Ghana, quando la spia è parente del ministro
[ Antonella Sinopoli, coordinatrice editoriale di Voci Globali, risiede attualmente in Ghana, nella Regione del Volta, per una permanenza di alcuni mesi. Oltre che partecipare da lì alla vita della nostra redazione, contribuisce alla pagina con articoli e aggiornamenti sulla realtà del Paese in cui vive e sul continente africano.]
C’erano una volta le spie. Quelle che si nascondevano piccoli registratori tra i vestiti, quelle con i chip collegati agli auricolari di ufficiali della CIA o del KGB, quelle in linea diretta con le stazioni di polizia. Erano spie – collaboratori – che ci mettevano il proprio, rischiavano la vita, e anche la reputazione. Poi sono arrivati i telefoni cellulari, e le intercettazioni hanno perso quella sottile nota di romanticismo. Spiati sì, ma senza essere guardati in faccia e senza guardare in faccia. Un altro stravagante segnale delle nostre elaborate relazioni sociali.
C’erano una volta le spie… Ma quel vecchio, superato modo di spiare, tendere una trappola, tentare di mettere qualcuno k.o., da qualche parte è ancora utilizzato. Funziona assai meglio delle intercettazioni. E genera assai meno polemiche e tentativi di ricorsi a normative con lo scopo di vietare o regolamentare certi usi e abusi.
In Ghana è recente il caso del ministro della Comunicazione, Victoria Hammah, sollevata dal suo incarico dal presidente per essersi lasciata andare ad uno sproloquio con il suo autista. Chiacchiere non tanto innocue. Il ministro non solo accusava di corruzione la Corte che – mesi fa – si è occupata di stabilire la regolarità del voto che ha portato alla presidenza Mahama, ma chiaro e tondo diceva che della politica non gliene importa un bel niente, il suo scopo reale era guadagnare denaro a sufficienza per lasciare poi tutto.
Una serie di voci circolano ora su chi abbia pagato l’autista dell’ex ministro per nascondere il piccolo registratore, quello che conta è che di quella registrazione hanno fatto incetta giornali, tv e radio, che l’hanno ripetutamente trasmessa. Va detto che la donna si fidava alquanto del suo autista che era un membro della sua famiglia. Ora non si sa dove sia l’uomo, costretto a nascondersi – si dice – per sfuggire a eventuali rivendicazioni. In Ghana le relazioni parentali sono molto forti – e allargate – e dunque alla vergogna di cui si è macchiata il ministro si aggiunge quella delle famiglie di appartenenza, del tradito e del traditore.
Che lo spionaggio sia una tattica da sempre considerata di vitale importanza da Governi, eserciti, capi di Stato e di grandi aziende è risaputo, ma che a cascarci sia un ministro della Comunicazione è risibile. Quando Victoria Hammah ha rotto il silenzio dopo giorni rilasciando un’intervista radiofonica, ha dichiarato di aver imparato la lezione e semmai le verrà offerta una nuova opportunità in futuro, starà più attenta. Sarà più discreta…
Ma qual è la sua vera idea di cosa significa fare politica e con quali obiettivi ormai è noto a tutti. Quale altra opportunità potrebbe esserle offerta? Anche se voci di popolo commentano molto semplicemente (e con saggezza): lei ha solo detto quello che molto altri politici pensano e fanno, approfittare del loro ruolo pubblico per arricchirsi. Tutto qui. Però certe ingenuità si pagano e ora quella che era considerata la più attraente ministro del Governo Mahama e con un futuro ancora da scoprire è fuori dai giochi.