Venti giovani di seconda generazione, a “tu per tu” con la Costituzione italiana. “Italiani per Costituzione”, prodotto da Camera 21, è un cortometraggio di Simona Filippini e Matteo Antonelli, proiettato in anteprima al MACRO di Roma lo scorso dicembre, che speriamo presto di vedere su piccolo schermo.
L’idea è molto efficace: far parlare uno per uno i ragazzi, che costituiscono un piccolo campione di quei 600.000 studenti stranieri, figli di immigrati, iscritti nelle scuole italiane, che scelgono e illustrano ciascuno un articolo della Costituzione, e poi parlano della loro esperienza familiare e di integrazione nel Belpaese. Impreziosiscono la carrellata di interviste le musiche dell’Orchestra di Piazza Vittorio.
“Lo spunto – ha detto la regista Simona Filippini a Voci Globali – è nato in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Vedendo che in una scuola alcuni bambini cantavano perfettamente l’inno nazionale, mi è venuta l’idea di intervistarli e di metterli a confronto con il testo costituzionale”. E aggiunge: “Sono stata molto contenta di aver realizzato questo corto anche se è stato un progetto molto faticoso perché totalmente autofinanziato. Il patrocinio del Ministero per l’Integrazione lo abbiamo ottenuto solo a lavoro finito. E adesso farlo circolare non è così facile”.
Il dibattito sul diritto di cittadinanza dei giovani di seconda generazione è ancora molto attuale, ma quanto siamo davvero vicini ad una reale integrazione culturale? Simona è netta:
Tutti i ragazzi hanno bisogno di un sentimento di appartenenza e sono lo specchio della nostra nazione. Purtroppo però vediamo questi ragazzi integrati solo quando ci fa comodo. Da un punto di vista giuridico siamo ancora molto arretrati. Tanto per fare un esempio: ci sono ragazzi che hanno fratelli che non hanno la cittadinanza, con forti differenze all’interno dello stesso nucleo familiare”.
Simona definisce “Italiani per Costituzione” un vero e proprio “elogio della differenza”. La filosofia del corto è quella di par parlare le facce, le persone, le loro storie. E la Costituzione è un trait d’union per valorizzare le diversità, che significano ricchezza. “Molti ragazzi – aggiunge – funzionano come veri e propri mediatori culturali per i proprio genitori”.
Anche se non sempre tutto fila liscio. Andrea, per esempio, che ha genitori cinesi, non nasconde qualche difficoltà nei loro confronti: “C’è un rapporto conflittuale e di linguaggio – rivela simpaticamente nel corto – a volte non ci intendiamo, perchè io non parlo il cinese e loro non parlano correttamente l’italiano, non capiscono i termini complessi, e quindi alla fine ci serve un traduttore”…
Ma piccoli ostacoli a parte, quello che emerge dal corto è una integrazione che è nei fatti. E questi venti figli di immigrati in Italia e residenti a Napoli, Milano, Roma, Trento, Prato, Palermo hanno persino acquisito i dialetti della loro città: “Molte sono le culture e le tradizioni che preesistono al fenomeno dell’immigrazione – precisa Simona – e i ragazzi stranieri percepiscono tutte le differenze e le diverse sfaccettature che caratterizzano le varie città italiane”.
“L’esperienza di partecipare alla realizzazione di questo film – ci ha detto Tasmin, milanese di genitori egiziani e oggi studentessa di farmacia – è stata molto positiva, perchè la scelta di uno degli articoli della costituzione è stata anche l’occasione per allargere il discorso anche alla nostre storie personali e approfondire i nostri percorsi”. Tasmin, per esempio, è arrivata in Italia per studiare alla medie. “Anche se all’inizio l’integrazione non è stata facile e immediata, e c’è voluto del tempo per aprirmi – dice – dopo è stato tutto più semplice. Anche perchè non ho avuto problemi linguistici, visto che venivo qui in italia già durante i mesi estivi. E poi Milano è una città molto aperta agli stranieri. E c’è da dire che non ho trovato molta difficoltà neppure a scuola. Seppure in Egitto studiavo l’arabo, i percorsi didattici sono comunque simili”.