21 Novembre 2024

Africa, strategie contro la pericolosa alleanza Monsanto-Bayer

[Traduzione a cura di Elena Intra dall’articolo originale di Nidhi Tandon pubblicato su Pambazuka ]

La mega- fusione tra le aziende chimiche globali, Monsanto e Bayer, è ormai giunta alle sue fasi finali [accordo perfezionato poco dopo la stesura di questo articolo, il 7 giugno scorso, NdT]. Le due aziende si stanno unendo per cercare di avere un migliore controllo della loro quota di mercato nel settore delle biotecnologie nonché dei semi e dei dati agricoli.

La coltivazione del cibo implica molteplici considerazioni politiche, sociali, scientifiche e ambientali e, presumibilmente, il controllo della catena del valore dei semi svolge un ruolo chiave. Le politiche agricole possono sia indebolire che rafforzare i sistemi di produzione agricola locali e le decisioni sui mezzi di sostentamento. Molto dipende dalle politiche del settore agricolo e dalla leadership dei Paesi africani che devono trovare il giusto equilibrio tra tali considerazioni. Le tensioni tra queste molteplici priorità si ritrovano però al margine quando le decisioni vengono prese sulla base di accordi tra potenti entità agro-commerciali e nazioni in posizione più debole.

Le economie rurali africane, spesso a corto di risorse finanziarie, hanno un retaggio di potenti interessi fondiari, e la popolazione, incapace di assicurare l’accountability dei governi, potrebbe trovarsi con le spalle al muro per l’introduzione di politiche agricole miopi che prendono per buone le proposte di “sviluppo economico” attraverso investimenti esteri diretti nel settore agricolo.

Quando le imprese che dominano il mercato si vendono ai Governi nazionali come l’unica vera risposta ai cambiamenti climatici o all’agricoltura commerciale (o a entrambi), questo potrebbe mettere a rischio le aziende agricole a conduzione familiare, soprattutto se non si è chiari sulle esigenze alimentari e sulle priorità agro-ecologiche. Sia le aziende agricole a conduzione familiare che commerciali, devono quindi valutare attentamente le implicazioni dell’economia politica dei semi, pesticidi e fertilizzanti ad alta tecnologia commercializzati dalle mega industrie.

Occorre un movimento di opposizione strategico che investa risorse nella ricerca applicata alle sementi locali, nell’apprendimento degli agricoltori all’uso di semi di qualità e nello sviluppo di canali di distribuzione dei semi locali all’interno e tra le economie africane. Il successo di una contromossa strategica si basa sul modo in cui le comunità agricole possono essere informate e organizzate per valutare l’accountability dei governi nazionali, abbandonando i metodi di produzione agricoli dipendenti dall’estero per comprendere meglio le implicazioni e gli impatti dei sistemi agricoli, ed essere sostenuti nello sviluppo di sistemi alimentari locali alternativi e diversificati. Ancor più dipenderà da quanto diventeranno attive le donne africane che vivono nelle aree rurali, una volta che avranno pienamente compreso sia i potenziali che i pericoli dell’agricoltura chimica intensiva, perché probabilmente saranno proprio loro a rimetterci di più dalla perdita dell’agricoltura e gestione delle sementi a livello locale.

Protesta contro l’accordo tra Bayer e Monsanto. Foto di Eldorado dos Carajás

Quartz scrive: “queste fusioni sono un chiaro segnale che le aziende che investono in sementi e sostanze chimiche ad alta tecnologia stanno attraversando un periodo difficile e pensano che l’unione sia la loro via d’uscita.

Le politiche tradizionali e gli affari commerciali che sostengono gli investimenti agricoli odierni sembrano essere in contrasto con il tipo di sistemi agricoli considerati ottimali per nutrire il mondo, per la biodiversità delle specie, per l’equità di genere nel settore agricolo e per un’agricoltura sensibile al cambiamento climatico.

Approfittando degli attuali contesti politici sia negli Stati Uniti d’America che nell’Unione Europea, schivando le normative ambientali e di sicurezza e minando le politiche basate su prove scientifiche, le industrie agro-chimiche stanno intensificando le loro “anomale alleanze” con le nazioni allo scopo di ricercare profitti e quote di mercato. Allo stesso tempo rendono i Governi ostaggio dei sistemi di agricoltura chimica perorando, a loro guadagno, la causa che l’uso di semi e prodotti chimici sia una garanzia per la gestione delle stagioni e cambiamenti climatici imprevedibili.

