L’ultimo rapporto di Freedom House sulla libertà di espressione online (“Freedom on the Net 2014“), pubblicato il 2 dicembre scorso, delinea un peggioramento a livello mondiale: come si può leggere dalla presentazione del report,
Freedom on the Net 2014, il quinto rapporto annuale sulla libertà di Internet nel mondo, che copre aggiornamenti in 65 nazioni nel corso del periodo maggio 2013 – maggio 2014, indica un declino della libertà di espressione per il quarto anno consecutivo, con 36 dei 65 paesi censiti nel rapporto come realtà in cui si assiste a un’evoluzione negativa durante il periodo di osservazione.
Non solo: contrariamente al passato, quando i governi preferivano muoversi nell’ombra, le attività di controllo di Internet sono diventate più esplicite, con l’adozione di nuove leggi che legittimano la repressione già in atto e consentono di perseguire sempre più efficacemente il dissenso online.
Oltre all’identificazione e all’analisi delle aree geografiche soggette a più stretta sorveglianza, come il Medio Oriente, il Nordafrica o paesi storicamente repressivi come la Cina, la Bielorussia, il Sudan o l’Etiopia, il rapporto si sofferma anche sulle principali minacce emerse a livello mondiale nel 2014.
Ovvero tre principali fattori: le sempre più numerose richieste di acquisizione dati rivolte dai governi alle società private che gestiscono la Rete e la conseguente costituzione di appositi centri di data storage a livello locale, fenomeno in parte ispirato all’attività della NSA americana; le minacce e le molestie online rivolte alle donne e alle comunità LGBT, spesso costrette all’autocensura e quindi alla mancata possibilità di esprimersi online; infine l’accresciuta capacità di condurre attacchi via malware sempre più sofisticati e personalizzati (in 32 dei 65 paesi esaminati) con una conseguente erosione della cybersicurezza.
Una nota positiva viene però dalla forte reazione della società civile nei confronti delle rivelazioni sui programmi di sorveglianza condotti dalla NSA. La consapevolezza dei rischi intercorsi nell’accesso alla Rete si è peraltro allargata alla fascia degli utenti comuni, i quali hanno cominciato a impegnarsi nell’autodifesa della propria privacy e libertà di espressione.
Il rapporto integrale, molto analitico, è reperibile qui. Altrimenti è possibile accedere direttamente alle schede paese dalla pagina principale del report.