A Lezione d’Africa è una mostra itinerante in sedici scatti rivolta a Rimini e dintorni che i ragazzi dell’associazione Karibuni portano in centri di aggregazione giovanile, per raccontare il progetto che dal 2010 stanno realizzando in Tanzania, presso la scuola media-superiore di Daudi a Guandummehy, nel distretto di Mbulu. A ospitare la mostra, da martedì scorso e fino al 3 maggio, questa volta è il Centro Sociale Grotta Rossa.
Con un consiglio direttivo composto da giovani fra i 18 e i 25 anni di età, un’associazione come Karibuni non è cosa che si incontri tutti i giorni. In comune una passione per le azioni concrete che comincia sui banchi di scuola alle superiori. Nel 2007, alcuni giovani del riminese fanno visita a Guandummehy, dove sta sorgendo una missione gestita dalla congregazione delle suore francescane di S. Onofrio. Il progetto, che comporta anche lo scavo di un pozzo per la distribuzione dell’acqua, è realizzato nel quadro di un’iniziativa di cooperazione che vede coinvolta Bancaiuti con l’appoggio della Protezione Civile di Rimini.
Sul sito dell’associazionei Karibuni (Karibuni in swahili significa ‘benvenuti’), c’è una breve descrizione del contesto socio politico ed economio del Paese, che riportiamo:
La Tanzania è uno dei pochi Paesi africani che, dall’indipendenza del 1964, vive una situazione di relativa stabilità politica e civile. Fondata da Julius Nyerere, la Tanzania è una nazione pacifica che ha svolto negli anni un ruolo di prevenzione fondamentale riguardo ai conflitti e alla cooperazione regionale ed internazionale, riuscendo in particolare ad essere mediatore nel conflitto armato di Ruanda e Burundi, e svolgendo un ruolo principale nella lotta all’indipendenza di alcuni Paesi africani. La Tanzania è stata classificata dalla Banca Mondiale fra i 10 paesi più poveri del mondo, con un’economia fortemente dipendente dall’agricoltura che rappresenta la metà del PIL, l’85% degli introiti delle esportazioni e l’80% circa della forza lavoro impiegata. Per lo Human Development Report 2005, la Tanzania risulta essere tra i Low-Income Countries al 164° posto con un indice di sviluppo umano pari a 0.418. Le condizioni geografiche e climatiche limitano i campi coltivati al 4% del territorio.
A partire da quel viaggio i giovani coinvolti, ormai riuniti in associazione, cominciano a impegnarsi in attività di sostegno al progetto, ma il loro contributo in Tanzania ben presto si caratterizza per iniziative indipendenti, di tipo didattico, rivolte alla scuola media-superiore di Daudi a Guandummehy. Tali iniziative si concretizzano in un piano triennale (2010-2012) con appoggio logistico presso la missione delle suore francescane.
Guandummehy è un villaggio immerso nella campagna, le capanne sono spesso costruite con materiali di fortuna (fango, terra), ed il principale mezzo di sostentamento della popolazione locale è l’agricoltura, che raccoglie in particolari periodi dell’anno, tutta la forza manuale disponibile, dunque anche quella di bambini e ragazzi, impedendo il giusto proseguimento degli studi da parte di questi ultimi, che si ritrovano ben presto a dover contribuire al mantenimento di una famiglia spesso numerosa. La scuola è accessibile a tutti, in quanto statale, ma per iscriversi è necessario il vestiario adatto, la divisa della scuola, che spesso è al di là delle possibilità economiche delle famiglie […]. Vi è inoltre un problema di strumenti e materiali didattici: al 2007, le classi erano composte da 80 alunni che dovevano dividersi un libro ogni 5. Successivamente, grazie a progetti annuali alla cui realizzazione ha contribuito anche l’A.K.A.P, si è riusciti ad arrivare al rapporto di un libro ogni 3 e alla costruzione di una biblioteca didattica.
Sono obiettivi molto concreti quelli a cui lavorano: migliorare il rapporto libri/alunni, costituire una biblioteca didattica e ampliare l’opportunità per i ragazzi di portare avanti gli studi grazie ad alcune borse destinate ai più meritevoli. Alla raccolta di fondi per questi scopi si affianca però l’idea di farsi ancora più parte attiva del processo di educazione/istruzione. Così, un piccolo gruppo passa qualche settimana d’estate a Guandummehy, per svolgere seminari didattici in alcune discipline concordate con i docenti della scuola Daudi, e che comportano anche l’attuazione di laboratori manuali di fisica e di matematica. Uno degli scopi è aiutare gli studenti a uscire dal paradigma classico libro-quaderno-lezione frontale, per dar vita a un accostamento gioco-scuola che, favorendo il confronto, l’osservazione dei fenomeni e la partecipazione attiva, li aiuti a esplorare una dimensione nuova dell’apprendimento e insieme a valorizzare l’importanza del percorso educativo scolastico.
