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Gli smartphone, nuovi strumenti di emancipazione

Si sa che i cellulari sono da alcuni anni uno dei grandi motori di progresso nei Paesi meno avanzati; gli stessi cellulari stanno venendo tuttavia soppiantati dagli smartphone dotati di applicazioni sempre più evolute. Se fino all’anno scorso gli articoli sull’argomento descrivevano l’avanguardia come rappresentata da cellulari di fascia bassa in grado di offrire applicazioni utili basate spesso su messaggi di testo (ad es. M-PESA per il mobile banking), questo è il momento degli smartphone. In particolare, come descrive il post che segue, pubblicato su Singularity Hub e da noi tradotto, a guidare il mercato nei Paesi in via di sviluppo sono gli smartphone basati sul software libero Android, i quali hanno raggiunto livelli di prezzo particolarmente bassi. (Articolo originale qui.)

Lo smartphone IDEOS della cinese Huawei sta spopolando in Kenya. In quali altri paesi si affermerà la piattaforma Android? Foto dell’utente Flickr John Karakatsanis.

Sembra ieri che ad avere uno smartphone erano solo i ragazzi più svegli, ma ora, nei Paesi in via di sviluppo, questo strumento rivoluzionario si vende come il pane. All’inizio di quest’anno, l’azienda cinese Huawei, attraverso il colosso keniota delle telecomunicazioni Safaricom, ha presentato il modello IDEOS . Finora, questo smartphone da 80$ è giunto nelle mani di oltre 350.000 Kenioti, un numero impressionante di pezzi venduti, in un Paese dove il 40% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno. Il successo di IDEOS in questo mercato afferma decisamente i modelli Android basati su software libero come smartphone del popolo, dimostrando quanto gli inarrestabili progressi nel rapporto prezzo-performance possano far esplodere la diffusione delle tecnologie di liberazione.

E allora, come ha fatto Huawei a sfruttare la curva di domanda e ridurre il prezzo al punto [cfr grafico che segue] da mettere i cellulari Android alla portata di migliaia di kenioti? E’ evidente che, al di là del crollo dei costi di tutta la microelettronica, Huawei ci è riuscita utilizzando hardware meno potente.

[Nel seguito, l’autore del post osserva come da un punto di vista tecnico gli IDEOS da 80$ non siano penalizzati da particolari svantaggi: la memoria RAM è metà di quella degli smartphone più diffusi; la principale difficoltà pare essere la durata delle batterie, il che può diventare un problema nelle aree più remote. In realtà, la grande competitività degli IDEOS è più in generale analoga a quella degli smartphone a basso costo basati sul software aperto Android, e di questo si parla più sotto, NdT]

A favorire questo sono due vantaggi fondamentali: la pluralità di produttori di telefoni e lo sviluppo di applicazioni differenziate per aree geografiche, entrambi i fenomeni catalizzati dalla filosofia open source di Android. A differenza degli Apple e dei Blackberry, chiunque è potenzialmente in grado di costruire e vendere un cellulare su tecnologia Android, basta avere acquisito il necessario know-how e sbrigate le necessarie pratiche. In tal modo si allarga il terreno di gioco, e così possono farsi avanti produttori orientati a diverse categorie di consumatori, dall’uomo d’affari giapponese al contadino dell’Uganda. E’ questo, ad esempio, il caso di Huawei e altre fabbriche cinesi di tecnologia che hanno puntato ai mercati africani.

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Tra tutti i competitor, Android sembra il meglio equipaggiato per una presenza globale, mentre Apple e gli altri probabilmente non andranno molto al di là di un’affermazione marginale, a meno di ricalibrare le strategie. C’è un enorme potenziale per i cellulari di fascia bassa nei mercati in via di sviluppo, e Android ne sta assumendo il dominio.
Qual è il vantaggio del software aperto per gli sviluppatori? Maggiore flessibilità. Se i guru delle applicazioni sono liberi di programmare senza la rigida standardizzazione alla Apple, diventa più facile adattare l’Android alle esigenze delle rispettive comunità di riferimento. Il mercato delle applicazioni Android è ancora difficile, ma se è vero che  in Africa lo smartphone è un laptop killer, allora è anche una delle piattaforme più entusiasmanti per gli sviluppatori del continente.

