Le “cure” per l’omosessualità negli ospedali dell’Africa orientale

[Traduzione a cura di Gaia Resta dell’articolo originale di Lydia Namubiru, Khatondi Soita Wepukhulu e Rael Ombuor pubblicato su openDemocracy]

Marcia di solidarietà per la comunità LGBTI ugandese. Foto da Flickr in CC

Ospedali e clinche in alcuni Paesi dell’Africa orientale offrono o praticano controverse terapie “anti-omosessualità” volte a “cambiare” la sessualità degli individui. È quanto risulta da un’inchiesta durata sei mesi, coordinata da openDemocracy.

Più di 50 persone LGBT di Kenya, Tanzania e Uganda hanno descritto ai collaboratori sul campo di oD le loro esperienze di quella che viene spesso chiamata “terapia di conversione”, che può includere anche elettroshock e somministrazione di ormoni.

Alcuni reporter sotto copertura hanno inoltre individuato dodici strutture nei tre Paesi (tra cui alcune che si rivolgono in maniera specifica a uomini gay benestanti tramite i servizi sanitari) nei quali lo staff offriva aiuto per “eliminare” l’attrazione verso lo stesso sesso.

Petizione: assicuratevi di non finanziare la “terapia di conversione” contro l’omosessualità

Dopo un’inchiesta di openDemocracy durata 6 mesi, i principali donatori di aiuti e ONG hanno dichiarato che avrebbero indagato su eventuali “terapie di conversione” anti-LGBT presso le strutture sanitarie gestite dai gruppi da loro finanziati.

Diversamente dagli altri donatori, l’organizzazione umanitaria statunitense PEPFAR non ha neanche risposto.

Per favore, firmate questa petizione perché si agisca ora.

Ai nostri inviati è stato detto che essere omosessuali è qualcosa di “cattivo”, una cosa “da bianchi” e un problema mentale, hanno suggerito di provare la “terapia espositiva” con una “donna delle pulizie dalla quale si potrebbe essere attratti“, e di dare a un adolescente gay un sonnifero per impedirgli di masturbarsi.

Mettiamo in contatto [con i consulenti esterni] chiunque voglia smettere di essere omosessuale“, ha detto la receptionist di una clinica per l’HIV a Kampala, in Uganda. Ha aggiunto che in passato tra i consulenti c’era Solomon Male, un pastore evangelico dichiaratamente contrario alla realtà LGBT.

In Kenya, il consulente di una clinica per l’HIV di Nairobi ha dichiarato che essere gay è una “tendenza”, che alcuni uomini omosessuali sono “intrappolati” in questa loro sessualità dagli altri. Infine, ha affermato che per “modificare” l’attrazione verso lo stesso stesso sono necessarie almeno 5 sessioni di terapia.

In Tanzania, il consulente di una struttura a Dar es Salaam ha detto – ad un inviato sotto copertura che parlava a nome del fratello fingendo fosse gay –  “Stabiliremo un programma, inclusi i giorni in cui dovrà presentarsi in ospedale fino a quando non lo ritroverai cambiato”.

Nessuna delle strutture sanitarie osservate pubblicizza apertamente la “terapia di conversione” che è stata propota ai nostri collaboratori.

“Intrinsecamente degradante e discriminatorio”

I tentativi di “curare” l’omosessualità sono “intrinsecamente degradanti e discriminatori” ha dichiarato Kaajal Ramjathan-Keogh, direttrice per l’Africa presso la Commissione internazionale di giuristi, una organizzazione per i diritti umani, in risposta alle rivelazioni di openDemocracy.

Queste terapie costituiscono “un’opportunità di guadagno per individui e organizzazioni che lucrano tramite attività umilianti, degradanti e discriminatorie, ha aggiunto. In varie occasioni, openDemocracy ha assistito alla richiesta di un pagamento per tali “trattamenti” da parte del personale sanitario.