Segue un video che sintetizza il lavoro svolto nel luglio 2010 a Guandummehy, corredato da scatti che colgono l’essenza dei vari momenti di questa articolata esperienza: dai ragazzi della scuola che si fanno a loro volta insegnanti, illustrando ad altri i principi fisici e il funzionamento delle macchine che hanno costruito, agli intermezzi ricreativi con attività laboratoriali e giochi pomeridiani per i bambini della scuola primaria, come il dipingere la scenografia per il teatro dei burattini, i canti e la mega partita di calcio (erano proprio in tanti!)
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Ho chiesto a Irene Valenti, che fa parte di Karibuni e in seno all’associazione condurrà un progetto in Etiopia, quali sono i tratti più caratteristici dell’associazione.
A parte la giovane età delle persone coinvolte, che è indubbiamente un punto di forza, partiamo da quello che siamo, da quello che sappiamo fare. Ognuno di noi ha un suo bagaglio di conoscenze, capacità e preferenze e si coinvolge nel progetto in base a queste. Per esempio, il laboratorio di matematica lo dobbiamo a Michele [Canducci] che si è laureato in questa disciplina. Se non fosse stato così, quello specifico laboratorio, utilissimo per la scuola, non si sarebbe potuto realizzare.
Le fa eco Beatrice Nicolini, che è all’ultimo anno di liceo e, dopo essersi occupata nel luglio scorso del doposcuola dei bambini, sta lavorando da Rimini alla fase 2011.
Quest’anno arricchiremo le attività con un laboratorio artistico sulla teoria del colore per i ragazzi più piccoli, che si legherà comunque ai progetti da svolgere con gli studenti della scuola superiore. Lo facciamo perché c’è una persona fra noi che, avendo fatto studi artistici, può occuparsene.
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Un altro aspetto che caratterizza Karibuni – prosegue Irene – è la scelta di dar vita sul territorio [in particolare Rimini e Santarcangelo di Romagna, ma sono previsti anche ‘sconfinamenti’ in province limitrofe] a eventi di contenuto anche e soprattutto ludico, perché crediamo sia questo il modo migliore per coinvolgere i ragazzi come noi, soprattutto nei luoghi di maggiore aggregazione giovanile [dai bar di tendenza ai centri sociali,]. Ci sarà anche un elemento di novità ‘mediatica’ nel prossimo viaggio: la presenza nel gruppo di una ragazza che farà la reporter per una web radio locale, raccontando l’esperienza in divenire.
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Qual è per i ragazzi di Guandummhey il peso specifico del proseguire gli studi all’università? – chiedo a Elisa Drudi, giovane vice presidente dell’Associazione, nonché responsabile del Progetto Tanzania 2011.
E’ molto importante creare i presupposti, per esempio, per la formazione di personale sanitario (infermieristico e medico) in loco. Grazie alla missione delle Suore di S. Onofrio che ora gestisce anche un dispensario, la comunità di Guandummehy fa del suo meglio per garantire cure sanitarie a chi ne ha bisogno, ma è ovvio che con i mezzi e il personale di cui dispone può far fronte solo a casi limitati. Quelli più gravi necessitano di interventi più o meno specialistici (interventi per i quali magari in Italia potrebbe in certi casi bastare il day hospital), ma che in quel contesto diventano ben più difficili da ottenere. I malati più gravi vengono trasportati con l’unica jeep al più vicino ospedale, che si trova a non meno di 250 chilometri di distanza. Per le autorità della Tanzania garantire la presenza di un medico in una comunità come quella di Guandummehy è un investimento molto oneroso, perché a quel medico si deve fornire anche l’alloggio, oltre alla remunerazione.
Karibuni segue anche un altro progetto, in Etiopia, per l’apertura e l’avvio del reparto maternità dell’ancora incompleto Health Centre di Wasserà, che si trova nel distretto di Angachà, nella provincia di Ka Ta. Questo specifico progetto entrerà nella sua fase operativa a dicembre di quest’anno. Per ulteriori informazioni sui progetti e le modalità per sostenere l’associazione, rimandiamo al sito web ufficiale. Per seguire gli sviluppi dei vari eventi legati alle iniziative e restare aggiornati, c”è la pagina facebook A.K.A.P. – Associazione Karibuni Assistenza Popolazioni.