21 Novembre 2024

tunisia

Migrazioni, l’Italia rimane la porta d’Europa. Ma poco accogliente

I migranti giungono nel nostro Paese attraverso viaggi estenuanti, via mare o via terra. Affrontano il Mediterraneo con pericolose barche o i Balcani, che d’inverno diventano un luogo gelido e inospitale. Sia lungo la rotta che una volta giunti a destinazione, si trovano in una condizione di forte vulnerabilità: infatti il sistema di accoglienza è perennemente sovraccarico e non riesce a far fronte al costante afflusso di persone. Ciò che perpetua tutto questo è la difficoltà a ottenere la protezione internazionale.

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Tunisia come alternativa alla Libia, ma il Paese è ostile ai migranti

Di recente, sono molti i cittadini africani che, pur di sfuggire a situazioni di conflitto e povertà, scelgono di dirigersi verso la Tunisia passando dalla Libia. Sono tante le testimonianze che raccontano una traversata pericolosa, alimentata dal desiderio di trovare sicurezza in terra tunisina ma che poi alla fine viene infranto dai lunghi ritardi di registrazione e dalla mancanza di sostegno nei loro confronti. La Tunisia infatti non dispone di una legge nazionale per i richiedenti asilo né di un sistema di accoglienza ma solo di un documento di registrazione. Naturalmente questo serve a ben poco.

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Tunisia, una politica discriminatoria verso i migranti sub-sahariani

Le recenti dichiarazioni di stampo razzista del presidente tunisino Saied sui migranti provenienti dall’area occidentale del Continente hanno destato scalpore in tutto il mondo. Il Paese maghrebino non rappresenta però un’eccezione nel panorama internazionale in quanto a politiche migratorie basate sulla discriminazione: vi sono infatti elementi comuni a nazioni lontane e diverse – come disoccupazione giovanile, crisi economica, tensioni sociali – che portano alla colpevolizzazione dei migranti, i quali finiscono per diventare i capri espiatori di problemi interni che i Governi non riescono a risolvere.

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Tunisia, la lotta degli LGBT per decriminalizzare l’omosessualità

In seguito alla transizione democratica e alla libertà di associazione, nel Paese nordafricano sono nate diverse associazioni per i diritti LGBT, questione che nel mondo islamico resta aperta e attuale. Alcuni avvenimenti degli anni passati hanno portato la questione all’attenzione della cronaca estera e hanno acceso nuove speranze, prontamente deluse: il nuovo presidente appoggia la linea conservatrice e i rapporti omosessuali restano legalmente perseguiti, mentre l’attenzione dei media, sia nazionali che esteri, ha portato a nuove ondate di omofobia. In questo contesto, continua la lotta delle associazioni.

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Crittografia, dalla UE nuova minaccia alla tutela dei diritti umani

Il Consiglio dell’Unione Europea intende adottare “soluzioni tecniche” per consentire agli Stati membri l’accesso ai dati cifrati nell’ambito di procedimenti penali. A rischio il diritto alla privacy e non solo. Un gruppo di esperti evidenzia la necessità di garantire la fruizione a tutti dei potenziali vaccini Covid per debellare la pandemia. Aumenta l’inquinamento del bacino del Mara – tra Kenya e Tanzania – a causa delle attività umane. Pressioni sul Pakistan per il riconoscimento di Israele. La Tunisia vara nuove misure per salvare il settore turistico.

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Blockchain in Africa, tra criptovalute, diritti di proprietà, elezioni

In Africa questa tecnologia sta trovando svariati utilizzi. È infatti impiegata per garantire una maggiore trasparenza nelle consultazioni elettorali, aiutare contadini e abitanti delle zone rurali ad avere un titolo di proprietà delle loro terre, implementare futuristiche città tecnologiche, garantire più flessibilità ai giovani imprenditori. Tuttavia, gli ostacoli sono ancora molti. In primis, la mancanza di una normativa uniforme in materia. Tra (pochi) Stati che ne favoriscono l’utilizzo, una diffusa indifferenza e qualche ostilità, le legislazioni nazionali impediscono alle blockchain di realizzare il loro pieno potenziale.

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Femminismo in Tunisia: elitarismo, sfruttamento ed esclusione

Nel corso della Storia tunisina, il movimento a favore dei diritti delle donne ha raggiunto traguardi importanti che hanno portato a cambiamenti fondamentali. Tuttavia, un’analisi approfondita del panorama femminista nel Paese mette in luce gravi problematiche. Tra queste, l’emarginazione delle donne nere da una partecipazione concreta e l’indifferenza verso le necessità della popolazione rurale. Sembra quindi ancora lunga la strada verso l’uguaglianza con gli uomini, soprattutto perché prima è necessario andare oltre un atteggiamento elitario diffuso tra le stesse attiviste.

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Donne nere in Tunisia, una vita di esclusione e pregiudizi

Quattro donne, quattro vite diverse, un’unica convinzione: quella di uscire allo scoperto raccontandosi. Secondo le testimonianze di Houda, Sabrine, Rania e Maha, in Tunisia le donne nere spesso vivono l’esclusione sociale o sono vittima di stereotipi e false credenze. Nella rabbia delle loro parole c’è però anche tanta voglia di rivalsa. Partendo da quelle che soltanto in apparenza sono piccole conquiste, come accettare la bellezza naturale dei capelli afro, queste ragazze fanno sentire la propria voce al mondo intero.

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Tunisia, la rivoluzione sette anni dopo e i nodi delle alleanze

A trent’anni dall’ascesa al potere di Ben Ali, a sette anni dall’avvio della Primavera Araba, nel Paese si possono identificare quattro punti di conflitto. Innanzitutto il problema della coalizione tra il partito laico Nidaa Tounes e il partito islamista Ennahda; la forma del sistema politico; il ruolo politico dell’Unione Generale Tunisina del Lavoro; e infine l’urgenza di indire elezioni libere. Questi problemi rappresentano gli ostacoli principali per una transizione democratica nel Paese, mentre le elezioni generali e presidenziali sono attualmente previste per fine 2019.

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Immigrazione, il ritorno dei tunisini che “bruciano la frontiera”

Dopo un’estate quasi a “zero sbarchi”, riprendono le partenze dei migranti dal Nord Africa e cresce anche il numero di morti nei naufragi. Per alcune associazioni e attivisti è la prova del fallimento della strategia del ministro dell’Interno Minniti fondata sul Codice di condotta per le ONG e e sugli accordi con la Libia. Nel frattempo, tra il mese di settembre e quello di ottobre si è riaperta una rotta per arrivare alle coste della Sicilia che era rimasta a lungo silente: quella da Tunisi. Sono i giovani a provare a lasciare il Paese illegalmente, in risposta ad una crescente tensione sociale e alla crescita del tasso di disoccupazione.

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