21 Novembre 2024

India, il sistema delle caste tra abolizione formale e pratiche attuali

Il sistema delle caste è stato un elemento centrale della società indiana per millenni. Ancora adesso, nonostante la sua abolizione dal punto di vista legale, ha effetti importanti sulle relazioni sociali.

Come riportato nel libro Manusmriti, uno dei più importanti libri di legge Hindu, tale sistema fu creato mille anni avanti Cristo, e rimase in vigore per quasi tre millenni. Esso si basava sulla divisione della popolazione in base ad un sistema gerarchico fondato su due elementi: il karma e il dharma. Vi erano dunque quattro caste, dalla più alta alla più bassa: Brahmins, Kshatriyas, Vaishyas e Shudras. Esse erano poi a loro volta divise in ulteriori sottocaste in base alla specifica occupazione di ogni individuo.

Al di fuori del sistema, e dunque al livello più basso della società, vi erano i Dalits, i così detti “intoccabili”. Proprio come espresso dal loro nome, queste persone non dovevano essere toccate. Ciò aveva ripercussioni molto forti sulla loro vita sociale, al punto che non potevano entrare nei templi a pregare, ma erano costretti ad aspettare fuori. O ancora dovevano attingere a pozzi separati, e non potevano mangiare negli stessi luoghi del resto delle persone.

Nel 1956, nove anni dopo aver ottenuto l’indipendenza dall’impero Britannico, l’India adottò la propria Costituzione. Tale strumento contiene molte disposizioni che mirano all’eliminazione del sistema delle caste, a partire dal divieto di discriminazione, fino ad arrivare a norme sulle pari opportunità nell’ambito scolastico e lavorativo.

Tuttavia, pratiche e problematiche legate a tale sistema persistono ancora. Per meglio comprendere la situazione attuale, Voci Globali ha raccolto la testimonianza di Krishna, attivista di diritti umani che con il suo lavoro si impegna tutti i giorni a combattere le disuguaglianze.

Ufficialmente il sistema è stato abolito nel 1956, ma si può dire che esiste ancora ad un “livello non ufficiale”. Nonostante uno degli scrittori della nostra Costituzione appartenesse ai Dalit, i problemi sono ancora molto vivi. Questo è particolarmente vero per quanto riguarda le zone rurali, dove ciò si esprime in vari modi, a partire dalle difficoltà legate ai matrimoni tra persone appartenenti a caste diverse che, seppur non vietati, le famiglie ostacolano in tutti i modi.

Immagine gentilmente concessa da Reality Gives Tours and Travels
Immagine gentilmente concessa da Reality Gives Tours and Travels

Ma i problemi non si limitano alla questione delle relazioni fra caste, vanno ben oltre, fino a toccare la vita quotidiana degli individui:

Il mese scorso stavo viaggiando nelle zone rurali del Paese, e mi sono fermato in un villaggio dove erano presenti due pozzi. Mi sono subito reso conto che, nonostante in quello più piccolo vi fosse una grande fila per prendere l’acqua, l’altro, seppur più grande, non aveva alcuno che vi attingesse.

Le donne a cui ho fatto qualche domanda mi hanno risposto che il secondo pozzo era della classe più alta, e loro non potevano utilizzarla in quanto, se in futuro ci fosse stata scarsità d’acqua, gli altri ne avrebbero potuto avere bisogno.

Tale testimonianza dimostra come le divisioni legate al sistema delle caste siano ancora particolarmente forti nelle menti di alcune persone, soprattutto dei più anziani, come evidenzia un ulteriore racconto di Krishna:

Nel 2020 mi trovavo in una fattoria a svolgere dei lavori con numerose altre persone. Provenivamo da ambienti sociali molto diversi, ma nessuno si poneva alcun problema. Tuttavia notai che un signore anziano ogni giorno si separava dagli altri per mangiare il suo pranzo. Chiesi il perché a mia sorella e mi rispose che non voleva mischiarsi con gli “intoccabili”.

Krishna ritiene che ci vorranno almeno altri cinquanta anni perché ogni riferimento a qualsiasi divisione di classe venga eliminata. Infatti, nonostante i più giovani stanno abbandonando queste idee divisive, la loro eredità rimane forte e sradicarle del tutto richiede ancora tempo.

Questo è anche dovuto alle politiche stesse dell’India, che perpetuano certe divisioni. Per poter accedere a determinati corsi universitari, o anche nel settore del lavoro pubblico, individui appartenenti a classi diverse devono ottenere punteggi diversi secondo un sistema di “quote”:

Per entrare a medicina un individuo che venga da una famiglia di casta alta deve ottenere al test almeno un punteggio del 90%, mentre un Dalit ha solamente bisogno di raggiungere il 70%. Lo stesso vale nel mondo del lavoro pubblico.