[L’articolo prosegue con la descrizione di alcuni esempi di applicazioni basate sulla piattaforma Android, NdT]

Un convegno imprenditoriale che si è tenuto a Nairobi lo scorso giugno, il Pivot25, ha messo in mostra alcune delle applicazioni più innovative per Android nell’est dell’Africa. Tra queste c’è M-Farm, un’app che consente agli agricoltori di trasmettere in tutto il mondo i prezzi dei prodotti e le località via SMS. Un’altra, agri-app, sviluppata dalla Makerere University aiuta a diagnosticare e monitorare la diffusione delle malattie delle colture attraverso il crowdsourcing. In una nazione dove l’agricoltura rappresenta quasi un quarto del PIL, applicazioni come queste potrebbero rivelarsi preziose per massimizzare i raccolti e favorire la diffusione dell’agricoltura di precisione.

Gli smartphone possono migliorare le pratiche agricole, settore cruciale per molti paesi in via di sviluppo. Foto Flickr del CIAT.

Se le agro-app sono adatte per le economie in via di sviluppo, in realtà il vincitore del Pivot25 è stato Medkenya. E’ l’equivalente funzionale di WebMD, in quanto è dotato di una libreria di informazioni sulla salute a portata di mano dell’utente e svolge altre attività utili, come ad esempio guidare i malati agli ospedali. Tuttavia è probabile che questo sia solo l’inizio per le applicazioni mirate all’assistenza sanitaria in Africa. Abbiamo visto come gli smartphone abbiano adottato tutti i tipi di tecnologia medica, dagli stetoscopi digitali alla diagnosi del cancro, e sono fiducioso che un giorno vedremo simili stupefacenti tecnologie sanitarie raggiungere anche le zone più remote. Un’app che tenga traccia delle proliferazioni di zanzare o uno smartphone con una periferica per il test dell’HIV farebbero miracoli nel difficile compito di fronteggiare i persistenti problemi  sanitari dei Paesi in via di sviluppo. Chissà. Forse un giorno sarà possibile portarci un medico in tasca.

Dall’agricoltura alla sanità, dalla gestione dei disastri al business, lo smartphone si sta rapidamente trasformando in uno strumento indispensabile dell’era dell’informazione. E’ molto più che un semplice gadget per pagare il caffè negli Starbuck dei sobborghi. Questa sensazione è stata descritta al meglio da Bitange Ndemo, ministro per l’Informazione e la Comunicazione in Kenya, dopo il debutto di IDEOS.

Schermata di MedKenya, vincitore di Pivot25


“All’inizio del 21° secolo, il telefono cellulare era appannaggio di una piccola élite e gli unici fini di questo gadget erano le telefonate e l’invio di messaggi di testo. Oggi, tutto questo è cambiato e la telefonia mobile non è più un lusso ma una necessità. Plasmando e introducendosi in vari aspetti della nostra vita, il cellulare è andato oltre il suo scopo originario di fare telefonate e inviare messaggi e ora si può usare tra le altre cose come una banca, un computer, una radio o un televisore. In poche parole, ha penetrato ogni aspetto della nostra vita.”


Lo smartphone è il modello esemplare di uno strumento veramente liberatorio ,e grazie ad Android e Huawei, ha il potenziale per raggiungere mercati praticamente inesplorati. Ora che lo stesso sistema operativo di cui godono gli appassionati di tecnologia dei Paesi ricchi è più accessibile ai cittadini delle nazioni in via di sviluppo, lo “smartphone del popolo” potrebbe aiutare le piccole imprese, gli agricoltori e i malati in una varietà di modi che non possiamo nemmeno immaginare. Non sto dicendo che gli Android low-cost risolveranno tutti i problemi del mondo, ma credo che la tecnologia, che sia rappresentata dalle cellule staminali o dai dispositivi mobili, ha la capacità di alleviare le fatiche dell’umanità. Mentre la curva del rapporto prezzo-prestazioni si avvicina al suo minimo assoluto, attendo il giorno in cui chiunque potrà accedere a tecnologie come quella Android pagando pochi centesimi. Quel giorno potrà non arrivare mai, ma l’IDEOS da 80 dollari dimostra che ci stiamo muovendo nella giusta direzione.

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