comunicazione

Diritti calpestati dall’etica di facciata, le insidie del rightswashing

Esiste un fenomeno ancora troppo poco dibattuto, tuttavia incredibilmente diffuso, che fuorvia le scelte di molti di noi: al supermercato, in campagna elettorale, o in altri ambiti meno sospettabili. Ha un impatto su di milioni di persone, attraverso l’occultamento di pratiche discriminatorie fino al vero e proprio sfruttamento. Per chi lo usa si tratta di far finta di avere la coscienza pulita, lavandosene in realtà le mani. Riflettere su questo tema d’attualità insegna a riconoscerne i mille volti e pone un interrogativo chiave: come si smantella la coltre d’inganni che ricopre i diritti umani?

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Konglish, la variante coreana della contaminazione linguistica

La lingua inglese è diffusa in tutto il mondo e in alcuni Paesi ha portato allo sviluppo di peculiari varietà utilizzate quotidianamente dagli interlocutori di quello specifico territorio. Si tratta di fenomeni linguistici e culturali da celebrare, il simbolo di un futuro dove la differenza significa inclusione e non esclusione, oppure sono da condannare come fenomeni grossolani distanti dalla correttezza dello standard? Uno dei casi più famosi è la Corea, dove i termini nati dall’unione tra inglese e coreano sono ormai parte integrante della società, un’ufficialità conferita sul campo, non dai libri.

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Niger, la radio strumento dell’emancipazione femminile

Matrimoni forzati, spose bambine, poligamia e discriminazioni di genere sono ampiamenti diffusi all’interno della popolazione nigerina, ancora profondamente dominata da una cultura maschilista e patriarcale. Se a questo si aggiunge un grave analfabetismo e la difficoltà di usufruire di elettricità o Internet, la situazione delle donne nel Paese appare seriamente compromessa e relegata alle mura domestiche. Tuttavia rimane la radio, che non solo rappresenta spesso l’unica fonte di informazione, ma si sta anche dimostrando un valido strumento per l’emancipazione e l’indipendenza di queste donne.

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‘Fedele alla linea’, quando un disegno racconta più delle parole

Edito da Becco Giallo, il nuovo libro di Gianluca Costantini dedicato al Graphic Journalism è un ottimo compendio di come il giornalismo disegnato possa contribuire a ridefinire le linee dell’informazione. L’attuale crisi degli strumenti classici delle democrazie occidentali ha contribuito a rendere nebbioso anche l’orizzonte del quarto potere e del suo ruolo. Costantini da dieci anni offre invece chiaramente ai suoi lettori la narrazione del reale, attraverso un disegno che non è di fantasia e immaginazione ma di fatti e denunce di quanto accade nel mondo.

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Comunicare senza confini, dalla Sicilia la sfida di Beentouch

India, Brasile, Messico, Paesi africani e sudamericani sono solo alcuni di quelli che chiamiamo Paesi emergenti o, meglio, di recente industrializzazione. Usiamo pensare a queste economie come carenti e in forte difficoltà, in realtà si stanno espandendo a ritmi elevati e l’apporto tecnologico fa da padrone a questo nuovo boom. Adattandosi al diverso contesto infrastrutturale si inserisce una startup made in Italy, un’app che consente di comunicare in alta qualità anche in presenza di smartphone di fascia medio/bassa e connessioni internet scadenti.

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“Mangime per le macchine”, in Cina la fabbrica dei suicidi

Tradotte e pubblicate le poesie del giovane operaio suicida Xu Lizhi. Anche lui lavorava per la Foxconn. Numerosi i casi di operai che si sono tolti la vita a partire dal 2010 per le condizioni di lavoro disumane e alienanti a cui erano sottoposti, con turni di lavoro di 12 ore spesi in attività del tutto spersonalizzanti. Ma la Foxconn non è un caso isolato: vari casi di suicidio sono stati denunciati in altre aziende. Paradigmatico è il sistema di lavoro di Eupa, che costringe 17.000 operai provenienti da ogni parte della Cina a organizzare la propria vita in modo che sia iperproduttiva per il sistema.

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“Parlare civile”, progetto per l’uso corretto delle parole

La parola, la madre del pensiero, sentenziava Karl Kraus. Già. Ma quanto è facile oggi “parlare civilmente”? Se la comunicazione è fatta di un arcipelago di vocaboli ambigui e spesso ancorati a significati non corrispondenti a realtà, quanto si riesce a fare corretta informazione, specie su temi sensibili che hanno a che fare con i diritti sociali? Il progetto “Parlare civile” punta a fornire gli attrezzi del mestiere a comunicatori o semplici cittadini per evitare di restare incagliati in frasi fatte o espressioni stereotipate che inquinano la comunicazione.

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