Questo è problematico: non solo mantiene divisioni che dovrebbero essere eliminate, ma crea gravi problemi nelle relazioni tra persone che provengono da caste diverse. Infatti, a parità di percorso scolastico, i due individui hanno opportunità particolarmente diverse.

Inoltre, le divisioni sociali vengono sfruttate anche a livello politico e mediatico, e ciò non fa altro che accrescerle, creando un circolo vizioso con ripercussioni sulla vita di tutti i giorni. Le persone continuano a percepire le divisioni nelle piccole tradizioni, proprio perché, quando queste non sono rispettate, i media ne parlano in maniera molto critica. Un esempio lampante è quello dei politici nel periodo che precede le elezioni:

Spesso membri dei vari partiti politici viaggiano durante la campagna elettorale e si ritrovano a mangiare o bere il tè con persone di caste inferiori o con dei Dalit. Questi eventi finiscono sempre sui giornali, creando shock, e i politici ne sono consapevoli, l’obiettivo è proprio quello di fare propaganda, ma sfruttano divisioni sociali che dovrebbero essere radicate.

Sono infatti numerosissimi gli articoli di giornale che riportano casi di politici che dividono pasti con Dalit. In alcuni casi vengono criticati per l’atto in sé, in altri vengono criticati di propaganda. Ma sempre rimane la divisione sociale alla base di queste situazioni.

Immagine gentilmente concessa da Reality Gives Tours and Travels
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Ma i problemi non finiscono qua: il sistema delle caste fa parte dell’induismo, e poiché tale religione è ancora molto forte nel Paese, le relazioni con individui di altre fedi sono a volte complicate:

La ragione primaria per cui il Cristianesimo si è diffuso in India è stato poiché i Dalit, così come chi apparteneva a delle caste più basse, non aveva nulla da perdere a convertirsi. Questo persiste ancora nei villaggi dove i Dalit sono particolarmente discriminati. Ciò però porta a relazioni complesse tra le due religioni.

Per quanto riguarda l’Islam invece, le problematiche sono prettamente politiche e legate al rapporto dell’India con il suo passato coloniale e con i Paesi confinanti, ma non ha a che fare con il sistema delle caste.

Le ripercussioni di un sistema che è stato in vigore per secoli sono ancora molto forti. Nonostante ci siano stati notevoli passi avanti dall’indipendenza del Paese, soprattutto nelle zone urbane, problemi di discriminazione persistono ancora. Ciò è dovuto in parte alla mentalità degli individui, specialmente dei più anziani, ma anche a determinate politiche. Infatti, seppur esse decenni fa aiutavano a ristabilire equità tra la popolazione, adesso non fanno altro che dividerla ulteriormente.

Il processo per l’eliminazione di ogni discriminazione non è però solo politico: gli individui stessi devono cercare di eliminare determinate divisioni tradizionali per poter avere una società più unita.

Per meglio comprendere il sistema delle caste e come esso abbia riscontri su ogni ambito della vita delle persone, Voci Globali consiglia alcuni romanzi. Raccontano storie di persone da varie parti dell’India, in vari momenti storici, ma, in questo Paese vasto e vario, le loro vite sono tutte segnate dalla lotta alle stesse convenzioni sociali.

Il Patto dell’acqua di Abraham Verghese è ambientato in un’India più antica, in cui il sistema delle caste è ancora legale, e in cui le convenzioni sociali e le superstizioni danno forma alla vita delle persone.

Il Dio delle piccole cose, di Arundhati Roy, una storia d’amore tra lotta contro convenzioni sociali e oppressione delle donne.

Figli della nuova India, di Pankaj Mishra, racconta la determinazione di un giovane nel realizzare i suoi sogni, affrontando i limiti che la società gli impone.

La città della gioia, di Dominique Lapierre, è l’intreccio di numerose vite tra le difficoltà delle caste più basse e della vita negli slum.

L’India degli Intoccabili, di Gwendolyn Simpson Chabrier, e Caste, di Isabel WIlkerson, danno invece una visione più oggettiva e meno romanzata del sistema delle caste indiane, pur sempre trasmettendo forti emozioni.

Gaia Santone

Laureata in Istituzioni e Organizzazioni per la Cooperazione presso UniCatt di Milano, ora frequenta il Master in Human Rights and Multilevel Governance presso UniPD. L’interesse per il giornalismo sorge dalla volontà di condividere fatti e idee relativi ai diritti umani nella speranza di un mondo maggiormente informato.

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