“Il messaggio è arrivato alle persone che potevano fare qualcosa… e poiché la decisione era nell’aria da tempo ci si è messi in moto” dice Adrian Louw, uno dei responsabili della programmazione di Radio Bush. L’emergere dei social media ha aperto nuove opportunità anche alla comunità radiofonica che trasmette da Cape Town in Sud Africa. Non solo adesso si può interagire in maniera più efficace con il proprio pubblico, ma lo si può fare a buon mercato. Radio Bush è seguita da almeno 260.000 ascoltatori, la maggior parte dei quali abita nell’area povera di Cape Flats. Parte della città riservata, nell’era apartheid, alle sole persone di colore. È grazie ai social media – Facebook, Twitter, YouTube e un blog – se oggi Radio Bush mantiene una forte presenza nella comunità.
“L’uso dei social media per noi è stato molto importante perché ci ha permesso di fare cose senza affidarci a esperti di Internet o designer di piattaforme online”, ha detto Louw.
La stazione ha una ricca storia e in particolare si ricorda il suo carattere di sfida durante il periodo dell’apartheid. A quell’epoca essa trasmetteva illegalmente visto che ogni domanda ufficiale per ottenere la licenza veniva automaticamente respinta. Poi nel 1994 le cose cambiarono e ottenuta la licenza la stazione ha cominciato ad evolversi, processo ancora in corso.
“Se i blog funzionano – continua Louw – e se funziona l’uso del CMS (Content Management System) perché dovremmo pagare migliaia di Rand per farci progettare un sito Internet?”. I principali argomenti trattati da Radio Bush toccano da vicino il pubblico che segue l’emittente: l’HIV/AIDS, l’abuso di droga, la povertà e la criminalità. Tutti temi che vengono poi ripresi sui social network della radio, cosa che porta a risultati positivi sotto diversi aspetti, continua il responsabile di Radio Bush. “I social media rispondono davvero alla loro missione – dice Louw – Abbiamo notato che la gente segue di più le nostre trasmissioni e si sente in qualche modo proprietaria della stazione radio perché può interagire e comunicare con noi più rapidamente”. “Alle persone diciamo: ‘anche se vi sembra di non essere interessati a questo argomento non dimenticate che a Sakhisizwe (programma radio) si parlarà di HIV/AIDS alle 12.’ In questo modo il pubblico, magari un pubblico più interessato e preparato sulla questione, interagirà”.
Radio Bush è famosa anche per la sua attività di formazione dei giovani sia come tecnici che come giornalisti radiofonici. Anche in questo caso hanno utilizzato i social media per diffondere le loro richieste e messaggi in modo più rapido. “Per esempio – spiega Louw – abbiamo avviato una campagna di reclutamento di volontari. Ci hanno risposto 60 ragazzi in soli tre giorni”. Secondo i responsabili della radio, i social media aiutano le emittenti radiofoniche a superare la loro natura di immediatezza e transitorietà che a volte possono risultare debolezze intrinseche. Grazie ai social media, invece, i messaggi lanciati in radio hanno vita più lunga e diffusione più ampia. “Siamo seriamente convinti – ha concluso Louw – che la tecnologia debba essere utilizzata per migliorare la vita delle persone”.
Dall’altra parte della città nella più grande township del Sud Africa, Khayelitsha, c’è Radio Zibonele che ha molto in comune con Radio Bush. Gli ascoltatori dell’emittente sono aumentati senza soluzione di continuità, a partire da quei giorni del 1995 in cui la radio ha cominciato a trasmettere da un camion da trasporto.
Oggi gli ascoltatori sono circa 220.000 e la dimostrazione di quanto la radio sia seguita è data dall’intasamento della singola linea telefonica presente in studio. Anche per Radio Zibonele l’avvento dei social media ha rappresentato un passaggio positivo.
Come la maggior parte dei media comunitari, Radio Zibonele interagisce tradizionalmente con il suo pubblico attraverso programmi di sensibilizzazione, quali road show e altre attività comunitarie sponsorizzate. Tuttavia, negli ultimi tempi, la carenza di sponsorizzazioni ha rappresentato un ostacolo alla sopravvivenza della radio. I social media, ha detto Ntebaleng Shete, program manager della stazione, in questo caso hanno riempito la lacuna e hanno permesso di connettersi meglio alla comunità.
Radio Zibonele trasmette prevalentemente in lingua locale, isiXhosa e il suo programma di punta è quello in cui si discute di problemi sociali. L’interesse a tali argomenti è dato dai picchi di ascolto registrati durante le due ore di trasmissione.
Anche la penetrazione di telefoni cellulari dotati di connettività Internet ha fatto aumentare il numero di ascoltatori che accedono al social network. Secondo le ultime cifre fornite dalla Cellular Online, un portale mobile, il Sud Africa ha 20 milioni di utenti, e il numero di abbonati è in crescita.
“Oggi cresciamo con la tecnologia… la maggior parte della gente vuole essere su Facebook e Twitter”, ha commentato Shete.
Tuttavia, Chris Kabwato, direttore di Highway Africa, programma panafricano sulla ricerca, l’istruzione, i media e le tecnologie digitali alla Rhodes University, ha affermato che i media comunitari in Africa hanno ancora una lunga strada da percorrere per imparare ad utilizzare al meglio i social media.
“Ci sono ancora molte sfide da affrontare, come la mancanza di accesso ad Internet e la generale mancanza di conoscenze tecniche sull’utilizzo dei nuovi media”, ha detto Kabwato sottolineando che questi fattori hanno ostacolato finora il pieno utilizzo dei social media nel continente africano. L’esperto ha però aggiunto di credere che i sociale network forniranno grandi opportunità sia di sviluppare programmi più interattivi sia di generare reddito.
Traduzione dall’articolo originale a cura di Antonella Sinopoli