21 Novembre 2024

Condannati ad andare a piedi

Andare a piedi è la norma. Ore e ore sotto il sole o nel fango. © A.Sinopoli

Non ci sono alternative. Se non hai soldi non puoi usarne. Meno che mai per pagarti un lusso. E in Africa usare un mezzo di trasporto per spostarsi da un luogo all’altro può essere un lusso. Soprattutto nelle aree più remote. La normalità è andare a piedi. Nelle diversità di ogni sorta che caratterizzano ognuno dei singoli paesi del continente africano, c’è una costante che li unifica: il cammino. Ogni volta che ritorno rimango colpita da questo continuo andare e venire, spesso scalzi, con dei pesi sulla testa. Sotto il sole. Mi domando sempre: ma quante ore avranno camminato? E una risposta non c’è, perché neanche loro lo sanno. Quante volte, quando viaggiavo nella regione dei Grandi Laghi mi è capitato di domandare quanto fosse distante un luogo da un altro, ma nessuno era in grado di rispondere: 4,10, o 30 chilometri. La risposta era: forse 4, 10 o 30 ore. Perché lo spazio – e il tempo – sono nei passi. Eterni ed estenuanti. Qui in Ghana è lo stesso. La differenza sta nel numero delle biciclette. Qui ne vedo meno. E soprattutto non ho visto ancora una donna usarne una. Nelle città è diverso. Chi ci è arrivato e ci vive vuol dire che ha già avuto una chance. E si muove su strade che impazziscono di macchine private, moto, mezzi pubblici e … un inquinamento che fa paura e ti brucia in gola. Ma nei villaggi è tutta un’altra storia. Qui si vive isolati e dimenticati. Qui devi arrangiarti.

E’ incredibile il peso e la misura delle cose che in Ghana le persone riescono a trasportare sulle loro teste. © A.Sinopoli

Ora, a peggiorare le cose, dall’inizio dell’anno, c’è l’aumento del 30% del costo della benzina. Un aumento che ha significato l’incremento delle tariffe dei taxi e dei trotro. I soli mezzi “privati a funzione pubblica” disponibili a garantire un collegamento, seppure non regolare né disciplinato da orari. Così, se prima da un villaggio si andava al mercato a piedi per poi prendere il taxi per il ritorno perché carichi di merce, oggi quel carico lo si trasporta sulla testa e si torna come si era partiti, a piedi. Oppure si cerca un taxi condiviso. Così la tariffa costa meno per tutti. Oggi ne ho preso uno per andare a Mampong. Con l’autista eravamo in otto, sette adulti e un bambino – non sto scherzando!

Qualche volta mentre si è in cammino passa un camion che carica il maggior numero di persone – e di cose – possibili © A.Sinopoli

Si calcola che il costo dei biglietti sia aumentato, a discrezione degli autisti, dal 60 all’80%. Improponibile per chi conta ogni singolo pesiwes. Per avere la misura del problema basti pensare che per acquistare un pollo durante le festività natalizie (che in pochi si son potuti permettere) occorrevano dai 20 ai 30 Ghana cedi e che lo stipendio mensile di un maestro di scuola elementare oscilla tra 200 e 300 Ghana cedi. Nei villaggi la maggior parte della popolazione sopravvive grazie ad un’agricoltura di sussistenza e dunque nessun guadagno ulteriore potrà intervenire a sostenere una spesa come quella dei trasporti. Così come nessun aumento di stipendi è previsto per nessuna categoria. Nei giorni scorsi si sono viste scene di alterchi e litigi, anche accesi, tra gli autisti (e la persona che viaggia con lui raccogliendo i soldi dai viaggiatori) e persone arrabbiate ma impotenti. Certo gli aumenti non hanno colto di sorpresa. Il tam tam del passa parola è arrivato anche nei villaggi più lontani. Qui i giornali non si leggono, né si vendono, e anche 1 Ghana cedi, che è il prezzo di un quotidiano, viene risparmiato e usato per qualcosa considerato più utile. Ma alcuni mass media, vedi il The Chronicle, hanno pubblicato articoli molto critici contro il Governo del National Democratic Congress guidato dal presidente John Evans Atta Mills. Tali aumenti – si fa notare – non faranno che peggiorare la già critica situazione di categorie deboli e, sotto molti aspetti, abbandonate a sé stesse.

I trotro rappresentano l’unico mezzo di trasporto accessibile in città e nelle aree più remote, anche se moltissimi villaggi sono ancora completamente isolati © A.Sinopoli

Eppure, non molte settimane fa, un quotidiano filo-governativo come il Daily Graphic ha pubblicato una copertina dal titolo entusiasta: Oil Era Dawns, che suona più o meno: l’alba di una nuova era nel petrolio. Nel Paese, infatti, negli ultimi tre anni sono stati scoperti numerosi giacimenti petroliferi. Una scoperta che conferma le opportunità di crescita economica del Ghana, noto tra l’altro per essere diventato una sorta di paradiso fiscale grazie anche alle nuove politiche dell’attuale governo nei confronti delle società estere. L’area, una offshore, è nota come Jubilee Field su cui stanno lavorando per l’estrazione compagnie estere, la Tullow Oil e la Kosmos tra le altre. Milioni e milioni di barili di greggio – almeno 800, è stato calcolato – che dovrebbero arricchire il Ghana e la sua popolazione. Ma proprio qui nascono i problemi. Da mesi è al varo del Parlamento una legge, la Petroleum Bill, che dovrà stabilire come e in che misura utilizzare i guadagni della vendita del greggio alle compagnie estere. Mesi di discussioni e centinaia di emendamenti (almeno 200). Le proposte circolate sono di consolidare un Fondo già esistente per sviluppare alcune aree particolarmente povere del paese o di utilizzare il guadagno per progetti specifici, ma è difficile arrivare a un accordo. Tra assenteismi mirati, ostruzionismi e lunghi dibattiti, la battaglia continua.

Ma di questa battaglia nei villaggi non arriva nemmeno l’eco delle parole scritte. I giornali (ammesso che si conosca l’inglese) sono un lusso. Proprio come viaggiare seduti invece che camminando. Tra strade rosse e sconnesse. Dove durante la stagione estiva bruci e durante la stagione delle piogge affondi nel fango. Qui non ci saranno le proteste che hanno sconvolto nelle ultime settimane la Tunisia e l’Algeria. O almeno è improbabile. E se una protesta dovesse nascere non partirà certo dai villaggi. Qui nessuno alzerà la voce contro il Governo e le sue politiche economiche. Nessuno si ribellerà. Semplicemente ci si metterà in cammino. Come sempre.

Tutte le foto sono © di Antonella Sinopoli.

Antonella Sinopoli

Giornalista professionista. Per anni redattore e responsabile di sede all'AdnKronos. Scrive di Africa anche su Nigrizia, Valigia Blu, Ghanaway, e all'occasione su altre riviste specializzate. Si interessa e scrive di questioni che riguardano il continente africano, di diritti umani, questioni sociali, letteratura e poesia africana. Ha viaggiato molto prima di fermarsi in Ghana e decidere di ripartire da lì. Ma continua ad esplorare, in uno stato di celata, perenne inquietudine. Direttore responsabile di Voci Globali. Fondatrice del progetto AfroWomenPoetry. Co-fondatrice e coordinatrice del progetto OneGlobalVoice, Uniti e Unici nel valore della diversità.

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