In piedi per la Terra, giovani e società civile in lotta per l’ambiente

Voci accorate, striscioni e slogan d’effetto, formazione e informazione. La difesa dell’ambiente e il contrasto al cambiamento climatico passano anche per la società civile.

Nella Storia, le modalità con cui la popolazione mondiale si è alzata in piedi per la Terra sono state diverse, facendosi specchio di una società (e di un ambiente) in evoluzione.

Così, alle sue origini, le istanze ambientaliste si sono presentate come reazione ai problemi posti dallo sviluppo economico, espressione dei primi allarmi della comunità scientifica. Attraverso varie cesure storiche, oggi le proteste per la salvaguardia del nostro Pianeta hanno un carattere globale e urgente, lontano dalle particolarità dei partiti politici.

Individuare i grandi momenti della Storia in cui l’opinione pubblica ha invaso le strade in favore della Terra può essere un esercizio di consapevolezza e il racconto di alcuni dei protagonisti offre uno sguardo diretto sul valore della contestazione.

Se una coscienza ambientalista ha sempre camminato al fianco dell’uomo, è dalla seconda metà del XIX secolo che si avverte l’esigenza di conservare e preservare l’ambiente dai rischi della crescita delle attività umane.

In questo contesto si colloca, nel 1892, la fondazione del Sierra Club. Nato in California con l’intento di contribuire alla salvaguardia della Sierra Nevada, costituì una delle prime organizzazioni in difesa della Natura e oggi è tra le più longeve ed estese. Tra gli obiettivi originari vi era la creazione di nuovi Parchi Nazionali, traducendo così le richieste di un ambientalismo colto, protezionista e conservatorista,  contrario alla crescita economica incontrollata e all’industrializzazione.

Dopo il periodo buio intercorso tra le due Guerre mondiali, le critiche all’espansione delle attività umane si vestono di nuovi temi. Alla volontà di preservare le risorse naturali, si unisce il dissenso nei confronti dell’edificazione selvaggia, dell’inquinamento industriale e di tutti quei metodi di produzione, come la motorizzazione, che mettono in pericolo sia la qualità della vita sia l’equilibrio naturale.

Gli anni Sessanta, con il fervore delle proteste studentesche e dei lavoratori fanno eco a queste nuove istanze. Tra le contestazioni del sistema vigente, si inserisce il movimento dei Provos, nato nei Paesi Bassi nel 1965. Le tematiche legate al consumismo e all’ecologia uniti a metodi innovativi e poco ortodossi rappresentano il seme dell’ambientalismo che si affermerà di lì a poco.

Tutto il decennio segue questa tendenza ad essere un terreno fertile, dall’uscita di testi che diventeranno un manifesto per i movimenti futuri a istituti che riuniscono la comunità scientifica e le danno voce nel panorama politico e culturale del momento. Tra tutti sono di esempio Silent Spring di Rachel Carson nel 1962, che con un ampio studio denuncia l’uso di pesticidi e il pericolo che ne deriva e la fondazione del Club di Roma, che accoglie e analizza le nuove sfide mondiali.

La vera svolta nelle proteste in difesa della Terra si ha nel 1970, anno cruciale, cerniera tra un vecchio approccio ai temi a uno nuovo, globale, moderno. La società civile scende in piazza per il primo Earth Day della storia, il 22 aprile 1970. Voluto dal senatore Nelson, mobilitò venti milioni di americani, riunendo da quel momento e ogni anno ambientalisti in tutto il mondo.

Da questo spartiacque, la lotta alla minacciosa impronta ambientale dell’uomo è andata di pari passo con la storia politica ed economica del mondo industrializzato. Nel 1972, su iniziativa del Club di Roma viene pubblicato il Rapporto sui limiti dello sviluppo, asserendo che la crescita economica non potesse continuare in modo incontrollato e indefinito a causa della limitata disponibilità di risorse naturali.

L’attenzione, da qui, si concentra sull’aspetto energetico dello sviluppo, dalle fonti fossili al nucleare. Una serie di disastri e incidenti sposta in modo evidente l’attenzione della popolazione sugli allarmi di cui i movimenti ecologisti sono portavoce.