In Kenya, appena fuori Nairobi, il centro di riabilitazione Fountain of Hope [Fonte della Speranza, NdT] dichiara di “curare” l’attrazione verso lo stesso sesso con un programma residenziale di 90 giorni dal costo giornaliero di 23 dollari, una cifra enorme per un Paese in cui circa un terzo della popolazione vive con meno di 1,90 dollari al giorno.

Il fondatore del centro, Kalande Amulundu, ha detto alla nostra inviata infiltrata (che fingeva di sospettare che il fratello di 19 anni fosse gay):  “è un orientamento sessuale inusuale, noi ci occupiamo di questo genere di cose”.

Ha lasciato intendere che la struttura avrebbe potuto modificare il comportamento sessuale del presunto fratello gay, ma che “con maggiore probabilità, [a fine cura] sarebbe diventato bisessuale”.

Tuttavia, quando openDemocracy ha contattato direttamente Amulundu per un commento, questi ha dichiarato che i nostri inviati erano stati “fuorviati” e che la struttura si occupa principalmente di dipendenze e salute mentale e “non offre cure per il sesso e la sessualità“.

Oltre 60 associazioni di medici, psicologi e consulenti in tutto il mondo hanno condannato l’utilizzo di pratiche per “cambiare” l’orientamente sessuale delle persone.

Tre Paesi – Brasile, Ecuador e Malta – hanno vietato tali pratiche; la Germania ne ha proibito l’impiego solo sui minori. Il Governo britannico si è recentemente impegnato a vietare la terapia di conversione.

I sopravvissuti a questi “trattamenti” in Africa orientale ne hanno descritto gli effetti a lungo termine sulla loro salute mentale, sui rapporti familiari e sul benessere generale. Nella maggior parte dei casi, i loro stessi parenti li avevano affidati a tali “cure”.

Una donna lesbica in Uganda ha riferito di aver subito vari elettroshock come parte della “terapia” somministrata in una clinica di Kampala. Sebbene sia accaduto molto tempo fa, ha detto che “il risentimento verso la famiglia non è mai sparito”.

Una donna transgender tanzaniana ha raccontato di essere stata portata dalla madre al Sinza Hospital di Dar es Salaam, la città più grande della Tanzania, dove un medico aveva cercato di convincerla che non si può essere transgender. La conseguenza di questo è stata “una scarsissima fiducia nelle strutture sanitarie; anche quando non sto bene, non vado a farmi visitare”.

Due persone intervistate in Kenya hanno raccontato di aver assunto ormoni, in un caso per far sembrare più “mascolino” un uomo gay e nell’altro per limitare la possibilità di una persona trans di mostrarsi nel genere prescelto.

La situazione nella Regione

Il Sinza Hospital (che non ha risposto alla nostra richiesta di un commento) è uno dei tanti ospedali a Dar es Salaam nei quali i nostri reporter in incognito hanno sorpreso gli operatori sanitari a offrire un cambiamento di orientamento o identità sessuale per le persone trans o gay.

In quasi tutti i casi, le “cure” individuate dai nostri inviati sotto copertura in Kenya, Tanzania e Uganda comprendevano anche la terapia conversazionale.

La sodomia è considerata un crimine passibile di pene detentive in Kenya, Tanzania e Uganda. Di recente quest’ultimo ha approvato una legge sui reati sessuali che vieta in maniera più ampia “gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso”, ma non è stata ancora promulgata.

Inchiesta aggiuntiva di Charles Kombe

Ricerche aggiuntive di Joscar Amondi Oriaro, Cairo Kisango, Warry Joanita Ssenfuka, Leah Wamala Mukoya, Leah Mukoya Wamala e Geoffrey Ogwaro

Gaia Resta

Traduttrice, editor e sottotitolista dall'inglese e dallo spagnolo in ambito culturale, in particolare il cinema e il teatro. L'interesse per un'analisi critica dell'attualità e per i diritti umani l'ha avvicinata al giornalismo di approfondimento e partecipativo.

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