Pedofili on line, come parlano ai bambini
[Traduzione a cura di Luciana Buttini, dall’articolo originale di Cristina Izura e Nuria Lorenzo-Dus pubblicato su The Conversation]
Internet ha cambiato radicalmente le nostre vite. Al luglio scorso risultava connessa alla Rete circa il 40% della popolazione mondiale. Si tratta di quasi 3,5 miliardi di utenti.
Sin da quando è stato creato, il web è passato dall’essere un semplice strumento impiegato per condividere e diffondere informazioni a uno spazio virtuale complesso che penetra quasi ogni aspetto della società. Tuttavia, nonostante le buone intenzioni dei suoi creatori, oggi Internet viene anche utilizzato per commettere crimini terribili come ad esempio lo sfruttamento sessuale dei bambini. Questo tipo di violenza può assumere diverse forme, proprio come nel mondo reale: si va, infatti, dalla produzione, alla conservazione fino al commercio di materiale pedopornografico per cercare, una volta instaurato il contatto attraverso lo schermo, vittime con cui fare sesso online (cybersesso) o offline (quello vissuto nel mondo “reale”) sia a pagamento che non.
L’adescamento online – ovvero il processo di convincere un bambino ad avere dei rapporti sessuali, online e/o offline, con un adulto – è a livelli allarmanti. Le ricerche rivelano che 200 milioni di bambine e 100 milioni di bambini saranno vittime di abusi sessuali prima di raggiungere l’età adulta, e un numero significativo di questi verrà adescato su Internet.
Tuttavia, nonostante il grande impatto sociale, le ricerche sull’adescamento online sono ancora limitate, in particolar modo quando si prende in considerazione il linguaggio impiegato per influenzare i bambini. Il linguaggio è lo strumento principale utilizzato dai predatori sessuali per adescare i bambini in rete, quindi la nostra lacuna informativa su come si svolga l’adescamento online è ancora troppo grande.
È il motivo per cui quattro anni fa abbiamo fondato l’Online Grooming Communication Project [Progetto di comunicazione contro l’adescamento in Rete], con l’obiettivo di ottenere una solida conoscenza del comportamento verbale che è alla base dell’adescamento dei bambini su Internet. Finora abbiamo condotto uno dei più grandi studi empirici – basato su un corpus di circa 140.000 parole prese dai registri di chat online – riguardanti le strategie linguistiche impiegate dai pedofili, condannati per aver adescato le loro vittime.
L’atto di adescare
L’adescamento si sviluppa principalmente in tre fasi: l’accesso ad Internet, la trappola e l’avvicinamento. L’accesso e l’avvicinamento risultano piuttosto semplici: consistono nel contattare un bambino, dirgli ad esempio “Ciao! Come sei bello/a”, e prendere accordi per incontrarlo di persona. La trappola, è una fase molto più complessa in cui vengono richieste e fornite le informazioni per raggiungere i quattro obiettivi dell’adescamento: instaurare un rapporto di fiducia con il bambino; isolare la vittima o scoprire come questa sia già isolata; saggiare la sua disponibilità nell’assecondare le intenzioni dell’adescatore; e ottenere, infine, la gratificazione sessuale.
Una volta individuate queste fasi, i loro obiettivi e il modo in cui i pedofili utilizzano le tecniche specifiche di linguaggio per raggiungerli, abbiamo scoperto che ci sono diversi “miti” sull’adescamento che non sono del tutto veri.
Ad esempio, gli adescatori si affidano alla strategia della persuasione, non della coercizione. I nostri dati hanno dimostrato come, in realtà, il fatto di guadagnare la fiducia del bambino sia di fondamentale importanza per i pedofili, ed è proprio per questo motivo che dedicano a questa fase il maggior numero di parole e, quindi, di tempo – circa il 45%.
Nel nostro studio tutti gli adescatori si presentavano come abili e raffinati comunicatori, che interagivano con la loro preda come se ci tenessero, facendola sentire speciale. Spesso facevano complimenti ai bambini su una serie di argomenti, e non solo su quelli a sfondo sessuale. Per questo, molte loro interazioni con gli stessi bambini possono passare inosservate ai software di protezione.
Inoltre, nel cyberspazio gli adescatori online non sempre si spacciano per bambini o adolescenti. In realtà, nessuna conversazione contenuta nel nostro database comprendeva un predatore sessuale che fingeva di essere un bambino. Alcuni adescatori online falsificavano la loro vera età, riducendola di quattro o cinque anni – tuttavia mettevano in chiaro fin da subito il fatto di essere adulti. E neanche tutti i predatori sessuali online sono adulti di mezza età. Nei dati che abbiamo esaminato, l’età dell’adescatore online variava dai 18 fino ai 60 anni.
Sebbene l’adescamento online sia spesso considerato un processo lungo, in cui il passaggio dal contatto iniziale allo sfruttamento sessuale richiede diversi mesi, può in realtà essere di brevità allarmante. La nostra ricerca ha mostrato che a volte bastano solo alcuni minuti.
Alcuni studi hanno esaminato le caratteristiche dei bambini e degli adolescenti che vengono adescati online. In termini di genere, ad esempio, il 75% delle vittime sono bambine. Inoltre, la personalità e i tratti comportamentali, la bassa autostima e il fatto di trascorrere molto tempo su Internet sono stati identificati come fattori ad alto rischio.
Tuttavia, indipendentemente da quanto siano alti i rischi a cui sono soggetti i bambini, i pericoli affrontati da tutti sono profondamente preoccupanti. Tutti i bambini sono vulnerabili all’adescamento sessuale in Rete da parte di adulti e per tale motivo i nostri sforzi devono essere rivolti a garantire la loro sicurezza.
Tecnologie come software di filtraggio possono aiutare a limitare l’accesso dei bambini a siti conosciuti in cui sono avvenuti adescamenti. Tuttavia, questi sistemi non risolvono del tutto il problema dello sfruttamento sessuale online dei minori. Pertanto, il fatto di accrescere la nostra consapevolezza e conoscenza del comportamento dell’adescatore online è una componente essenziale nel nostro tentativo di proteggere i nostri figli e fornire un ambiente Internet sicuro.