto di vista dannoso“. “Questo punto di vista – dice Ferencz nell’intervista – si basa su migliaia di anni di tradizioni e culture che glorificavano la guerra. Può darsi che fosse glorioso per re Giovanni estrarre Excalibur dalla roccia e combattere il nemico, o per David gettare un sasso contro Golia. Ma ora siamo in un mondo diverso. Viviamo nel mondo del cyberspazio. E da questo cyberspazio possiamo tagliare la rete elettrica sul pianeta terra. Ciò significa che in un brevissimo periodo di tempo, a seconda dell’accesso all’acqua e della condizione fisica, molti morirerebbero. Gli ospedali non funzionerebbero più, così come le luci e le comunicazioni“.
Secondo Ferencz per cambiare questo stato di guerra permanente, bisogna lavorare a più livelli.”A livello legale abbiamo bisogno di far capire chiaramente che l’uso della forza e delle armi contro altri Paesi avviene in violazione alla Carta delle Nazioni Unite ed è un reato per il quale l’individuo che ne è colpevole dovrà rendere conto e potrà essere catturato in qualunque parte del mondo. Alle azioni che la Corte Penale Internazionale punisce come atti inumani – vale a dire per esempio stupro, tortura – dovrebbe essere incluso l’uso illeggittimo della forza armata”. Ci sono certo differenze di opinioni su questo – continua il giurista – ma ciò non toglie che “la ragione deve prevalere sul potere“.
L’altro piano su cui agire è la mente delle persone. “Bisogna che ognuno di noi capisca che è impossibile tornare indietro ad un mondo dove uccidersi l’uno con l’altro è il modo di risolvere le dispute. Quello che dobbiamo fare è rieducare e cambiare il cuore e le menti“.
Ferencz non risparmia critiche al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a quei cinque Paesi a cui “era stata affidata la responsabilità di salvare le future generazioni dal flagello della guerra. Questa è la frase di apertura della Carta delle Nazioni Unite, che dà mandato alle nazioni più potenti, i cinque membri del Consiglio di sicurezza, di far rispettare tale principio. Ma queste hanno tradito questa fiducia, questo mandato. Sono tornati ad usare la guerra come si faceva prima. Questo significa che nessuno rispetta come dovrebbe le Nazioni Unite“.