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Donne, donne, donne, un’enciclopedia tutta per loro

[Nota: Questo intervento è stato scritto per Voci Globali da Rossana Di Fazio. Rossana fa parte del team “Redazione, Progetto e Costruzione” dell’Enciclopedia delle donne” on line. Abbiamo pubblicato l’articolo in due parti. La prima parte la leggete qui ]

 

(segue) Ho voluto cominciare da Milojka perché sia chiaro che l’enciclopedia non raccoglie solo le donne celebri, ma anche persone passate da porte strette della storia. Piuttosto restituisce la corona della fama a chi l’ha persa – chissà come mai – o non l’ha avuto nonostante i suoi meriti. Restituiamo volentieri questa corona, ma la conferiamo anche a chi non l’avrebbe mai avuta, in nessuna enciclopedia esistente.

Badanti, migranti, balie, maestre di montagna, femmes fatale e ballerine di varietà raccontano come si vive o si è vissuta la quotidianità, sotto quali pressioni, in base a quali sirene e convinzioni circa il denaro, il corpo, l’amore. Molte di queste donne possono apparire “cavie” della storia, come le avrebbe chiamate Elsa Morante e però nella cornice dell’Enciclopedia ritrovano a mio avviso una specie di eroismo, per aver affrontato la Storia su di sé, come cavalieri armati di paura o povertà, tanto più coraggiose quanta più paura e povertà avevano indosso.

È una prospettiva che senza sottovalutare il valore individuale ripudia decisamente una storia “per protagonisti”, vetusta trappola ancora troppo in voga: persino il termine dice che in agone si muovono altre persone. Persone attraversate dalla storia o che la attraversano di loro iniziativa: come le tante giovani giramondo o esuli che hanno fatto del muoversi e dell’essere senza patria il proprio progetto di vita, come la fotografa Simba Shani Kamaria Russeau raccontata da Sofia Palandri, a sua volta itinerante e impegnata in progetti internazionali. Sono percorsi che è interessante raccogliere e che riecheggiano quello di alcune grandi pacifiste, Jane Addams ad esempio o emancipazioniste di primo Novecento e colpisce – ma su questo tema dovrei scrivere un altro articolo – quanto dietro a ogni “diritto universale” acquisito o presunto tale – maternità, diritto allo studio, asili etc. ci siano donne, sindacaliste, maestre, politiche, mai davvero sole a raccogliere il testimone di idee e utopie di lunga durata che cambiano la vita delle persone… Riflessi che hanno la loro importanza, perché danno consistenza alle invenzioni individuali, coraggio a chi potrebbe sentirsi isolato ignorando che il proprio progetto ha un respiro antico e durevole.

Forse per questo tengo particolarmente al secondo nome dell’Enciclopedia delle donne, che intitola il blog: Specchio delle dame. “Specchio “è una parola che molte donne (in un passato anche davvero remoto) hanno scelto facendo operazioni analoghe alla nostra: Proba, Margherita Porete, Christine de Pizan, Cristina di Belgioioso sono solo alcune; come se per tutte l’idea di costruire la propria impresa servisse a loro e alle altre per costituire un riferimento nel quale riconoscersi diverso da quello che avevano a disposizione:  lo specchio delle brame che ossessiona tante donne in carne e ossa può dunque utilmente diventare lo specchio delle dame, una miniera di storie da cui imparare la libertà, e mai cercare il verdetto. Non abbiamo simpatia per i “tipi” o i modelli, pochi o tanti che siano: ecco perché l’enciclopedia è biografica e le questioni passano solo attraverso un corpo, un nome, una persona.

Prima della pubblicazione quando digitavo su un qualunque motore di ricerca “enciclopedia delle donne” la selezione si apriva con “enciclopedia delle tette”. Ora non è più così! Si aprono almeno due pagine dell’enciclopedia e questo cambiamento reale è avvenuto senza far niente, solo esistendo.

Come diffondere lo spirito dell’enciclopedia è dunque una nostra preoccupazione. Nelle scuole: incoraggiamo la formazione di NOE – nuclei operativi dell’Enciclopedia delle donne, gruppi coordinati da insegnanti, o autogestiti da studentesse e studenti  nei licei o nelle università che  redigano voci – che significa scegliere, studiare, scrivere… Dobbiamo insomma formare le future generazioni che costruiscano questa enciclopedia.

Alcune delle donne di cui raccontiamo la storia in Rete sono ben documentate. Esistono progetti tematici (donne e scienza, donne matematiche, regine, donne filosofe…) altri egregi “specchi delle dame”, di cui diamo segnalazione nel blog. Ma non una enciclopedia delle donne così come l’abbiamo voluta intendere, nella quale quello che conta non è solo un risultato, un merito da riconoscere, non solo almeno; ma il percorso, la ricchezza della esperienza spesso misconosciuta, la forza di una scelta, la misura di uno sforzo di vivere secondo il proprio giudizio o le proprie possibilità. Del resto un’enciclopedia è un progetto che veicola valori e i nostri sono questi.

Diffondere una cultura diversa vuol dire far circolare e promuovere l’impossibilità di schematizzare, di riassumere in modelli, promuovere una ricchezza, insomma realizzare quella Festa a inviti di cui diciamo sempre, un po’ rifuggendo la lamentazione – anche nelle singole voci, evitiamo di insistere sui punti pietosi o di insopportabile ingiustizia di certi destini: essi parlano da sé e ogni aggettivo o accento retorico rischierebbe di allentarne la portata. Contrastiamo così, speriamo più efficacemente, quella pesante miopia che impedisce alla comunicazione nel suo insieme di assumere una prospettiva non dico equa, ma anche solo decente e accettabile in fatto di donne.

Tutto questo lavoro è a oggi a titolo gratuito. Non abbiamo alcun finanziamento: non è una scelta. Abbiamo solo messo davanti le cose da fare, perché quando negli anni scorsi abbiamo tentato di fare il contrario – prima i fondi poi si parte, non ha funzionato. Si può associarsi alla Società per l’enciclopedia delle donne-associazione culturale : con la raccolta cerchiamo di retribuire la “formazione” di giovani redattrici, e abbiamo ricevuto dal trust nelnomedelladonna.org un finanziamento per il rinnovo del sito che a oggi è necessario.

Ultimo punto. Le voci sono firmate: non esiste un regime redazionale, se si esclude quanto siamo noiose qualche volta noi che rivediamo e annotiamo tutte le voci che arrivano. Le voci sono firmate e nella maggioranza dei casi il legame è quello di una competenza di lunga data o di una competenza creata ad hoc, che incoraggiamo, non senza qualche prova del fuoco; non posso fare tutti i nomi, ma potete verificare nella pagina autrici e autori se dico una bugia.

E’ anche per questa varietà di voci che l’enciclopedia si legge come un grande romanzo corale. Fatti salvi criteri essenziali, rigore, verifica dei dati, lo stile di ciascuno emerge e muove il ritmo di lettura, insieme ai contesti che evoca e ai volti così diversi che delinea. E  siamo molto convinte di questa forma ibrida della nostra enciclopedia e  felici quando persone di tutte le età ci scrivono mi metto lì e di voce in voce potrei passarci le ore…

Siccome l’enciclopedia è un cantiere abbiamo avviato alla redazione di ebook: romanzi, saggi, documenti…Perché una enciclopedia è un giardino o un orto in cui c’è sempre da lavorare. (fine)

 

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