27 Luglio 2024

Australia

Apartheid coloniale, il peggiore alleato del cambiamento climatico

Surriscaldamento globale, migranti climatici e Paesi ricchi in cerca di manodopera a basso costo. Questi gli elementi di una crisi che riguarda ambiente, economia, politica e diritti umani, in cui le frontiere si aprono per i lavoratori stagionali, ma si chiudono di fronte a milioni di sfollati. Si tratta di persone costrette ad abbandonare la propria casa, vittime di disastri ambientali di cui gli Stati occidentali sono spesso responsabili. La riflessione sulla decolonizzazione conduce a una sola soluzione: de-militarizzare i confini aprendo alla libera circolazione delle persone e non solo delle merci.

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Morie di massa, il Covid diventa dramma anche per la fauna

Segnalazioni da tutto il mondo stanno dimostrando la suscettibilità di diverse specie animali al coronavirus. Secondo i risultati di studi sperimentali effettuati dall’OIE, più sensibili al virus sono i furetti, i conigli e i gatti. Particolarmente colpiti i visoni la cui particolare suscettibilità al Covid-19 sta obbligando vari Stati a decretare l’abbattimento di milioni di mustelidi. Allargando lo sguardo, l’aumento delle morie di massa negli ultimi anni potrebbe portare all’estinzione varie specie animali, contribuire a sconvolgere ulteriormente l’ecosistema del pianeta e mettere in pericolo diverse attività umane.

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Quando gli orfanotrofi sono un’industria a danno dei bambini

Molti bambini non avrebbero altri luoghi per vivere e crescere, ma di questi luoghi si fa anche abuso. Ne fanno abuso i Governi locali che delegano a privati, ONG e Charity di supplire a carenze di strutture sociali; ne fanno abuso i genitori che spesso esistono ma non hanno mezzi di sussistenza adeguati a prendersi cura dei propri figli; ne fanno persino abuso i volontari che non sanno – o fingono di non sapere – quanto può essere dannoso spendere un tempo brevissimo con questi bambini e poi tornarsene a casa. Alcuni Paesi stanno cercando di mettere un freno al “traffico di orfani”.

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In Oceania detenzioni offshore e rifugiati in ostaggio

Per anni migliaia di richiedenti asilo sono stati rinchiusi in vere e proprie prigioni nelle isole del Pacifico. Manus e Nauru sono stati individuati dall’Australia come posti adatti alla “accoglienza” dei rifugiati, ma la vera motivazione in questa scelta era non farli sbarcare sul territorio australiano. Oggi, molti rifugiati sono ancora in Papua Nuova Guinea in condizioni precarie e di grande incertezza. Un recente report di Human Rights Watch presenta le terribili condizioni di richiedenti asilo iraniani, pachistani, iracheni, afghani, tamil, rohingya.

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