24 Novembre 2024

No alle trivellazioni nel Sahara occidentale, la protesta all’ONU

[Traduzione a cura di Benedetta Montidall’articolo originale pubblicato su Pambazuka News]

La lettera seguente è stata inviata il 15 aprile 2015 al presidente di turno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, Dina Kawar, ambasciatrice della Giordania alle Nazioni Unite, con la richiesta di farla circolare tra i membri del Consiglio [la lista dei firmatari si può leggere nell’articolo originale Ndt].

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Noi, le sottoscritte organizzazioni, sollecitiamo il Consiglio di Sicurezza dell’ONU a condannare immediatamente l’attuale programma di sviluppo petrolifero del Marocco nel Sahara Occidentale, e a fare appello al governo di quel Paese affinché rispetti il proprio impegno secondo il piano di conciliazione del 1988 per consentire l’organizzazione di un referendum nella regione del Sahara Occidentale.

Un parere legale dell’ONU del gennaio 2002, fornito su richiesta del Consiglio di Sicurezza, concluse che l’esplorazione o lo sfruttamento petrolifero nel Territorio privo di Governo autonomo del Sahara Occidentale rappresentasse una violazione del diritto internazionale se non rispetta gli auspici e gli interessi delle persone che vivono in questo territorio.

Con totale inosservanza del chiarissimo parere legale dell’ONU, il Marocco si è aggiudicato  nel territorio sette autorizzazioni per il gas e il petrolio. Nel febbraio di quest’anno, la compagnia petrolifera americana Kosmos Energy Ltd., in collaborazione con la compagnia scozzese Cairn Energy Plc. ha terminato la prima trivellazione di pozzi di prova nelle acque territoriali del Sahara Occidentale. Altre compagnie come la Total SA, Glencore Plc. probabilmente seguiranno l’esempio.

Tutte le società coinvolte si sono coalizzate con la compagnia petrolifera statale di proprietà del governo marocchino ONHYM al di fuori del confini riconosciuti a livello internazionale del Marocco – nel Sahara Occidentale, ignorando le numerose proteste del popolo Saharawi, l’unica popolazione originaria del territorio al tempo dell’invasione del Marocco nel 1975, e del loro rappresentate politico riconosciuto, il Fronte Polisario.

Accampamento rifugiati nel Sahara Occidentale – Credit: utente Flickr, Vanessa Anaya

Nessun governo nel mondo riconosce la sovranità autoproclamata del Marocco sul Sahara Occidentale, e la Corte Internazionale di Giustizia ha affermato che le rivendicazioni sul territorio da parte del Marocco sono infondate. L’ONU considera il Sahara Occidentale come un Territorio privo di Governo autonomo, cioè ancora una colonia. Il popolo Saharawi ha il diritto riconosciuto a livello internazionale di autodeterminazione, cioè il diritto di determinare lo status futuro del proprio territorio e delle sue risorse. Il Marocco però presidia gran parte del territorio e il popolo Saharawi è soggetto al suo controllo. Un controllo esercitato commettendo gravi violazioni dei diritti umani, mentre la metà del popolo Saharawi vive come rifugiata in una delle zone più inospitali del deserto algerino.

Le attività delle compagnie petrolifere nel Sahara Occidentale, tramite un accordo con il governo marocchino, rappresenteranno un minore incentivo per il Marocco a intraprendere colloqui di pace e a adempire ai propri doveri secondo il diritto internazionale, indebolendo inoltre la fiducia del popolo Sharawi nei negoziati pacifici. In tal senso, lo sviluppo petrolifero del Marocco sminuisce i tentativi dell’ONU a negoziare per una soluzione al conflitto giusta e duratura.

Né il Marocco né le compagnie petrolifere coinvolte nei lavori di esplorazione nel Sahara Occidentale hanno il diritto di ignorare il diritto del popolo Saharawi all’auto determinazione. Nel territorio non dovrebbe essere effettuata alcuna trivellazione petrolifera fino a che il popolo Saharawi non abbia avuto la possibilità di esercitare tale diritto e deciso, liberamente e equamente, lo status politico della propria nazione.

 

Benedetta Monti

Traduttrice freelance dal 2008 (dall'inglese e dal tedesco) soprattutto di testi legali, ama mettere a disposizione le sue competenze anche per fini umanitari e traduzioni volontarie.

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