 

Le manovre dei giganti della chimica per la quota di mercato globale di semi, pesticidi e fertilizzanti

Se viene approvata la fusione tra Bayer e Monsanto, la nuova società accorpata controllerà quasi il 30% del mercato globale delle sementi commerciali e il 25% del mercato agrochimico – rendendola così il più grande fornitore al mondo di sementi e prodotti chimici. In Sudafrica, controllerebbe circa il 30% di entrambi i mercati. Già oggi, la Monsanto è una delle due società in Sudafrica che impiegano l’80% degli agricoltori del settore privato nel mais e il 100% di quelli di soia e girasole – African Centre for Biodiversity.

Bayer, BASF, DuPont, Dow Chemical, Monsanto e Syngenta sono alcune delle società chimiche più importanti del mondo. Dal 2016, si sono suddivise le loro quote di mercato attraverso fusioni e consolidamenti strategici. Tra loro, China National Chemical Corporation, Syngenta e DuPont-Dow possono controllare circa il 60% del mercato globale delle sementi brevettate e il 64% del mercato agrochimico.

Anche se non è ancora stata detta l’ultima parola sulla fusione di Monsanto-Bayer, l’ultima delle tre grandi transazioni agricole che stanno rimodellando l’agricoltura globale, la fusione avverrà – non è questione di se – ma quando.

Il mercato globale delle sementi commerciali ha un valore stimato di circa 53 miliardi di dollari e si prevede che cresca fino a 113 miliardi di dollari entro il 2020, con il mercato africano che attualmente contribuisce con meno del 2% al valore corrente. Data l’estensione della terra arabile nel continente africano, questo presenta un mercato potenzialmente redditizio, ma occorre superare molti ostacoli per portare avanti un’attività redditizia sostenibile. Tra le maggiori difficoltà vi sono la mancanza di infrastrutture, conoscenze specializzate, disposizioni istituzionali e burocrazia politica.

“L’intreccio” Bayer-Monsanto-BASF

Ogni seme inizia con lo stesso potenziale. Ciò di cui si occupa la BASF Seed Solutions è migliorare la prestazione del seme. Dagli odierni strumenti più avanzati di input delle colture biologiche, inoculi, rivestimenti funzionali, coloranti, ai tradizionali input di semina applicati, fino alle innovazioni di domani, il nostro approccio olistico arricchisce il vero potenziale del seme dalla semina fino alla raccolta“. Sito Web della BASF

A maggio 2016, la Bayer ha proposto di acquistare la società statunitense di semi Monsanto per 62 miliardi di dollari. La Monsanto ha respinto l’offerta di acquisto, cercando di ottenere un prezzo più alto. L’offerta successiva della Bayer di 66 miliardi di dollari è stata accettata e nell’ottobre 2017 la società ha annunciato che avrebbe ceduto le proprie attività di sementi e diserbanti a BASF per 5,9 miliardi di Euro (7 miliardi di dollari). Il 21 marzo 2018, la Bayer AG ha ottenuto l’approvazione dell’Unione Europea sull’accordo dopo aver accettato di sostenere la BASF vendendo semi, pesticidi e tecnologia digitale per l’agricoltura alla più grande azienda chimica del mondo.

Un altro aspetto critico è che sia Bayer che Monsanto sono coinvolte in progetti di big data nel settore agricolo. Uno degli interessi principali della Bayer nell’acquisire la Monsanto è che quest’ultima possiede The Climate Corporation, che ha il più potente motore di scienza dei dati e la più ampia rete di ricerca sul campo. Inoltre, Monsanto ha il piede in diverse importanti iniziative di Genome Editing: possiede una delle due licenze CRISPR [tecnica di sequenziamento del DNA, NdT] e ha avviato due joint venture nell’agricoltura di precisione con i colossi dell’agro-tecnologia CNH e AGCO. La BASF autorizzerà una copia delle operazioni di agricoltura digitale e del canale di ricerca della Bayer. Ciò consentirà alla “BASF di replicare la posizione di Bayer nell’agricoltura digitale” in Europa e garantire che la corsa “in questo campo emergente rimanga aperta”.

Nel frattempo la BASF è in fila anche per l’acquisizione dell’ampio portafoglio di sementi della Bayer, comprese le sue operazioni di Ricerca e Sviluppo. Il piano di cessione riguarda la colza, il cotone, la soia e il grano, nonché la ricerca sui caratteri geneticamente modificati. La BASF acquisterebbe inoltre le risorse di glufosinato e tre linee di ricerca su erbicidi progettati per sostituire il glifosato, un diserbante che alcuni Paesi europei stanno cercando di vietare.

