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Isis, opere d’arte, marketing del terrore e consenso sui social

La distruzione di opere d’arte e siti storici rappresenta una delle tattiche di guerra da sempre utilizzate per annientare ulteriormente l’identità e la cultura di un popolo. In un recente studio sono state esaminate le reazioni agli attacchi contro il sito archeologico di Palmira, in Siria. Il metodo usato è quello dell’analisi del sentiment, ovvero lo studio computazionale di sentimenti e opinioni espressi sulle varie piattaforme social (Twitter in questo caso) lungo un arco temporale predefinito. In nove mesi sono stati analizzati un milione e e mezzo di tweet in lingua araba. I risultati sono stati sorprendenti.

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ISIS, distruggere i reperti antichi per cancellare l’identità

C’è così tanto dolore e senso di perdita, riflette la scrittrice Nicci Gerrard in un articolo per The Guardian sui pazienti affetti da demenza. La Gerrard descrive questa sofferenza – la perdita di un’identità radicata nella conoscenza comune, la cancellazione della storia, l’insidioso e irreversibile attacco al sapere e all’essere – come un “paesaggio dannato” che ci fa provare dolore. E si domanda: “Chi siamo nel momento in cui abbiamo perso i nostri ricordi?”. Analogamente, la rivoluzione in atto vuole la cancellazione della memoria, finché anche la Storia sarà sotto il controllo dello Stato Islamico.

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