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Africa francofona: eventi tragici e citizen media nel 2010

Testo originale di Lova Rakotomalala, ripreso da Global Voices Online. Traduzione di Tamara Nigi.

Un altro anno che va a chiudersi con un quadro poco sereno e denso di eventi di primo piano, quello offerto dai citizen media dell’Africa francofona.

A imprimere il tono all’intera annata sono stati, già a gennaio, le conseguenze traumatiche del terremoto di Haiti, l’attentato alla squadra africana del Togo, nella provincia di Cabinda (Angola), durante la Coppa d’Africa e il lancio di gas lacrimogeni sui manifestanti in Madagascar. Ma la violenza non dà tregua neanche a fine anno, con la crisi politica in Costa d’Avorio, che è costata almeno 173 vite umane, e la tensione sociale che continua ad accendere i tumulti in Tunisia.

Il 2010 è stato per molti Paesi africani anche l’anno del cinquantenario dell’indipendenza, celebrato con la controversa parata militare agli Champs-Elysees di Parigi e con il Simposio dei Giovani Leader Africani ospitati dal Presidente Obama. Nel corso dell’anno i citizen media dell’area francofona sono stati ancora una volta all’avanguardia nella diffusione delle informazioni, trovandosi spesso anche sotto minaccia per il semplice fatto di esercitare il diritto alla libera espressione.

Un cattivo presagio

Il terremoto ha colto tutti di sorpresa, eppure, malgrado le frequenti interruzioni del servizio telefonico e la generalizzata scarsità di accesso a internet, i citizen media haitiani sono stati all’altezza della situazione, fornendo frequenti aggiornamenti e utilissimi resoconti dal luogo del dramma sull’andamento degli interventi di soccorso.

Nel pieno della tragedia, ha fatto discutere parecchio l’ostentata solidarietà del presidente senegalese Wade, quando si è offerto di cedere a titolo gratuito alcuni territori del suo Paese ai superstiti del sisma di Haiti. Presso i citizen media senegalesi, haitiani e di tutto il mondo l’offerta è stata accolta da scetticismo misto ad apprezzamento.

Il 18 febbraio è stato invece il giorno del colpo di stato in Niger guidato dal Col. Abdoulaye Adamou Harouna; dopo gli scontri a fuoco nella capitale Niamey, si è avuto il rapimento del Presidente Mamadou Tandja. In proposito, l’opinione registrata dai citizen media ha oscillato fra il disinteresse e il senso di liberazione.

Anche il continente africano è stato colpito dalla crisi finanziaria e i suoi blogger non hanno fatto mancare reazioni all’evidente disparità di trattamento fra Paesi come la Grecia e le nazioni africane, negli aiuti prestati dal Fondo Monetario Internazionale.

Dalla crisi finanziaria a quella del territorio. Le regioni settentrionali e occidentali dell’Africa sono state lungamente battute dalla pioggia e soggette a violente alluvioni. Fra i Paesi più colpiti il Marocco, la Mauritania, il Benin, la Nigeria e il Togo, dove i primi a dare conto dei fenomeni sono stati spesso proprio i citizen media.

I blogger si sono anche soffermati sulla questione della sicurezza e della stabilità nell’Africa occidentale quando AQIM [Al-Qaeda nel Maghreb islamico] ha occupato a più riprese le prime pagine dei giornali con la presa di ostaggi nel Mali e l’uccisione in luglio di Michel Germaneau, e poi ancora, qualche tempo dopo, con il rapimento di dipendenti dell’AREVA in Niger.

AQIM Area via Orthuberra su Wikimedia - Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0

La celebrazione dell’indipendenza nell’Africa francofona.

A parte il faticoso inizio, per molte nazioni africane il 2010 è stato comunque anche il cinquantesimo anniversario dell’indipendenza e, al tempo stesso, l’anno critico delle elezioni. Il ritardo nello sviluppo del progresso umano, alcuni discutibili interventi governativi e la cattiva gestione delle risorse naturali hanno portato molti blogger a chiedersi se veramente ci fosse motivo per festeggiare.