Implicazioni per l’accesso a semi di qualità

Un buon raccolto inizia con semi di qualità. Un accesso sufficiente a semi di qualità di varietà migliorate è uno dei molti ostacoli che devono affrontare i piccoli agricoltori. Migliorare l’accesso alle sementi per i piccoli agricoltori è quindi una parte essenziale della soluzione dell’insicurezza alimentare globale. Access to Seeds Index Report 2016

Quali sono le implicazioni per il settore agricolo e le comunità agricole nei Paesi africani? Il potere di questa fusione potrebbe condannare il continente africano a una forma di agricoltura dipendente in modo cronico da fattori produttivi importati, ossia inorganici, non molto sensibili al clima e potenzialmente distruttivi per le comunità agricole contadine? Quest’ultime possono permettersi di essere compiacenti o complici di questa intensificazione delle tecnologie agricole? L’esistenza di uno minaccia l’altro? Le comunità agricole possono beneficiare della presenza dei “Golia agricoli” nei loro terreni?

La risposta è complessa e richiede una chiara determinazione e impegno da parte dei leader nazionali. Da un lato, l’accesso alle sementi di qualità è chiaramente un fattore importante per un’agricoltura adattabile e sostenibile sia per i produttori commerciali che per l’agricoltura su piccola scala. Sono fondamentali delle migliori pratiche nello sviluppo di sementi di qualità e nel coinvolgimento degli agricoltori nella scienza localizzata della promozione delle sementi.

D’altra parte, i mercati dei prodotti della catena di valore sono spesso tenuti a requisiti di semi molto specifici, e questi semi sono spesso accompagnati a finanziamenti, assicurazioni, pesticidi e fertilizzanti e alcune “garanzie” di un mercato per il prodotto. Aprendo la porta alle grandi sementi tecnologiche appositamente importate per alimentare un mercato internazionale, i Governi possono deliberatamente, o involontariamente, chiudere le porte alla produzione di sementi locali di qualità e alla sovranità dei semi.

Costruire un settore locale robusto delle sementi

Occorre andare oltre i sistemi agricoli e parlare della localizzazione dei sistemi alimentari, compreso il rafforzamento del capitale locale e sociale che includa sia uomini che donne. Rafforzare le comunità implica che tutti gli agricoltori si uniscano per determinare i propri programmi nell’agricoltura, nel cibo e negli affari.

Molti Governi africani si stanno impegnando in politiche di “agricoltura commerciale” che sostengono la produzione su larga scala e accolgono con favore gli investimenti in approcci tecnologici per l’agricoltura. Il Programma globale di sviluppo agricolo in Africa è il principale contesto politico per la “trasformazione agricola, creazione di ricchezza, sicurezza alimentare e nutrizione, crescita economica e prosperità per tutti“. Per quanto riguarda la politica agricola delle sementi, queste di solito servono le esigenze degli agricoltori commerciali su larga scala, concentrandosi principalmente sulle sementi ibride, migliorate e geneticamente modificate.

Il sito dell’Alleanza per una rivoluzione verde in Africa (AGRA) sottolinea il proprio lavoro nell’incrementare la produzione di semi tramite investimenti in società locali africane. Le domande riguardano a quali tipi di produzione di semi viene data la priorità, se si mira principalmente ai mercati di esportazione e in che modo un’azienda agricola non commerciale o familiare sia in grado di accedere a questi semi, e come possano gestire e produrre sementi di qualità. Alcuni report suggeriscono però che AGRA distribuisce semi geneticamente modificati e rende difficile l’uso di semi e pratiche locali, mettendo potenzialmente in pericolo la stessa base commerciale delle aziende a conduzione familiare.

Access to Seeds Index ha valutato e classificato le principali aziende mondiali di sementi in quattro regioni basandosi sulle loro politiche e pratiche per migliorare l’accesso alle sementi di qualità per i piccoli agricoltori nei Paesi in via di sviluppo. In tutto il mondo, oltre 2,5 miliardi di persone gestiscono 500 milioni di piccole aziende agricole e solo in Africa, i piccoli proprietari producono il 70% delle riserve alimentari del continente. Per aumentare la produzione, migliorare la qualità nutrizionale e adattarsi ai cambiamenti climatici, questi agricoltori hanno bisogno di accedere a semi idonei e di alta qualità. Allo stato attuale, il settore privato svolge un ruolo secondario nel raggiungere i piccoli agricoltori africani: solo il 2,5% delle sementi utilizzate dai piccoli agricoltori nell’Africa subsahariana proviene da società produttrici di sementi. Sul mercato esiste quindi un’evidente necessità di semi di qualità e biologici.