In Italia, le coscienze in difesa dell’ambiente sono mosse dagli stessi temi. Dopo l‘incidente di Seveso nel 1976, con la dispersione di ingenti quantità di diossina, e i dibattiti sul nucleare previsto dal Piano energetico nazionale del 1977, si pongono le basi di una nuova dimensione di ecologismo e della nascita di associazioni come Legambiente, nel 1980.

Voci Globali ha chiesto a quest’ultima, tra le prime organizzazioni per l’ambiente sul nostro territorio, di percorrere i tratti della sua lotta in difesa dell’ambiente e del Pianeta, passando per il suo sviluppo fino ad oggi.

Grazia Maria Forino, membro dell’ufficio di Presidenza di Legambiente Campania e del Coordinamento Nazionale Giovani ci racconta innanzitutto il carattere più profondo dell’associazione.

Facciamo in primo luogo ambientalismo scientifico, portiamo avanti non solo pressioni sulle istituzioni e i poteri decisionali, ma poggiamo le nostre vertenze sui dati. Le campagne, poi, sono un po’ il nostro cuore, sono la parte più visibile ai cittadini“.

Le abbiamo chiesto come Legambiente sia cambiata nel tempo, come abbia accolto il fermento dei giorni nostri in cui i temi ambientali sono sotto i riflettori e quanto la sua evoluzione stia trovando risposta:

Legambiente si è evoluta e ha tantissime sfaccettature. L’evoluzione è avvenuta in diversi sensi: è cresciuta molto, si è radicata sul territorio grazie ai circoli che sono presenti in quasi tutte le province e in tutte le regioni, e che danno la percezione esatta di ogni territorio. E poi nei temi, ci occupiamo di tutto quello che riguarda l’ambiente, su tutti i livelli, dalla biodiversità all’efficienza energetica“.

Delegazione di Legambiente a Glasgow. Foto gentilmente concessa da Grazia Maria Forino

Qualche anno fa ci siamo resi conto dell’enorme attenzione dei giovani. Rispetto alle manifestazioni che facevamo dieci anni fa c’è stato una sorta di cambio generazionale. Al tempo si trattava principalmente degli antinuclearisti degli anni ’80, che si portavano dietro figli e nipoti, ora l’iniziativa è soprattutto dei ragazzi.

Quindi abbiamo deciso di creare un Coordinamento Nazionale, composto da referenti per ogni regione per occuparsi di mobilitazioni o parlare di cambiamento climatico nel modo più comprensibile possibile per quel target. Abbiamo anche creato spazi di formazione.

Sicuramente tanti altri risultati arriveranno col tempo, anche se questo lavoro ci sta portando ad avere una presenza territoriale molto giovane e ad avere rapporti anche direttamente con gli studenti, non solo con i professori, all’interno delle Università. Anche molte associazioni più piccole chiedono di avviare un percorso di crescita“.

Infine le chiediamo in che modo Legambiente si alza in piedi per la Terra, oggi:

Urlando e facendoci sentire. Non agiamo piano, in punta di piedi. Queste non sono solo rivendicazioni giovanili ma di tutti. Le questioni sono sempre le stesse, prima il cambio climatico era solo paventato ora è realtà, da quarant’anni chiediamo le rinnovabili“.

Tutte le richieste che si levano da più fronti, da più parti del mondo, vivono una nuova cesura nel 2015, quando a novembre si tiene a Parigi la Cop21, la conferenza delle parti che approva l’Accordo di Parigi, per contrastare gli effetti del cambiamento climatico.

La conferenza e l’Accordo che ne scaturisce fanno da megafono alle proteste studentesche e gli scioperi simboleggiati da Greta Thunberg danno vita a uno dei movimenti giovanili più rapidi, numerosi e radicati degli ultimi anni: i Fridays For Future.

Alice Quattrocchi è giovanissima, è la portavoce del gruppo locale di Catania dei Fridays for Future Italia e ci racconta che “la scintilla è scoccata guardando il telegiornale, si parlava di pochi anni per agire per il clima. Per me è stato come una scossa elettrica” .

