22 Novembre 2024

Ghana, un Paese al buio senza ragionevoli spiegazioni

[ Antonella Sinopoli, direttore responsabile di Voci Globali, risiede attualmente in Ghana, nella Regione del Volta. Oltre che partecipare da lì alla vita della nostra redazione, contribuisce alla pagina con articoli e aggiornamenti sulla realtà del Paese in cui vive e sul continente africano.]

Un Paese al buio per circa 24 ore. Grandi aziende e piccole imprese costrette ad usare generatori e fiumi di benzina, commercianti locali e famiglie affannati, alla ricerca di un modo per gestire l’emergenza. Ma magari si trattasse di emergenza. Sono ormai circa tre anni che il Ghana fa esperienza di tagli di energia elettrica. All’inizio era per poche ore al giorno, limitato ad alcune aree del Paese più che ad altre e con una sorta di rotazione. Ma da qualche mese a questa parte i blackout sembrano non avere alcuna regola, né previsione. E possono durare da poche ore a 17 o addirittura 24 ore.

I motivi spiegati – o mezzo raccontati – alla stampa, non sono poi così chiari e danno l’impressione dello scaricabarile. Ai danni dei cittadini, ma anche di quei tanti imprenditori locali e stranieri che hanno creduto nel “miracolo Ghana” che negli anni scorsi ha attratto nel Paese migliaia di investitori. Solo un paio di anni fa il Ghana mostrava migliori performance dei Paesi del Brics e, tra quelli africani, era sicuramente un Paese emergente, con un Pil stimato all’8,5% circa. Oggi si registra il livello di inflazione – 14.7% –  più alto dal febbraio 2010 e i prezzi, da sette mesi a questa parte, continuano a registrare aumenti, mentre il valore del Cedi, la moneta nazionale, sta scendendo a valori storici. Per tornare ai blackout, la cosa più drammatica è che non se ne riesce a capire con esattezza la ragione.

Ascoltando i notiziari e le interviste a questo o quel ministro, a questa o quella autorità, emergono risposte diverse e contraddittorie. C’è chi sottolinea che il problema sia dovuto alla manutenzione di due grandi impianti, Asogli Power Plant e Mines Reserve Plant; chi ritiene che il Paese – che tra l’altro ha grandi riserve off shore – abbia bisogno di importare petrolio grezzo per alimentare gli impianti; c’è chi invece fa notare che il Governo non è in grado di finanziare, per la parte che gli competerebbe, la gestione delle attrezzature. E c’è poi la questione Nigeria: il Paese ha ridotto da tempo la fornitura di gas al Ghana, aggiungendo un altro problema alla crisi già in corso.

 

Asogli Power Plant, foto tratta dal web.

Intanto tra tutte le ipotesi, scuse e balbettii, rimane la realtà del load-shedding che sta diventando sempre più insostenibile. La scarsità di kilowatt costringe a rotazioni e tagli nella fornitura della corrente elettrica sempre più lunghi e incontrollati. Il blackout coglie all’improvviso perché le autorità competenti non rilasciano alcun calendario che potrebbe, almeno, aiutare i consumatori a organizzarsi. Il dumsor dumsor (così viene qui definito lì improvvisa mancanza di corrente) è diventato un problema nazionale, al di là di ogni controllo. E mentre le imprese, gli investitori e gli affari cominciano a risentire seriamente del load-shadding alle rassicurazioni del presidente John Mahama e alle sue promesse, non ci crede più nessuno. E questa non è certo l’immagine di un Paese proiettato nel futuro.

 

Centrale idroelettrica e diga di Akosombo, Wikimedia Commons.

Pensare che in Ghana una delle “attrazioni” più interessanti è la colossale e maestosa diga di Akosombo, costruita negli anni Sessanta con l’importante apporto di ingegneri e tecnici italiani. La diga ha dato vita al più vasto lago artificiale del mondo, il lago Volta, bacino idroelettrico capace – fino a poco tempo fa almeno – di fornire energia elettrica non solo al Ghana ma ai vicini Togo e Benin. Altri tempi, i tempi dell’indipendenza, dell’azione, della speranza, I tempi di Kwame Nkrumah. Tutta un’altra storia.

Antonella Sinopoli

Giornalista professionista. Per anni redattore e responsabile di sede all'AdnKronos. Scrive di Africa anche su Nigrizia, Valigia Blu, Ghanaway, e all'occasione su altre riviste specializzate. Si interessa e scrive di questioni che riguardano il continente africano, di diritti umani, questioni sociali, letteratura e poesia africana. Ha viaggiato molto prima di fermarsi in Ghana e decidere di ripartire da lì. Ma continua ad esplorare, in uno stato di celata, perenne inquietudine. Direttore responsabile di Voci Globali. Fondatrice del progetto AfroWomenPoetry. Co-fondatrice e coordinatrice del progetto OneGlobalVoice, Uniti e Unici nel valore della diversità.

4 thoughts on “Ghana, un Paese al buio senza ragionevoli spiegazioni

  • inutile, oltre che impossibile,voler civilizzare gli africani

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  • Ciao Nora non so esattamente cosa intendi con il termine “civilizzare” e non credo che gli africani abbiano bisogno di essere “civilizzati”. La questione di ci parlo è piuttosto legata a cattiva gestione, disinteresse nei confronti dei propri cittadini da parte di chi governa, incompetenza. Cose che non portano il marchio “Africa”, anche se qui, gli effetti di tali atteggiamenti possono essere disastrosi perché poggiano su situazioni già deboli, come la carenza di infrastrutture e, a volte, di personale specializzato. Poi, la voracità dell’apparato politico fa il resto.

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  • Pingback: ghanaway...

  • negli anni sessanta ho lavorato all’installazione delle apparecchiature elettriche nelle tredici stazioni elettriche che comprendono l’anello a 150 Kv di elettrificazione del paese. Ho lavorato con personale locale molto disponibile a imparare quello che io, modestamente, insegnavo loro riferito alla manutenzione di quanto si stava montando in opera. mi accompagnava un ingegnere ghanese con grande preparazione tecnica ma sopratutto di grande preparazione civica e di grande umanità. Eravamo due italiani e da quel giovane ingegnere abbiamo imparato alcune cose che nei rapporti civili non le sapevamo proprio. Che mi sprona a scrivere questo è la nostra superbia di occidentali nei confronti di quel popolo. è da secoli che l’occidente ruba in Africa. ora è iniziata quello che sarà la più grande tragedia del popolo africano: l’occidente accoglie di malavoglia gli immigranti che scappano da paesi che l’occidente promuove la guerra per fare spazio ai cinesi che silenziosamente,protetti dall’occidente, stanno occupando l’Africa cacciando gli africani dalle loro case. La potenza cinese esige questo in cambio di “non disturbare” per adesso, America ed Europa.

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