Un programma commerciale dell’agricoltura dovrebbe inoltre impegnarsi in quanto segue:

Principi generali del settore agricolo Requisiti per il programma sulle sementi
– La protezione di un programma agricolo a livello locale e con risorse locali che si basino sulla proprietà e sul controllo della terra, delle sementi, della biodiversità e della conoscenza

– L’allocazione delle risorse e delle finanze verso l’investimento nella qualità dei semi locali, nei sistemi e nella conoscenza dei semi in modo che i sistemi locali prosperino e gli agricoltori non siano trascinati in una dipendenza malsana o invariata dai prodotti chimici

– Una chiara leadership politica che sia ben informata sulla creazione di un ambiente politico favorevole sia agli agricoltori che alle compagnie locali di semi – Un sistema normativo che supporti anche la produzione di sementi nelle aziende locali, per consentire agli agricoltori di partecipare alla selezione, alla crescita e alla commercializzazione di sementi di qualità. Un aspetto necessario dato che la maggior parte degli agricoltori, e in particolare le donne, fornisce semi a livello locale e all’interno delle proprie comunità agricole
– L’istituzione di standard di regolamentazione e competenze solidi, volti a garantire la salute ambientale e la resilienza dei mezzi di sussistenza nell’agricoltura, visto che l’agroecologia, la diversità delle sementi e la salute del suolo sono fondamenti estremamente importanti per gli ecosistemi agricoli del continente – Il supporto alle banche di semi locali – che di solito sono istituzioni informali, gestite localmente e la cui funzione principale è preservare i semi per uso locale. Gli agricoltori che gestiscono queste banche di semi si occupano di colture sia principali che minori e di specie trascurate e sottoutilizzate, a volte in piccole quantità, a volte conservando centinaia di chilogrammi

Puntare al biologico in Africa

Si possono considerare biologici i sistemi di agricoltura radicati nelle abitudini e nei contesti locali caratterizzati da un minor uso di energia, che lavorano in simbiosi con la flora e la fauna locali, praticano la gestione integrata dei parassiti e alimentano la salute del suolo. La coltivazione biologica non è direttamente e specificamente supportata dalla politica agricola nella maggior parte dei Paesi africani, e talvolta è attivamente ostacolata.

Un report delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo, “Organic Agriculture and Food Security in Africa“, ha elaborato una ricerca su un arco di tempo di quattro anni (2004-2008) attingendo ai risultati rilevati in Uganda, Kenya e Tanzania. Nel reportage si dichiara categoricamente che le argomentazioni a favore della tesi secondo cui “un’agricoltura chimica/industrializzata può migliorare la sicurezza alimentare”, non sono giustificate – e prosegue suggerendo che, al contrario, i sistemi biologici affrontano le prospettive di correttezza e la sostenibilità sanitaria ed ecologica. La ricerca ha presentato diverse conclusioni trasversali, tra cui:

1- L’agricoltura biologica non è direttamente e specificamente sostenuta dalla politica agricola nella maggior parte dei Paesi africani, e talvolta è attivamente ostacolata. Un ambiente politico favorevole è fondamentale per sostenere e potenziare l’agricoltura biologica e i suoi impatti positivi;

2- Sono necessarie ulteriori informazioni sulle tecnologie agro-ecologiche, le quali richiedono un cambiamento di enfasi nella ricerca e nei budget scientifici nonché un migliore collegamento tra gli agricoltori e le pratiche scientifiche;

3- L’agricoltura biologica incrementa e stimola la formazione di capitale umano, sociale, finanziario, naturale e fisico;

4- L’aumento dei prezzi dei carburanti ha reso più critica la riduzione della dipendenza dall’energia e la questione dagli input esterni;

5- La produzione biologica certificata può senza dubbio ridurre la povertà tra gli agricoltori e in questo modo contribuire alla sicurezza alimentare;

Questi risultati sono strettamente allineati, e convalidano ulteriormente, gli esiti e le raccomandazioni derivanti dal rapporto del 2008, “International Assessment of Agricultural Knowledge, Science and Technology for Development”.