Fare attivismo in gruppo mi ha cambiato la vita perché il peso di una crisi come quella climatica, se non si vuole essere schiacciati, deve essere portato su più spalle. C’è anche un doppio beneficio, perché quando si agisce in gruppo si diventa ingranaggi  della macchina del cambiamento. Fridays è un movimento assolutamente orizzontale, è importante anche che sia facile entrarne a far parte, semplicemente partecipando. Tutti devono sentire di poter agire secondo le proprie possibilità“.

Qual è secondo te il motivo di una tale risonanza del movimento?

“Fridays è riuscito ad acquisire una visione intersezionale che unisce tutte le lotte. Se l’ambientalismo prima poteva apparire qualcosa di nicchia, ristretto in un ambito, oggi siamo impegnati per la vita. Inoltre se ha avuto questo enorme successo è per la capacità di far sentire i giovani responsabili e capaci di cambiare le cose”.

Poi criticamente aggiunge: “Quando mi dicono che la speranza siamo noi giovani perché gli adulti hanno fallito a me fa rabbia perché se siamo davvero al limite sono i politici di adesso a dover prendere delle decisioni. Questo elogiare i giovani spesso sembra un declinare le responsabilità, ma la crisi climatica richiede un’azione collettiva, sia tra Paesi che tra generazioni.

Manifestazione dei Fridays for Future. Foto gentilmente concessa da Alice Quattrocchi

Anche a lei chiediamo in che modo agisce per la Terra il movimento: “Direi unendo le forze e difendendo la vita. Il cambiamento climatico è la manifestazione più concreta e tangibile di questa crisi del sistema, quindi dovrebbe essere la chiave che ci mette tutti d’accordo sul fatto che qualcosa debba essere cambiato“.

L’urgenza dell’azione è ciò che più emerge dalle voci attuali per l’ambiente e molto recente e dirompente è quella di Ultima Generazione, campagna nata da poco, nell’ottobre 2021.

A Voci Globali parla Beatrice Costantino, che più che attivista o ambientalista si definisce “persona preoccupata”. Chiediamo: perché siete l’Ultima Generazione? 

Ci collochiamo un po’ al termine rispetto alle proteste. La premessa con cui siamo nati è in realtà il fallimento dei metodi tradizionali. Qualcosa non ha funzionato. Il metodo che stiamo provando ad applicare è quello della disobbedienza civile, ossia interpretare le voci di cambiamento come un conflitto sociale che è necessario ma che deve essere condotto in modo non violento e che prevederà azioni che coinvolgono molte persone, disobbedire a delle leggi e affrontarne tutte le conseguenze. In parte perché non c’è altro modo di protestare se non in maniera dirompente e in parte perché ormai siamo disposti a tutto perché la nostra vita è veramente a rischio.

Quali sono le nuove sfide?

Stiamo cercando di incoraggiare i movimenti a fare un passo in più, a far sentire la propria voce in modi diversi o almeno con più frequenza. In questo la differenza che stiamo cercando di apportare è quella della ripetizione e della costanza. La situazione che stiamo vivendo deve obbligarci a parlarne sempre e fare in modo che altri comincino a farlo“.

Ultima Generazione durante una protesta. Foto gentilmente concessa da Beatrice Costantino

Anche a lei, infine, domandiamo in che modo si alzano in piedi per la Terra.

La nostra richiesta al Governo è stoppare le trivellazioni in territorio italiano, non riaprire centrali a carbone e sbloccare almeno 20GW di solare entro l’anno, che sono di fatto bloccati soltanto da iter burocratici. Questo è un altro cambiamento nel metodo di lotta, ossia di portare richieste che rappresentano esigenze concrete. Fare qualcosa di molto estremo per una richiesta concreta rende sproporzionata la misura di negoziazione con cui può rispondere il Governo e allo stesso tempo mette in evidenza l’urgenza“.

Questo è un primo passo, poi si chiederà sempre di più e nel frattempo l’obiettivo è quello di avere un movimento e più movimenti più partecipati, dove sarà possibile raggiungere obiettivi più ambiziosi“.

Voci coraggiose, determinate ed eco di un’urgenza tangibile. La difesa dell’ambiente, oggi passa di qui.

Vanna Lucania

Laureata in Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, esprime con la parola scritta i suoi interessi per l'educazione, l'ambiente e l'Africa. Dal volontariato alle ONG coltiva l'obiettivo di "lasciare il mondo migliore di come lo ha trovato".

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