Le celebrazioni si sono svolte comunque, e in certi casi senza economia di mezzi, come a Brazzaville, in Congo.

Ma nessuna delle suddette commemorazioni ha suscitato il clamore della parata militare svoltasi a Parigi nell’anniversario della Presa della Bastiglia con la partecipazione, su invito del presidente francese Sarkozy, dei militari africani. Considerando le crescenti rivelazioni sulla corruzione della così detta “Françafrique“, ovvero quel particolare sistema di rapporti che lega i leader africani alle lobby francesi, molti osservatori hanno interpretato la presenza degli eserciti africani agli Champs-Elysees come segno di condiscendenza giudicandola a dir poco inopportuna, non dissimile dal discorso di Sarkozy a Dakar [c’è stato anche un altro discorso del Presidente a Grenoble, quest’estate, che ha suscitato vigorose reazioni nella blogosfera francofona: quello sulla criminalità fra gli stranieri e le espulsioni forzate dei Rom.]

L’amministrazione USA ha adottato un approccio diverso nel celebrare i molteplici anniversari africani. All’inizio di agosto, il Presidente Obama ha invitato i Giovani Leader Africani a un simposio di tre giornate per uno scambio di idee su come consolidare lo sviluppo, i diritti umani e la democrazia. Questa enfasi sui giovani africani ha segnato un netto contrasto con la vecchia rappresentanza dei leader africani schierata il 14 luglio a Parigi.

L’auspicio della trasparenza

Per alcuni Paesi africani il 2010 doveva essere anche l’anno in cui compiere passi significativi verso elezioni libere e trasparenti. Una speranza che è però presto svanita.

A un certo punto, in Burundi, come in Costa d’Avorio, Guinea, Madagascar e Ruanda, il processo elettorale, guastato da impegni mancati, sospetti di frodi gigantesche e atti di violenza, ha sollevato pesanti interrogativi.

E tuttavia si ha l’impressione che i cittadini siano desiderosi di progredire e dimostrare che i loro Paesi non potranno essere per sempre tenuti a freno da leadership mediocri. L’emergere di una fresca società civile, insieme ai citizen media locali, fanno sperare che qualcosa si stia muovendo, nonostante certe manovre dei governi.

Théophile Kouamouo e Saint-Clavier Oula

L’influsso esercitato dai citizen media risulta ormai evidente ai governi autoritari africani, al punto da indurli a introdurre massicci provvedimenti in direzione di un maggior controllo censorio dei mezzi di informazione digitali. Nel luglio scorso sono stati arrestati blogger e giornalisti ivoriani per la pubblicazione di documenti riguardanti la corruzione nell’ambito del commercio del cacao e del caffè. Dall’insorgere, a dicembre, della crisi politica in Costa d’Avorio, per via delle minacce personali ricevute, numerosi blogger e utenti twitter hanno rinunciato alle attività online, cessando di pubblicare aggiornamenti sulla situazione.

In Madagascar, svariati giornalisti e oppositori politici sono stati arrestati per presunta minaccia alla sicurezza nazionale e per aver espresso il loro dissenso online. Anche nell’isola malgascia si vanno prendendo misure per incrementare i controlli sui contenuti online. Tra le altre, una proposta di legge vuole riservare la gestione dei contenuti digitali ad un unico provider [fr].

Resta da capire se la lezione appresa quest’anno con le difficoltà elettorali in cui si sono dibattute varie nazioni africane sarà assimilata anche dai vicini. Il Senegal e il Camerun sono fra gli Stati che dovranno prossimamente far fronte a importanti impegni elettorali.

Intanto i blogger camerunensi non paiono troppo ottimisti rispetto all’imminente tornata elettorale. Come anche in Senegal, i citizen media locali si sono già fatti sentire in merito al nepotismo e alla corruzione percepita all’interno della pubblica amministrazione.

Nel 2011 sarebbe bello vedere un quadro rinnovato, con l’interruzione di questa sequela di risultati elettorali dubbi e della violenza nel dopo-elezioni. A popoli tanto resilienti i leader africani lo devono certamente.

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