Il parere degli agricoltori

Questo sondaggio sottolinea quello che da decenni sentiamo dire dai nostri familiari agricoltori: la fusione ha sostanzialmente eliminato la concorrenza sul mercato. Quattro o cinque aziende dettano i prezzi che gli agricoltori pagano per i loro prodotti. Gli agricoltori a conduzione familiare meritano prezzi equi,  libertà di scegliere ciò che piantano e un tipo di competizione di mercato che incentivi le imprese a competere e innovare le proprie attività. Una fusione Bayer-Monsanto potrebbe portare ognuno di questi fattori nella direzione sbagliata, allontanandosi dai mercati competitivi. Il nostro sondaggio rende abbastanza chiaro che gli agricoltori vogliono che la fusione venga bloccata. Roger Johnson, Presidente della National Farmers Union, USA

Tra il 26 gennaio e il 12 febbraio 2018, un  sondaggio senza precedenti sulle opinioni degli agricoltori riguardo la fusione Bayer-Monsanto è stato condotto negli USA da una coalizione di gruppi di agricoltori. Il sondaggio ha raccolto 957 risposte da parte di agricoltori provenienti da 48 stati diversi. Cumulativamente, gli agricoltori che hanno risposto al sondaggio coltivano quasi due milioni di acri e rappresentano tutti i settori dell’agricoltura.

– Il 91,9% degli agricoltori è preoccupato che la società accorpata utilizzi la propria posizione dominante in un unico prodotto per spingere le vendite di altri prodotti (il 79,6% molto preoccupato / il 12,3% moderatamente preoccupato);
– Il 91,7% degli agricoltori è preoccupato che Bayer e Monsanto controlleranno i dati sulle pratiche agricole (il 79,5% molto preoccupato / il 12,2% moderatamente preoccupato);
– L’89,0 % degli agricoltori ritiene che la fusione comporterà una maggiore pressione per l’agricoltura chimicamente dipendente (il 77,1 % molto preoccupato / l’11,9% moderatamente preoccupato).

Il sondaggio ha anche riscontrato un alto livello di preoccupazione tra gli agricoltori intervistati secondo cui la società aumenterà i prezzi, diminuirà la qualità, la scelta e la varietà di semi, compresa la disponibilità di sementi adattive regionali, un aspetto che gli agricoltori hanno identificato come critico vista la crescente variabilità climatica .

Il sondaggio è stato condotto da una coalizione di gruppi di agricoltori, mentre il Gruppo Konkurrenz ha elaborato un white paper, in cui si esaminano i motivi per cui la Divisione Antitrust del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti non dovrebbe accettare la proposta della Bayer. Basandosi sui risultati del sondaggio e altre prove, il documento analizza in particolare il motivo per cui i potenziali complessi rimedi comportamentali e strutturali probabilmente non ripristineranno la concorrenza in questi settori.

Questa fusione concentrerà ulteriormente la proprietà delle nostre scorte di sementi, portando inevitabilmente a un minor numero di varietà di semi sul mercato, minore diversità genetica nei nostri campi e maggiori prezzi delle sementi per gli agricoltori“, ha affermato Kiki Hubbard di Organic Seed Alliance. “I prezzi delle sementi sono quasi quadruplicati negli ultimi 20 anni, mentre la resa e i prezzi che gli agricoltori ricevono per le loro colture non lo hanno fatto. La storia ci mostra che le fusioni di questa portata riducono, piuttosto che ispirare, l’innovazione. Fusioni di questo genere interessano quindi tutti gli agricoltori, indipendentemente da come, dove e cosa coltivino “.

Un avvertimento agli agricoltori africani

Justus Lavi Mwololo, dal Kenya Small Scale Farmers Forum, ha dichiarato: Noi agricoltori, dobbiamo presentare la nostra agenda“.

I risultati di questo sondaggio servono come monito per le comunità agricole africane e per i responsabili delle politiche agricole delle nazioni nel continente.  Agricoltori uomini e donne, le comunità, è necessario che lavorino tutti insieme per definire il proprio programma e prendere decisioni sul proprio approccio all’agricoltura, al cibo e alle risorse naturali per le generazioni a venire. Quelle comunità rurali i cui legami con l’ecologia e il suolo rimangono forti e sicuri saranno meglio attrezzate per recuperare le loro conoscenze, le economie locali e ricostruire così società sostenibili.

Elena Intra

Laureata in Lingue e successivamente in Giurisprudenza, lavora come traduttrice freelance da dieci anni. Appassionata in particolare di diritti delle donne e tematiche ambientali, spera attraverso il suo lavoro di aiutare a diffondere conoscenza su questi argomenti.

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