carceri

Covid-19, quando finirà potremmo avere paura di abbracciarci

Stiamo vivendo un periodo eccezionale, di incertezza, paura e limitazione della libertà. Siamo sicuri che torneremo tutti – e la società globale nel suo insieme – a vivere serenamente le nostre vite con la fine dell’epidemia? Al riguardo sorgono diversi dubbi e questo perché il coronavirus probabilmente sta già lasciando segni indelebili nella nostra psiche e nel modo di relazionarci con gli altri. Terminata l’epidemia, ci troveremo, forse, in un mondo cambiato. Ci saranno sfide nuove, che potrebbero però avere anche risvolti positivi.

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Detenuti trans, “protetti” in sezioni speciali, abusati, umiliati

Il trattamento delle persone transessuali e transgender in stato di detenzione è caratterizzato, in ogni parte del mondo, da episodi di discriminazione, angherie e violenza anche di natura sessuale. In alcuni Paesi la situazione è di gran lunga peggiore che in altri poiché il “terzo genere” non è considerato un’opzione possibile né dalla società né dalle istituzioni. Nel contesto europeo, si cominciano a registrare esempi di “buona pratica” frutto di una crescente sensibilità verso i bisogni dei detenuti transgender. Ma siamo comunque ancora molto lontani dell’effettivo rispetto dei loro diritti umani.

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Iraq, carcere e torture a bimbi di 9 anni. L’accusa è terrorismo

Migliaia di bambini presunti collaboratori dell’ISIS vengono arrestati e detenuti in condizioni inumane nelle carceri irachene. Succede soprattutto nella parte settentrionale del Paese e nelle zone intorno a Mosul, citta dalla quale nel 2014 è stata annunciata la nascita dello Stato Islamico. I minori vengono sottoposti a maltrattamenti, abusi e tortura per estorcere loro false confessioni di partecipazione ad attività terroristiche. Questo approccio radicale è stato criticato da più parti. L’ONU ha invitato il Governo di Baghdad a cercare soluzioni alternative alla detenzione in quei casi in cui sussista soltanto il sospetto di affiliazione all’ISIS.

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USA e razzismo, afro-americano il 60% dei detenuti

Gli Stati Uniti, dove vive il 5% della popolazione mondiale, detengono il primato del 25% di persone in carcere, in pratica ci sono più detenuti negli Stati Uniti che la somma di quelli dei 35 Paesi dell’Unione Europea. E dal 1980 la percentuale di persone in carcere è quadruplicata. Oggi nelle carceri statunitensi ci sono 2.2 milioni di persone, la maggior parte delle quali afro-americane. Afro-americani e latini costituiscono il 30% della popolazione, ma rappresentano il 60% della popolazione carceraria. Cifre che ha ricordato lo stesso Obama in un recente discorso.

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